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MADONNA DELLA SCIARA
Questo è un'evento sicuramente straordinario legato ad un'immagine della Vergine Santissima.Il 12 marzo 1669 un'eruzione dell'Etna travolge tutto al suo passaggio ivi compresa la la Chiesa di Mompilieri(Mascalucia-CT).15 metri di lavano coprono la chiesetta del paese.Nel 1704 la Madonna rivela ad una pia donna che sotto la lava la sua statua è rimasta intatta, e le indica il luogo in cui si dovrà scavare.Si comincia a scavare(ben 15 metri di roccia lavica),dopo tanto lavoro,nel luogo esatto indicato dalla Vergine,venne ritrovata la statua della Madonna,nonostante fosse stata sommersa dalla lava,rimase intatta.E' un fatto scientificamente inspiegabile che solo la fede può provare.Una volta durante un'eruzione dell'Etna,quando la lava minaccia Catania,fu posto di fronte alla lava il velo di Sant'Agata e la lava si fermò.E a Mompilieri,la statua della Madonna pur essendo rimasta per ben 36 anni sotto 15 metri di roccia lavica e dopo essere stata letteralmente inondata dalla lava è rimasta intatta.Anche a Hiroshima durante il bombardamento U.s.a,l'onda d'urto della bomba atomica passò su una Chiesa,ma incredibilmente la Chiesa irmase intatta e i fedeli non subirono nessuna conseguenza.I mriaocli sono segnali della presenza di Dio,ma la nostra fede deve comunque solo essere in Gesù,colui che crea la fede e la rende perfetta(Ebrei 13,2).Dio vi benedica,Amen.
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MARIA SANTISSIMA E I SANTI
Frasi di Sant'Agostino sulla Madre di Dio
"Eccettuata la Santa Vergine - scrive sant'Agostino in uno dei suoi capolavori, intitolato La natura e la Grazia - della quale, per l'onore del Signore, non voglio assolutamente che si faccia questione quando si parla di peccato, poiché come possiamo sapere quale maggiore abbondanza di grazia le sia stata conferita per vincere da ogni parte il peccato, mentre meritò di concepire e partorire colui che è ben certo di non avere alcun peccato?"
"Allora, sotto la croce la riconobbe, lui che da sempre l'aveva conosciuta. E prima che fosse nato da lei, aveva conosciuto la madre nella predestinazione. Prima che, come Dio, egli creasse colei dalla quale doveva essere creato come uomo, conosceva la madre".
Essa è certamente madre delle sue membra, che siamo noi, perché cooperò con la sua carità alla nascita dei fedeli nella chiesa, i quali sono membri di quel capo. Quanto al corpo, poi, essa è madre del capo stesso"
TESTIMONIANZE EUCARISTICHE
In questo piccolo box ho voluto inserire brevemente, una delle maggiori testimonianze cristiane.Ovvero, i miracoli eucaristici.Sono tanti io ne citerò solo alcuni.
Miracolo eucaristico di Lanciano
Siamo nel 750 d.c., un monaco basiliano,aveva dei dubbi circa lil fatto che l'Ostia consacrata diventi il corpo di Cristo.E aveva chiesto a Dio di togliere da lui quel dubbio che gli procurava non pochi problemi.Mentre stava celebrando la Santa Messa,(nella Chiesa di San Francesco), avvenne il miracolo.Mentre ripensava al suo dubbio, ecco che improvvisamente vide il pane trasformarsi in carne e il vino in sangue.Incredibilmente felice, ebbe da Gesù ciò che aveva chiesto in preghiera, Gesù è il pane disceso dal cieloGv 6,32,33.Il monaco dopo aver visto il miracolo chimò i fedeli vicino a sè e disse''Per confondere la mia incredulità, benedetto Dio ha voluto svelarsi in questo Santissimo Sacramento e rendersi visibile ai vostri occhi.Ancora oggi è visibile il miracolo.
Miracolo eucaristico di Asti.
Siamo nell'anno 1535, il miracolo avvenne nella chiesa di San Secondo.Un sacerdote stava celebrando la Santa Messa, nel momento della frazione del pane, da entrambe le parti dellOstia consacrata vide uscire gocce di sangue che caddero sul calice e sulla patena.Il sangue uscito fu tanto che le dita del Sacerdote furono tinte dal sangue.
Miracolo eucaristico di Siena
Siamo nell'Agosto dell'anno 1750.Alcuni ladri entrarono nella Chiesa di San Francesco e rubarono tutte le particole presenti nel Tabernacolo.Furono ritrovatea distanza di alcuni giorni , nella cassetta delle offerte del Santuario di Santa Maria in Provenzano,dopo esser state ripulite, si notò che tutte le particole erano rimaste intatte,ancora oggi le Particole sono conservate.
BIBBIA C.E.I
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QUALE È VERAMENTE LA CHIESA FONDATA DA CRISTO,A
Quale è la Chiesa di Cristo?E' possibile indentificarla biblicamente?Questa è una delle domande che più dovrebbe interessarci.La Chiesa di cui parla la
Bibbia è una(Gv 17,11,21), esiste sin dai tempi di Gesù(Lc 6,13-16) ed è fondata su
S.Pietro(Mt 16,16-18).
