Di Antonio Floriani *

Il ricorso alle droghe porta alla compromissione delle strutture cerebrali con gravi implicazioni delle facoltà cognitive, del ragionamento, dell’apprendimento e della gratificazione dell’individuo, con conseguenti effetti sull’adattamento sociale (Cohen P., 2004). Uno studio dell’Harvard Medical School apparso sul Journal of Neuroscience, ha confermato che l’uso di cannabis, anche solo una volta a settimana, provoca l’alterazione di alcune aree cerebrali.

Le più moderne tecniche di neuroimaging che permettono la visualizzazione delle aree cerebrali, hanno consentito di individuare nel cervello di chi utilizza sostanze stupefacenti, le modificazioni, talora permanenti, indotte dalle droghe, con ripercussione sullo sviluppo e sul funzionamento cerebrale. Infatti tali tecniche (TAC, Risonanza Magnetica Nucleare, PET, SPECT) rivelano diversi aspetti della struttura o del funzionamento cerebrale, dell’anatomia e della composizione tissutale, dei processi biochimici, fisiologici e funzionali, dell’attività dei neurotrasmettitori, della distribuzione delle sostanze, ecc..

Ciò permette la visualizzazione, oltre che della sede e dell’estensione del danno cerebrale, anche dell’impatto che i processi mentali hanno sull’attività cerebrale.

L’utilizzo in questo caso della risonanza magnetica, ha permesso di confrontare il cervello di ragazzi tra i 18 e i 25 anni che facevano uso di marijuana almeno una volta alla settimana con quello di chi non fumava. Il cervello di chi fumava, anche occasionalmente, presentava alterazioni in zone cerebrali collegate all’emotività e alla dipendenza in misura direttamente proporzionale al grado di consumo della droga.

Hashish e marijuana hanno effetti – a volte di tipo permanente – sul sistema dei recettori encefalici deputati al controllo delle emozioni e dell’ansia, quali la serotonina o l’adrenalina. Per tali ragioni la cannabis, al pari di altre sostanze psicotrope quali la cocaina e i derivati amfetaminici, gli allucinogeni ma anche l’alcol, può condizionare lo sviluppo psico-emozionale con distorsione della personalità, in taluni casi irreversibile, ovvero senza remissione una volta sospeso l’utilizzo.

Se è vero che non tutti i consumatori di cannabis vanno incontro ad alterazioni dell’umore e delle emozioni percepibili come pericolose, è altrettanto vero che in molti ragazzi divenuti consumatori di cannabis, che in precedenza erano emotivamente equilibrati, si possono osservare importanti cambiamenti del carattere e stati emotivi altalenanti (dalla perdita di interessi e motivazioni, sino al discontrollo degli impulsi).

Per tale ragione la prevenzione dovrebbe essere mirata principalmente agli adolescenti, relativamente non solo all’abuso, ma anche al “semplice” uso di sostanze stupefacenti che rappresenta, nella totalità dei casi divenuti successivamente patologici, la via di inizio. Il “rendersi impopolari” rispetto al dilagare del bisogno di sperimentare sostanze psicotrope può rappresentare, soprattutto in un’età come l’adolescenza, un’ottima risorsa atta a garantire una qualità di vita futura migliore.


* Antonio Floriani è medico psicoterapeuta, criminologo, Direttore del Centro LiberaMente di Genova. Esperto in dipendenze e comportamenti d’abuso, lavora da molti anni, a diversi livelli, nel settore. Per informazioni o per fissare un appuntamento, contattate il Centro LiberaMente ai recapiti che trovate cliccando qui o scrivete all’indirizzo antonio.floriani@centroliberamente.it