LA DEMOCRAZIA

GOVERNO DRAGHI E' AL CAPOLINEA PER COLPA DELLINSOPPORTABILE POSIZIONE DEL M5S SULL'AUMENTO DELLE SPESE MILITARI ?


GOVERNO DRAGHI E' AL CAPOLINEA ? SEMBRA PROPRIO DI SI SE LE ARROGANTI E PRESUNTUOSE AFFERMAZIONI FATTE DALL'AVVOCATO DEL POPOLO DR. GIUSEPPE CONTE ,PRESIDENTE DEL M5S, COME DA NOTIZIA SEGUENTE, DOVESSE ACCADERE VERAMENTE ED AL SENATO , IL M5S OSASSE NON VOTARE LA SICURA FIDUCIA CHE VERRA' QUASI SICURAMENTE  POSTA ALORQUANDO VERRA' ESAMINATA LA PROPOSTA DEL DR. MARIO DRAGHI DI AUMENTO DELLE SPESE MILITARI ITALIANE FINO AL 2%, PER REALIZZARE L'AGOGNATO ESERCITO EUROPEO CHE ORMAI , DOPO I DRAMMATICI FATTI DI UCRAINA, SEMBRA URGENTE ISTITUIRE AL DI LA' DELLA NATO.MA NON ACCADRA' IN QUANTO GLI SPREGIUDICATI SENATORI DEL M5S, SANNO BENISSIMO CHE SE IL GOVERNO DRAGHI DOVESSE CADERE, SI ANDREBBE SICURAMENTE A NUOVE ELEZIONI POLITICHE, COSA CHE LORO VEDONO COME FUMO NEGLI OCCHI PER TANTI MOTIVI, A PARTIRE DAL FATTO CHE, PROBABILMENTE, SI LASCEREBBERO SFUGGIRE IL COSIDDETTO VITALIZIO CHE PER ANNI HANNO COMBATTUTO E TENTATO ANCHE DI ESTIRPARE DAL PARLAMENTO, COSA CHE SAREBBE STATO COSA BUONA E GIUSTA, VISTO CHE L'ART. 69 DELLA COSTITUZIONE NON LO PREVEDE ASSOLUTAMENTE.PERTANTO, ALLA FINE, ANCHE IL M5S, IN SENATO , DI FRONTE ALLA LEGGE CHE DISPONE TALE NECESSARIO AUMENTO DI SPESA MILITARE, DOVRANNO CHINARSI E DIVENTARE DI NUOVO AGNELLINI PER NON SOCCOMBERE PER SEMPRE, VISTO CHE ALLE PROSSIME POLITICHE IL 95% DEL M5S ATTUALE, NON VERRA' SICURAMENTE CONFERMATO. M5S, la sfida di Conte: “Non votiamo aumenti della spesa militare” di Lorenzo De Cicco
Giuseppe Conte Niente ordine del giorno di Lega e M5S contro la crescita dei fondi. Dopo il caso Petrocelli, l’ex premier punta a ripristinare le espulsioni.24 marzo 2022ROMA — La conta in Senato sull’aumento delle spese militari sembra rimandata, ma nei partiti gli attriti montano sottotraccia. La Lega ieri ha messo a verbale il primo passo indietro, facendo sapere che avrebbe rinunciato a presentare un ordine del giorno, gemello a quello della Camera, per portare gli investimenti al 2% del Pil. E i 5 Stelle, riuniti fino a notte a Palazzo Madama, alla fine dovrebbero fare altrettanto: nessuno odg in senso contrario, per bloccare la crescita della spesa. Tattica parlamentare, anche perché in questa fase si fa fatica a governare i gruppi. E nessuno vuole mostrarsi spaccato.Ma in un vertice a porte chiuse, il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, ha fatto capire che terrà il punto: il M5S voterà no a qualsiasi provvedimento che alzi l’asticella. L’ordine di scuderia grillino vale per tutti, dai ministri in Cdm ai parlamentari. L’ex premier ha corretto in corsa la linea dei peones, che giovedì alla Camera avevano votato il testo presentato dalla Lega. Con una batteria di dichiarazioni, Conte ha fatto inversione a U: no all’aumento, ci sono altre priorità. Concetto ribadito anche ieri. Per il leader stellato la difesa comune europea dovrebbe servire semmai "a razionalizzare la spesa, non a moltiplicarla". Conte sa che non tutti, nel Movimento, la pensano allo stesso modo. C’è un po’ la sensazione del “liberi tutti”, come da whatsapp di Vito Crimi in una chat interna. Per questo, per tenere a bada il dissenso, l’ex premier vuole resuscitare subito il collegio dei probiviri, che commina sanzioni ed espulsioni. Cinque i nomi in lizza ufficializzati ieri notte, tra cui Danilo Toninelli e Fabiana Dadone. La terna sarà ratificata dagli iscritti domenica e lunedì, in contemporanea al voto-bis sulla leadership di Conte, imbrigliata dalla sospensiva di Napoli. Nella stessa tornata di clic, sarà scelto il sostituto di Luigi Di Maio, dimissionario da febbraio dal comitato dei garanti: se la giocano la senatrice Laura Bottici e Jacopo Berti, ex candidato in Veneto. Sempre nel vertice di ieri, Conte si è detto arcistufo delle "dichiarazioni in libertà" dei "singoli parlamentari", che rischiano di "distruggere la linea chiara del gruppo". Ce l’ha soprattutto con Vito Petrocelli, il presidente della Commissione Esteri del Senato, che ha annunciato il suo no al decreto Ucraina e al governo Draghi. Nell’elenco dei sanzionandi figurano anche parlamentari semplici, protagonisti delle uscite strampalate di questi giorni, come chi ha proposto la video-call di Putin a Montecitorio per "bilanciare" quella di Zelensky. Petrocelli di fatto è già fuori dal M5S. Ma non intende lasciare la poltrona di presidente di Commissione. Ecco perché i partiti, da Iv al Pd, ragionano sull’exit strategy: lo scioglimento di tutto l’organismo, come avvenne nel 2009 per la Vigilanza Rai. La mossa spetta alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, che per ora ha bloccato la trasferta di “Petrov” negli Usa, prevista la settimana prossima. Anche nella Lega si registrano fibrillazioni. Diversi parlamentari criticano le sanzioni alla Russia. Matteo Salvini, peraltro assente ieri in Senato (come diversi M5S) al voto sulla risoluzione di maggioranza dopo l’intervento di Draghi, si è augurato che l’aumento della spesa militare sia "contenuto". Anche se alla Camera è stato il suo partito a incalzare il governo. E in questo quadro, il capogruppo Max Romeo chiede a Draghi di abbassare i toni, "percepiti - dice - un po’ troppo belligeranti". NOTIZIE TRATTE DAL SITO WEB: https://www.repubblica.it/politica/2022/03/24/news/m5s_conte_no_aumenti_fondi_difesa-342579733/?ref=search PER QUANTO CONCERNE LA POSIZIONE DELLA LEGA DI SALVINI, PENSO CHE I SENATORI DELLA LEGA, PRATICAMENTE, PER GLI STESSI MOTIVI EVIDENZIATI PER QUANTO CONCERNE QUELLA DEGLI SCREDITATI DEL M5S, AL SENATO , NON  AVVIERANNO ALCUNA BATTAGLIA A SFAVORE DELL'AUMENTO DELLA SPESA MILITARE IN ITALIA, NONOSTANTE ALCUNI RUMORS INDISTINGUIBILI E PRIVI DI IMPORTANZA E CONSISTENZA POLITICA. VERGOGNA CUNEO,LI 24.03.2022 Rinaldo