Fondata sin dai Tempi di Gesù.Domandiamoci alla luce delle sacre scritture quanto tempo
fa fu fondata la Chiesa di Gesù Cristo?Quando Gesù scelse i 12 Apostoli(Lc
6,13-16).L'anno di riferimento il 29 d.c. .Quale Chiesa può vantare una presenza
ininterrotta dall'anno 29 d.c.?Ecco l'elenco delle principali Chiese cristiane e l'anno
di loro fondazione.
Chiesa Cattolica fondazione anno 29 d.c.Chiesa Ortodossa fondazione anno 1054 d.cChiesa Luterana fondazione 1517 d.c.Testimoni di Geova fondazione 1871 d.c.Movimento pentecostale fondazione 1921Movimento neo-penteoctsale fondazione 1974.Guardando questo grafico si vede come
l'unica Chiesa che vanta una presenza ininterrotta dal 29 d.c. sia solo la Chiesa
Cattolica(ciò è confermato dagli storici).Ma c'è un'altra differenza per identificare
la Chiesa di Cristo?Si!Per esempio la Chiesa di Cristo è l'unica ad essere fondata da
Gesù stesso su San Pietro.Le altre sono state fondate senza nessun mandato da parte di
Dio e sono quindi state fondate da uomini.Come disse Gamaliele riguardo alla Chiesa di
Dio''Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge,
stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa
quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si
dispersero e finirono nel nulla.Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a
seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono
dispersi.Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi
uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine
umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a
combattere contro Dio!».
Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono
loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà.La
stessa Parola di Dio conferma che la Chiesa Cattolica l'unica esistente dall'anno 29
d.c. è opera di Dio.
QUALE È VERAMENTE LA CHIESA FONDATA DA CRISTO, B
La
stessa Parola di Dio conferma che la Chiesa Cattolica l'unica esistente dall'anno 29
d.c. è opera di Dio.
Chiesa Cattolica fondata da Gesù su S.Pietro nel 29 d.c.Chiesa Ortodossa fondata nel 1054 dal Patriarca di Costantinopoli.Chiesa Luterana(la più antica chiesa protestante) fondata da Lutero nel 1517.Testimoni di Geova fondati da Charles Taze Russel nel 1871.Movimento Pentecostale fondato da Smith Wigglesworth nel 1921.Neopentecostalismo fondato da vari personaggi nel 1974.Quale Chiesa fu fondata
direttamente da Gesù su San Pietro(mt 16,16-18)?Solo la Chiesa Cattolica.Tutte le altre
chiese cristiane sono state fondate da uomini a partire da 1054 anni dopo la fondazione
della Chiesa Cattolica.Perchè è importante sapere questo?Perchè Gesù ha detto che
sarebbe rimasto con noi fino alla consumazione dei secoli(Mt 28,20) e ciò implica che
la Chiesa da lui fondata doveva essere presente ininterrotamente dal 29 d.c.
E' interessante notare come le maggiori testimonianza della fede cristiana si trovino
tutte in ambito cattolico.Casa della Sacra Famiglia(Loreto),Sindone di Nostro
Signore(Torino),testimonianza storiche sui santi Pietro e Paolo(Roma),corpo di
S.Marco(Venezia) e potremmo continuare ancora.La Chiesa Cattolica poi è l'unica ad
avere un'organizzazione biblica.A capo della Chiesa vi è il vescovo di Roma,Il
Papa(successore di S.Pietro).Poi vi i Cardinali(Vescovi che ''eleggono'' il Papa)i
Vescovi sono i successori degli Apostoli,poi i Presbiteri(Sacerdoti),poi i
Diaconi).Tutte le altre chiese non comprendono tutte queste caratteristiche sono
fondate o su un gruppo di anziani, o sui presbiteri o sui vescovi ma non comprendono
tutta la struttura biblica.
SANTA CHIARA D'ASSISI
In tutti i tempi l'uomo ha sempre avuto bisogno di uomini e donne che gli indicassero la strada migliore per seguire il bene.Gesù Signore è venuto per annunciarci la Via,Verità e Vita che è egli stesso.Ma la storia della Chiesa Cattolica sin dalle origine ovvero sin dai tempi di Gesù non ha mai smesso di avere esempio di uomini e donne che hanno fatto della loro vita un'imitazione di Cristo ovvero hanno intrapreso la ''Sequela Cristi'' tra queste ricordiamo Santa Chiara d'Assisi.Chiara apparteneva ad una ricchissima e altolocata famiglia.Fu colpita da San Francesco d'Assisi per il modo in cui questo santo(Patrono d'Italia) imitava Cristo e indicava Gesù come ricerca dell'uomo.Santa Chiara fuggì di casa ed andò ad abitare nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli.Qui fu accolta da San Francesco che come segni della sua nuova vita le tagliò i capelli e le diede una tunica.Chiara era colpita dalle prediche di San Francesco che come lei aveva abbandonato le ricchezze e la ricchissima eredità materna per una ricchezza ben più maggiore,ovvero Nostro Signore Gesù Cristo.Dopo poco tempo Agnese sorella di Chiara e la madre Ortolana seguono Chiara nella via della separazione dal mondo e dell'imitazione di Cristo.Attorno a Santa Chiara si formò un gruppo di 50 pie donne che fu il nuclero delle Clarisse fondate da Santa Chiara.Chiara visse 42 anni nella condizione di imitatrice di Cristo e di questi 29 li visse malata.Ma nonostante la malattia, mai cessò di frequentare la Santa Messa,la partecipazione eucaristica e tutti gli offici sacri della fede in Gesù.Una volta non potè andare Messa e ricevette un'Angelo del Signore che la fece partecipare miracolosamente al sacrificio eucaristico.Un'altra volta Papa Gregorio IX le fece visita e le chiese di benedire il pane, appena la santa beneddisse il pane nel pane stesso si impresse una croce.Un'altra volta ancora la santa durante un tentativo dei saraceni di invadere il monastero prese l'Ostensorio con l'Ostia e fece il giro del Monastero, dall'Ostensorio uscì una luce potente che fece fuggire i saraceni dalla paura.Questa santa è un'esempio per noi uomini del 2012 a non vivere per i soldi ma per Cristo.Perchè i soldi si svalutano ma l'amore di Cristo rimane lo stesso per sempre.Tra l'altro Santa Chiara abbandonò le ricchezze(molto cospicue) della famiglia e considerò la povertà come un privilegio, anche quando fu invitata a essere meno rigida con se stessa rifiutò.Seguiamo questa nostra sorella.
LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A FATIMA(PARTE 1)
Fatima è una piccola località del Portogallo centrale.Questo piccolo centro urbano però è famoso in tutto il mondo per le apparizioni della Madonna.Vi sono state in tutto 6 apparizioni.La Madonna secondo quanto ci dice Gesù ha rivelato la verità(che è Gesù) ai piccoli, del resto Gesù stesso ci dice che chi è come un bambino entra nel Regno dei Cieli.I bambini che ricevettero le visioni erano Lucia dos Santos(10 anni all'epoca) e i suoui due cugini (Francisco 9 anni all'epoca) e Giacinta Marto(7 anni all'epoca).Le autorità portoghesi in quel periodo storico avevano imposto l'ateismo di stato e quindi quando sentirono parlare di apparizione della Madonna oltra ad essere scettici furono preoccupati.Nel 1916 un Angelo del Signore ra apparso ben tre volta ai tre veggenti per rivelare loro che la Madonna avrebbe affidato loro dei messaggi.La prima apparizione della Madonna avvene il 13 giugno 1917.I tre bambini stavano pascolando le pecore, quando video una luce simile a quella di un fulmine, pensando che stesse per cominciare un temporale si incamminarono verso casa, ma dopo pochi istanti una luca somigliante a un fulimne li abbagliò e da quella luce appare una belissima Signora.La Signora rivolse queste parole ai piccoli veggenti''Non abbiate paura, non voglio farvi del male, la mia patria è il cielo''.La Signora chiese loro l'offerta di loro stessi a Dio per la conversione dei peccatori e per riparare i peccati degli uomini.La Signora li avvertì che avrebbero dovuto subire molte sofferenze.Ma garantì loro che li avrebbe sostenuti nelle sofferenze chiese di pregare giornalmente il Santo Rosario come arma potente per la pace e contro la guerra.La seconda apparizione avvenne il 13 luglio 1917.In questa apparizione la Signora rivelò a Francesco e Giacinta che loro l'avrebbe subito seguita in Paradiso, mentre Lucia sarebbe rimasta per dare testimonianza dei messaggi.
LE APPARIZIONI DELLA MADONNA A FATIMA(PARTE 2)
La Signora chiese inoltre di diffondere la devozione al suo Cuore Immacolato.Garantì la sua continua assistenza a Lucia, e fece vere un cuore pieno di spine a simboleggiare i peccati degli uomini.Nella terza apparizione, la Signora promise un grande miracolo pubblico per ottobre e de rivelare la sua identità e le sue intenzioni.Raccomandò ai tre piccoli veggenti di fare sacrifici per i peccatori e insegnò loro questa preghiera ''Gesù è per amore vostro,per la covnersione dei peccatori e in riparazione dei loro peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria''.Inoltre la Signora fece vere loro l'inferno e disse che molte anime vi vanno.Inoltre disse che la guerra sarebbe finita presto(cosa che si avverò 1 anno dopo), ma che se gli uomini non avrebbero cessato di offendere Dio sarebbe scoppiata una guerra ancora più grande(cosa che avvenne nel 1939-1945), e che gli errori e l'ateismo sarebbero dilagati nel mondo.Inoltre chiese che nel Santo Rosario fosse inserita questa preghiera ''O Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno e porta in cielo tutte le anime, sopratutto le più bisognose della tua misericordia''.Nella quarta apparizioni la Madonna oltre ad annunciare il miracolo per ottobre chiese che le fosse costruita una cappella sul luogo delle apparizioni.La quinta apparizione avvenne il 13 di settembre del 1917.In questa apparizione chise sacrifici pèer i peccatori, e avvertì che molte anime vanno all'inferno.Nella sesta e ultima apparizione avvenne il miracolo del sole.Il sole davanti a 70.000(tra cui molti atei andati lì per sfidare le apparizioni'', cominciò a ''danzare'', sembrava che si stacasse dal cielo per precipitare sulla terra e prendeva vari colori.Molti atei che erano andati per prender ein giro le apparizioni inginocchiati chiedevano perdono a Dio.I tre veggenti videro vicino al Sole, Gesù,Giuseppe e Maria che benedicvano l'umanità.Tuttò ciò che la Vergine rivelò si compì nei minimi dettagli.Oggi come sempre la Madonna ci chiede di stare nell'unica Chiesa fondata da Gesù, la Chiesa Cattolica.
