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Il cardinale Foley: «La pedofilia è colpa della Chiesa e non dei media» CITTÀ DEL VATICANO (10 aprile) - La Chiesa deve offrire il massimo e quando questo non accade non può essere colpa dei mezzi di comunicazione che danno ampio risalto all'evento negativo. A fare autocritica è il cardinale John Patrick Foley, gran Maestro dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e per molti anni presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, in una lunga intervista all'Osservatore Romanocommentando il peso dato dai mezzi di comunicazione agli scandali, riguardanti vicende di pedofilia, di una parte del clero americano. «Noi siamo chiamati ai massimi livelli di perfezione e quando tradiamo questa fiducia non possiamo certo cavarcela criticando i mezzi di comunicazione sociale. Può darsi anche che alcuni media provino gusto nell'offrire un'immagine della Chiesa come un idolo dai piedi d'argilla. Ma comunque il fallimento è stato nostro, non loro». «È certamente un peccato - continua il porporato nell'intervista rilasciata a pochi giorni dal viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti - il fatto che gran parte del bene che la Chiesa ha fatto venga trascurato a causa di questi scandali. Alcune persone sono pregiudizialmente ostili alla Chiesa, ma è anche vero che da noi ci si aspetta il bene». Per questo il cardinale è convinto che anche se le «esigenze dei media possano sembrare eccessive o irragionevoli agli occhi della Chiesa» è «convinto che non bisogna lasciarsi sfuggire le opportunità offerte. Approfittare delle occasioni che ci vengono date per fare del bene e non avere un atteggiamento di timore, come invece accade talvolta nella stessa Chiesa». Secondo il porporato, la Chiesa dovrebbe essere «aperta, onesta e anche prudente», in quanto «gli strumenti della comunicazione sociale non riflettono soltanto la cultura di una società ma contribuiscono direttamente a determinarla». L'ex capodicastero vaticano, inoltre, è consapevole che «la cultura statunitense esercita una grande influenza su tutto il mondo a motivo della notevole diffusione di programmi televisivi, film e musica». Per questo ha lavorato con produttori televisivi per convincerli «a dare più spazio ad argomenti che richiamino i sani valori morali» e ha anche avuto esperienza diretta tenendo incontri biennali a Hollywood. Infine un'ultima riflessione viene fatta sul ruolo di internet definita dal cardinale «un'opportunità meravigliosa», tanto che lui è riuscito a ottenere International Committee for assignment of names il dominio «.va», che garantisce «l'autenticità dei contenuti che hanno questo dominio».