CARINCI PAOLO BLOG

Post N° 36


La situazione irachena diviene di giorno in giorno peggiore, al punto che Bush stesso ha dovuto fare concessioni fino a qualche tempo fa impensabili come la liberazione di 1000 incarcerati ad Abu Ghraib. Un segno simbolico dello sbandamento dei pensieri e delle azioni; non che abbia fatto male, ma certo non è un atto nelle corde di un presidente cow-boy. Se lo ha fatto è perché a questo punto le alternative latitano.Ieri è stata approvata la nuova Costituzione, con 13 giorni di ritardo sul previsto e con l'appoggio di sole due etnie su tre. I curdi del nord e gli sciiti del sud hanno ovviamente approvato, traendone i massimi benefici. I sunniti, un tempo al potere con il Baath di Saddam, hanno avversato la costituzione e non l'hanno appoggiata.Ora si procederà ugualmente verso un referendum il 15 ottobre che dovrà confermare una Costituzione nata morta. Occorre rilevare infatti che anche se i sunniti verosimilmente diserteranno le urne, come fecero in Gennaio per eleggere l'Assemblea Costituente, la loro astensione sarà sufficiente per invalidare il voto, che richiede il consenso di 2/3 delle province.Se al contrario andranno a votare difficilmente approveranno.Si impone dunque una lunga fase di negoziazione di qui ad ottobre, resa tuttavia difficile perché il testo approvato ieri è palesemente rigettato dai sunniti. C'è chi addirittura lo ha definito "ebreo", e detto dai sunniti fa indubbiamente scalpore.Complicato imporre il federalismo, quando il petrolio in Iraq è assai poco federale, ma concentrato nel sud sciita e nel nord curdo. Il centro sunnita ne è privo.Complicato recedere ulteriormente da un testo pesantemente retrogrado in fatto religioso, anche se la repubblica nascente ha rinunciato a chiamarsi islamica.Insomma le premesse per un fallimento sono gettate ed è difficile arrestare il processo. Anche perché, nel frattempo, le stragi si succedono a ritmo esponenziale, rendendo devastato un territorio alla deriva e alla deriva una popolazione devastata da anni di guerre.Intanto a Washington si professa il solito stupido ottimismo di facciata. Il fatto nuovo è che gli americani paiono aver superato la fase di sbornia neoconservatrice, i sondaggi denunciando una perdita di consensi preoccupante per il boscaiolo alla Casa Bianca. Dovranno soltanto attendere tre anni e qualche ulteriore messe di soldati americani morti per la "giusta causa irachena".Uno spiraglio potrebbe venire dall'Onu, richiesta di un intervento dai sunniti. Dovrebbe in effetti intervenire ed essere sostenuta da tutti i governi di buona volontà, a patto che questi rispondano a quella e che l'Onu abbia reali poteri di ricerca di un compromesso. Altrimenti il baratro si spalanca.