Post n°56 pubblicato il 27 Dicembre 2015 da tebtrinacriabra
Cose di famiglia
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo, restarono stupiti, e sua madre gli disse: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose loro: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. (Lc 2, 41-52).
°°°°°°°
Dopo aver contemplato nel Presepe la Famiglia concepita da Dio come sacramento dell’amore, ecco che ci troviamo a osservarne la crescita, con un padre e una madre trepidanti per le prodezze del figlio. Noi siamo portati a pensare che la Sacra Famiglia sia stata risparmiata dalle difficoltà comuni, che sia stata sempre impregnata di una comprensione reciproca da favola, idilliaca, ma non è così. Forse di proposito Luca non indica Giuseppe e Maria per nome, perché possano rappresentare tutti i padri e le madri che si trovano disorientati di fronte a certe scelte incomprensibili di un figlio ancora adolescente. L’unico nome che campeggia in questo brano è quello di Gesù perché è il vero protagonista di questa famiglia. Egli non ha ancora tredici anni, eppure si comporta come un adulto allontanandosi dai genitori senza consultarli. E’ consapevole della sua missione, il suo “salire” a Gerusalemme denuncia il desiderio di compierla e di sostare nel Tempio, luogo in cui si parla delle cose del Padre suo. A dispetto di coloro che pensano che Gesù abbia compreso la sua missione a poco a poco, come un comune mortale, Egli dimostra di sapere bene fin dall’inizio cos’è venuto a fare sulla terra e, nella risposta alla madre, rivela chiaramente di sapere chi è il suo vero Padre. In Lui è già viva l’ansia di iniziare il suo lavoro e quindi sta “in mezzo ai dottori” a discutere sulla Parola, ad ammaestrare nella verità. Egli è a Gerusalemme dove tutto deve essere portato a compimento, dove “salirà” sulla croce. Per tre giorni rimane nascosto ai genitori e ai parenti, così come per tre giorni dovrà sostare nel ventre della terra causando paura e disperazione nei suoi discepoli che temeranno d’averlo perduto per sempre. E’ qui la prima rivelazione della figliolanza divina, in questo sorprendente quanto austero rimprovero del fanciullo Gesù: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”, come sarà l’offerta sulla Croce : “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46) e l’annuncio consegnato alla Maddalena, inviata a informare gli apostoli della sua Resurrezione: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro” (Gv 20, 17), dopo aver assolto in pieno il suo compito accogliendo gli uomini nel seno della sua Famiglia, quella eterna. Però mancano circa trent’anni perché si avveri il desiderio di questo ragazzo che lascia di stucco l’uomo e la donna cui è stato affidato per introdurlo nel mondo fisico, un giovinetto che tutti conoscono come il figlio un po’ strano di un carpentiere. Ora deve rientrare nella famiglia terrena, scendere nella carne e tornare a Nazareth, dove l’aspetta la vita semplice e ordinaria di un adolescente qualsiasi, uno che deve stare sottomesso all’autorità dei genitori e imparare il mestiere del padre. Come tale, deve continuare ad assumere su di sé tutte le caratteristiche di un uomo normale, mostrando agli occhi del mondo come un bambino debba crescere, in seno alla famiglia, in sapienza e grazia secondo il disegno di Dio. La famiglia di Nazareth è di esempio a tutte le altre, non perché viva nella straordinarietà del divino, ma perché santifica l’ordinarietà del terreno. Giuseppe e Maria non capiscono cosa debba fare Gesù, lo contemplano mentre nasconde la sua divinità in una carne simile alla loro e ne sconoscono il futuro. Maria deve fidarsi del mistero ricevuto durante una visione e Giuseppe non deve dubitare di un sogno. Qualcosa di simile, anche se in versione ridotta, accade in ogni famiglia. In fondo, in ogni figlio è nascosto un mistero. Nel pargolo che sgambetta fra i merletti della culla sotto gli occhi compiaciuti dei genitori, è nascosto il progetto di Dio, adatto proprio a quel bimbetto, cucito con arte sul suo DNA, unico e irripetibile. Forse loro aspettano che il figliolino realizzi i sogni che non hanno potuto soddisfare da se stessi, forse si stupiranno di scoprire dopo qualche anno che le tendenze di quel figlio sono molto lontane dalle loro aspettative e ne saranno contrariati. Molti genitori fanno di tutto per formare i figli a loro somiglianza e in questo modo ostacolano il progetto divino. Ma guardiamo all’esempio della Sacra Famiglia, tessuto di silenzio e attesa. I figli appartengono a Dio, solo a Lui! Ogni bimbo che nasce ha una missione da svolgere e padri e madri, che ne sono i custodi, devono prenderne atto e, pur non comprendendo, devono adoperarsi per facilitarne il cammino, difendendolo anche dalle intrusioni delle mentalità avverse. Può così verificarsi il caso di una ragazza che ha lo spirito della missione e intende partire verso luoghi lontani e pericolosi, anche se i genitori hanno sempre svolto la loro vita nel piccolo paesello in cui sono nati, senza avere mai la curiosità di fare qualche esperienza al di fuori di esso. E può succedere persino che un personaggio ricco e potente debba rassegnarsi ad accettare la decisione di un figlio che rifiuta di studiare perché il suo vero interesse è lavorare per fare splendere le strade della sua città. Diventare missionari oppure operatori ecologici, o qualsiasi altra cosa, ha la stessa importanza agli occhi di Dio, perché non è il guadagno o la stima altrui a nobilitare l’uomo, bensì l’amore e la donazione di se stessi per il bene e la gioia del prossimo. Nessun essere umano dovrebbe essere ostacolato nello svolgimento della missione che il Padre gli ha affidato. Probabilmente sta in certi ostacoli subiti in gioventù la spiegazione di tante insoddisfazioni e inquietudini. |
Post n°55 pubblicato il 24 Dicembre 2015 da tebtrinacriabra
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Post n°54 pubblicato il 23 Dicembre 2015 da tebtrinacriabra
E' NATO!
I giorni che ci avvicinano al Natale dovrebbero far crescere nei cuori quel senso di attesa che riempie il petto della donna che porta in grembo un figlio. Un'attesa trepida, fatta di speranza e preoccupazione per lo stato di salute del proprio bambino. Bello indugiare in quella mezzanotte magnifica, ora scelta dalla Chiesa per renderci più concreto un fatto cui non abbiamo assistito, ma che ha sconvolto il mondo fino a oggi. La domanda è: noi, gente smaliziata del ventunesimo secolo, ci lasciamo sconvolgere da questa nascita o viviamo il tutto come una bella tradizione che ci distingue dalle popolazioni non cristiane? Ci lasciamo stupire da quest'evento come i pastori di quella notte, assurda se guardata con occhi umani? Quegli uomini, giudicati impuri dai loro contemporanei, esclusi dalla vita sociale e religiosa del tempo, rimasero abbagliati da una luce. Poveri e analfabeti, ultimi fra gli ultimi, furono proprio loro i prescelti da Dio, mandati per primi ad adorare il Salvatore. Li immagino lì in aperta campagna, esterrefatti e senza parole, alzarsi lentamente e muoversi come in sogno e senza commentare. Non pensarono neanche che per legge non avrebbero potuto avvicinarsi ad alcunché di sacro, presero qualcosa di ciò che avevano a disposizione e si incamminarono, ancora ipnotizzati da quella luce. Quando giunsero a destinazione, sempre più sbalorditi, si inginocchiarono ammutoliti dinanzi a un bambino che non aveva niente di diverso dai piccoli messi al mondo dalle loro donne. Ma non fecero paragoni, non si chiesero, alla maniera dei sapienti, come un pargolo, che non aveva avuto neanche una casa decorosa per nascere né pannicelli signorili, potesse essere il loro salvatore, il Cristo Signore. Dovevano amarlo o averne paura? Non si chiesero neanche questo, erano persone semplici, erano i piccoli di Dio. Non riesco a immaginare come il nostro animo possa essere simile al loro. Siamo persone istruite, intelligenti, abbiamo tante distrazioni e il silenzio in cui i pastori vivevano, sprofondati nella quiete della natura e lontani dalla società turbolenta, non sappiamo neanche cosa sia. Noi abbiamo perso la facoltà di stupirci e restare in silenzio. Ma il Signore Gesù parla in quella condizione. Forse per questo non ci meravigliamo più, perché non lo sentiamo. Ed è un vero peccato! Neanche possiamo immaginare l'incanto del rapimento celeste che perdiamo.
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Post n°53 pubblicato il 21 Dicembre 2015 da tebtrinacriabra
Gesù è nato il 25 dicembre? http://archiviostorico.corriere.it/2003/luglio/09/Gesu_nacque_davvero_quel_dicembre_co_0_030709004.shtml |
Post n°52 pubblicato il 19 Dicembre 2015 da tebtrinacriabra
Benedetta tu
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto" (Lc 1, 39-45).
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Maria "si alzò". Questa è la posizione della persona piena di Spirito Santo. Non è nelle sue intenzioni rimanere seduta, riposare, perché sa che c'è sempre chi ha bisogno di qualcosa, un aiuto, un po' di ascolto, un pizzico d'affetto. Elisabetta era in avanzato stato di gravidanza, era anziana e Maria era sicura che aveva bisogno di essere aiutata. Anche lei era incinta e il viaggio che affrontava, lungo e difficoltoso, avrebbe potuto mettere in pericolo il bimbo che portava in grembo. Un'altra donna avrebbe fatto questo ragionamento, ma Maria era tranquilla, perché sapeva che l'esserino che portava in grembo era voluto da Dio e Dio porta sempre a termine le opere che incomincia. Andò dunque Maria, senza indugio, felice di poter essere utile secondo la volontà del suo Signore ed era tanta la sua gioia che non vide nemmeno il padrone di casa, Zaccaria, cui avrebbe dovuto rivolgere il saluto per primo. Non aveva occhi che per la cugina alla quale fu legata subito dall'afflato dello Spirito Santo. Due donne in attesa, una di fronte all'altra, l'una madre del Salvatore e l'altra del suo profeta, fuse entrambe nella luce di Dio che le avvolgeva e le compenetrava fin quasi a far comunicare i due bambini, ancora racchiusi nei loro grembi. Non erano indovine: l'Angelo Gabriele aveva rivelato a Maria il mistero grande di cui sarebbe stata portatrice e lo Spirito Santo aveva avvolto Elisabetta rivelandole che la cugina era la madre del suo Signore. L'anziana donna si lasciò impregnare dallo Spirito in profondità, tanto che il bambino sussultò, forse già consapevole di dover essere il precursore del Messia e lei stessa benedisse la Madonna con le parole che ispirarono poi la dolce preghiera dell'Ave Maria. La proclamò beata, non perché fosse la madre di Gesù, ma perché aveva creduto. Aveva creduto a tal punto da correre il rischio di essere lapidata, perché questo era il destino delle ragazze che concepivano fuori del matrimonio. Aveva creduto così pienamente da intraprendere senza esitazione un viaggio pericoloso perché sapeva che niente avrebbe potuto strappare quel bimbo dal suo ventre. Il segreto di tutto ciò era chiuso in una parolina che si pronunzia con un suono lungo quanto un respiro: SI'! Ma è un respiro che cambia tutta la vita, che stravolge ogni situazione, che cambia perfino i colori di ciò che ci circonda. Con un "sì" di quella portata, si rinnega tutto ciò che prima ci affascinava, si abbandonano i progetti ritenuti di estrema importanza, si dimenticano le esperienze che in tempi precedenti ci avevano dato qualche mollica di allegria. Le molliche si disperdono facilmente, vengono disciolte da poche gocce d'acqua o digerite in un batter d'occhio. E dopo? Dopo tornano le difficoltà, le invidie, le divisioni, le ansie e con esse la fatica per nasconderle o camuffarle e trascinare una vita che non dà soddisfazione. Tutto questo avviene nelle anime che percorrono la loro strada senza Dio. Esse annaspano in un mare oppresso da una nebbia intensa che nasconde i pericoli, per poi abbatterli su di loro all'improvviso, privandole anche dei mezzi di difesa. Chi si trova in questa infelice condizione, cerca in tutti i modi di porvi rimedio e si affanna a cercare una valvola di sfogo per la sua anima sofferente, vagando per strade diverse, il lavoro, le amicizie influenti, la famiglia magari allargata, la politica, nei casi peggiori la dipendenza da droghe, alcol, internet. Tutte strade asfaltate dall'uomo, destinate all'usura del tempo, nella maggior parte dei casi brevissimo. Ben diversa è la strada progettata dal Padre che ha un disegno ben definito per ognuno dei suoi figli. Camminando su questa strada, per quanto irta e difficile possa essere, come certamente fu quella percorsa da Maria, nell'adempimento della volontà divina si viene immersi nella luce dello Spirito Santo che ci fa gustare la gioia piena e ci conduce verso spazi sconfinati d'amore per gli altri, in cui l'anima sarà affrancata dalla schiavitù della mentalità mondana e troverà riposo. Ma dovrà pronunziare quel "sì", dovrà respirarlo a pieni polmoni, dovrà rivestirsene come d'una veste pregiata. Non è andando in chiesa che si dice il sì fatidico, ma lasciandosi abbracciare dalla croce del Cristo che genera in noi germi di passione per i fratelli verso cui saremo spinti "in fretta" con le mani tese. L'andare in chiesa è il principio di un cambiamento, il sostegno per la perseveranza, il completamento di un programma di adesione a Cristo. Può sembrare strano parlare della croce in un periodo in cui si contempla la gestazione di Maria e la nascita di Gesù, ma in realtà Gesù abbraccia la sua croce già dai primi palpiti, proprio Lui, Dio, che si spoglia per vestirsi di carne mortale, che nasce nel bisogno, che cresce come un ragazzo qualsiasi, anonimo e sottomesso, che percorre strade polverose senza avere spesso un giaciglio per dormire e andare in fretta a Gerusalemme dove la sua croce arriverà al suo compimento. E quella croce fu il trono da cui governerà il Regno nei secoli dei secoli. Anche per Gesù ci fu un sì totale, proferito dall'eternità fino al "Tutto è compiuto" (Gv 19, 30). Non ci sono dubbi, il sì che dobbiamo pronunziare deve essere totale e impavido, anche se deve attraversare sentieri scoscesi, un sì sicuro di essere nel cuore del Padre che ha già confezionato la corona di gloria per chi l'ha detto con convinzione, un sì che allargherà i confini del Regno strappando al nemico anime prima senza speranza.
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Post n°51 pubblicato il 13 Dicembre 2015 da tebtrinacriabra
Oggi la Chiesa Cattolica fa memoria liturgica di Santa Lucia
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Post n°50 pubblicato il 12 Dicembre 2015 da tebtrinacriabra
'Che fare'' di Rosy CHE FARE?
In quel tempo, le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella (Lc 3, 10-18).
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Ricordo sempre il racconto di un'amica che si era recata in Africa e ne era tornata edificata, ma soprattutto mortificata, perché era stata costretta suo malgrado ad apprendere una lezione d'amore che mai avrebbe sospettato. Si trovava in un villaggio dove la povertà , realtà tangibile, era l'unica luce che teneva sveglio un nugolo di ragazzetti magri e tristi. Lei non mangiava dal mattino e aveva fame, ma non aveva dove nascondersi per consumare il cibo che aveva con sé. Così lo tirò fuori dallo zaino per zittire il richiamo dello stomaco, ma sentendo sulla pelle lo sguardo di una dozzina di pupille affamate, non riuscì a mangiare e offrì un pezzo del suo pasto ad uno di loro pensando che sarebbe scappato col suo bottino. Con suo grande stupore, vide che gli altri bambini si erano disposti in riga e il favorito divideva quel pane ormai raffermo dandone un pezzetto a ognuno e serbando l'ultimo per sé. Quella lezione pratica d'amore ebbe per lei un valore superiore a tutte le omelie che aveva ascoltato e a tutti i pasti da lei stessa confezionati nella Caritas parrocchiale usando il superfluo donato dai fedeli. Ma conservo nel cuore altri ricordi: matrimoni, cenoni, anniversari e così via. Tavole imbandite d'ogni pietanza fino al voltastomaco e occhi famelici di tipi dalle pance prominenti e donne strette da busti elastici fino a far rientrare il grasso fra le costole, mentre ragazzine in linea fanno già i calcoli delle calorie per smaltire il superfluo nei giorni successivi. Se poi il banchetto è organizzato a buffet, ecco che, mentre con parole e sorrisi si ostenta un nobile distacco, gli occhi si allungano a valutare le varie leccornie, per poi gettarsi all'arrembaggio e aprirsi un varco a colpi di gomito. Un contrasto stridente nel quale è impresa ardua inserire la voce di Giovanni che risponde alle domande del popolo con proposte di amore, onestà, rispetto dell'altro. Ammonimenti su fatti concreti, non sospiri, spalle ricurve e dolci parole rivolte a un Dio fatto a nostra immagine e somiglianza. Il cristiano è una creatura fatta a immagine di Cristo, ben eretta, con gli occhi rivolti al cielo, i piedi saldamente poggiati a terra e le braccia allargate con le mani tese verso i fratelli. A guardarlo bene, è un crocifisso umano che vive una vita nuova alimentata dall'amore di Cristo che non si è limitato a stare unito al Padre nelle sue notti di preghiera, ma si è donato concretamente all'uomo con la sua carne martoriata. Dobbiamo farci martirizzare? Non è detto che questo non ci venga richiesto un giorno, tanti nostri fratelli stanno già ricevendo il battesimo di sangue, ma per il momento ci viene consegnato un compito molto leggero al confronto: dare una parte del nostro vestiario a chi è nudo, cercare di non rimpinzarsi per avere di che sfamare l'affamato, condividere cioè i doni che il Signore ci ha dato in gestione. Non è necessario fare gesti clamorosi o atti eroici. Basta alleggerire l'armadio di qualcuno dei nostri giubbotti per sostituire qualche giacchetta sdrucita; non occorre avere un paio di scarpe per ogni vestito, ci sono quelli che camminano con scarpe dalle bocche aperte; non sprecare il cibo per riempire sacchi d'immondizia, è sufficiente comprare meno vivande per noi e qualcuna per chi ha fame. Si tratta semplicemente di condivisione, così come si fa all'interno della propria famiglia, poiché, alla fin fine, facciamo tutti parte di un'unica famiglia, la famiglia di Dio Padre. Amore è non approfittare della propria posizione per vessare i propri simili, è non frodare chi si fida o chi è ingenuo, è sacrificare un po' di tempo dedicato ai nostri hobby per donare compagnia a un anziano solo, o aiuto a un bambino che ha difficoltà a scuola, o affrontare la fila nello studio medico per la prescrizione dei farmaci di un malato, solo per evitargli il disagio della sala d'aspetto. Amore è anche annunziare il Vangelo con le parole e la vita, perdonare chi ci rende la vita difficile, spiegare la Parola per ispirare gli altri a immergersi nel mare ineffabile della misericordia del Padre, perché "gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt 10, 8). Noi siamo la "sposa" e Gesù è lo Sposo. La sposa fa grandi preparativi prima di presentarsi al suo sposo per essergli gradita, per mostrargli quanto apprezzi le sue attenzioni e pure perché lui possa vantarsene con gli amici. Quanto più noi dobbiamo preparare la nostra anima per il grande incontro! Ogni manifestazione d'amore per gli altri è una perla preziosa che adorna il nostro spirito per quel giorno benedetto.
Giovanni era innamorato della proposta divina, come tutti i profeti che l'avevano preceduto, e non faceva altro che mettere ogni individuo di fronte alla propria coscienza, perché nella coscienza è già impressa la legge dell'amore divino, offuscata dall'egoismo umano. I Giudei percepirono che annunziava qualcosa di veramente grande e nel profondo del cuore decisero di farne parte. Per questo chiedevano: "Che dobbiamo fare?".Anche noi dobbiamo farci la stessa domanda con trasporto, senza paura, perché non c'è bisogno di stravolgere la nostra vita, basta orientare tutto verso la Luce che dà la Gioia e se non conosciamo esattamente qual è il punto cardinale verso cui volgerci, guardiamo la bussola, cioè il fratello carente in qualcosa, e nel servizio a lui scopriremo l'orientamento giusto e saremo avvolti dal sorriso di Dio.
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Post n°49 pubblicato il 07 Dicembre 2015 da tebtrinacriabra
Oggi (8 dicembre) la Chiesa Cattolica festeggia l'Immacolata Concezione.Il dogma dell'Immacolata Concezione venne istituito da Papa Pio IX l'8 dicembre 1854.la Madonna nacque senza il peccato originale(fu concepita appunto in modo puro immacolato).La Madre di Dio esisteva nella mente di Dio dall'eternità.D'altronde Dio quando scelse di inviare il suo Figlio Gesù,scelse una creatura che doveva essere immune dal peccato,per questo noi cattolici veneriamo in modo particolare la Madonna.C'è da dire che anche se il dogma venne istituito soltanto nel 1854,in effetti i cristiani sin dai primi secoli avevano ''istituito'' questo dogma,Papa Pio IX non fece altro che renderlo pubblico.La Madonna nelle apprizioni di Lourdes del 1858 confermò il dogma presentandosi come ''l'Immacolata Concezione''.La Vergine aveva profetizzato l'istituzione del dogma a Madre Mariana nel 15° secolo.Desidero fare una cronologia della missione della Madonna nella Bibbia Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
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Post n°48 pubblicato il 06 Dicembre 2015 da tebtrinacriabra
Preparate la via
Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa , la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: "Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!" (Lc 3, 1-6).
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Che strano quest'elenco di pezzi da novanta che vanno dall'imperatore romano, ben lontano dalla Palestina, ai sommi sacerdoti, dai quali dipendeva la vita spirituale, e non solo, dei Giudei. Sembrerebbe fuori luogo, ma forse Luca, nominando personaggi storici, vuole sottolineare la veridicità degli avvenimenti. Fra questi avvenimenti ci sono le urla di una figura alquanto bizzarra, Giovanni, l'ultimo profeta che sta a cavallo fra il vecchio e il nuovo: come gli antichi profeti, richiama il popolo al pentimento e alla conversione, ma è anche il precursore, colui che annunzia la venuta imminente del Salvatore. Lo fa nel deserto, luogo in cui Dio aveva portato i suoi figli per fortificarli e purificarli prima di farli entrare nella terra promessa, luogo in cui Gesù stesso si ritirerà per sperimentare la tentazione e vincerla, prima di iniziare la sua missione. Questo ci fa capire che non può essere una condizione di agiatezza e rilassamento a favorire il cammino cristiano, ma sono le difficoltà e la privazione a far crescere un'anima che aspira a conoscere il proprio Dio e forgiarla per compiere la Sua volontà, esclusivamente per la Sua gloria, mai per soddisfare voglie di vanità. Non è per niente facile questa impresa, per quanto possa esserne forte il desiderio, perché i drappi colorati e olezzanti che Satana ci sventola sotto il naso, anzi dinanzi agli occhi spirituali, confondono e nascondono l'amore del Padre e hanno anche il potere di camuffare il male col bene, cosicché il cristiano sprovveduto non comprende più niente. In tale miserevole condizione, il poveraccio, essendo il male offerto su un piatto d'argento, bene edulcorato e mascherato, cade facilmente nella trappola e, ciò che è peggio, non ne è consapevole. Bisogna faticare non poco per essere in grado di smascherare il nemico e allenarsi senza sosta per raggiungere il traguardo della santità. L'anima si trova costantemente in un terreno scosceso, pieno di alture difficili da scalare e burroni in cui rischia di precipitare. Il deserto sembra essere il luogo ideale per imparare a riconoscere tutti i pericoli e superarli. Non ci sono distrazioni, solo il silenzio che però non spinge il nemico a tacere. Tutt'altro! Egli, schiumante di rabbia, si scatena con più furore, perché non può servirsi dei piaceri del mondo come azioni di disturbo, ma deve sforzarsi a più non posso per rendere più appetibili i ricordi delle spensieratezze vissute e più esasperanti le contrarietà sopportate nelle tempeste dell'esistenza. Non si possono, tuttavia, vincere le battaglie contro le voglie del proprio intimo e le seduzioni provenienti dall'esterno, se prima non ci si prepara a discernere la volontà del Padre dalla nostra e persino da quella del malvagio. Questo si può realizzare solo nella quiete del distacco da tutto, mettendo a tacere le voci esterne e interne a noi. E' veramente necessario il silenzio, perché questo è lo stato in cui Dio parla al cuore. Dove c'è frastuono, non si può udire la musica della Parola; dove mille immagini passano dinanzi agli occhi, non si può contemplare la Croce; dove c'è il divertimento futile, si dilapida la gioia profonda e perenne, anche se non visibile; se si ama il tempo, non si percepisce l'eternità; se si è gelosi del proprio spazio, non si può spaziare nell'infinito.
C'è un gran lavoro da fare nella nostra anima, c'è da spianare un terreno aspro, fatto di odio e voglia di vendetta, e brullo, perché non irrigato dalle lacrime del pentimento; c'è da colmare fossati enormi con opere di solidarietà materiale e spirituale che spesso trascuriamo; c'è da dissodare zolle dure quanto tutta la nostra vita per coltivare il giardino interiore ricevuto dal Creatore. Se imitiamo Giovanni che continua a sgolarsi nei secoli per ammorbidirci il cuore e forse non è ancora riuscito a farsi sentire, se prepariamo la via per percorrere la verità che ci porta alla vita, se accogliamo quel Bambino speciale che si prenderà cura di noi, nutrendoci con la Sua parola fino a farci apprezzare persino la Sua stessa croce, non c'è da dubitare che diventeremo missionari di un deserto destinato a fiorire.
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Post n°47 pubblicato il 02 Dicembre 2015 da tebtrinacriabra
e13 Novembre
Il cristiano non è del mondo, ma vive nel mondo che gli è stato affidato, sia come creato che come umanità. Come a dire che non appartiene al mondo, ma il mondo gli appartiene. Non ci si può dunque chiudere in un universo privato, fatto di preghiere distaccate e sterili. Bisogna aprire gli occhi e il cuore. Il Papa ogni giorno ci mostra lo stile proprio del cristiano vero, uomo deciso che lotta il male con metodi di pace. Il male ci ha dichiarato guerra, una guerra diversa da tutte quelle che l'umanità ha conosciuto, nuova, subdola e più pericolosa di qualsiasi altra perché ne impedisce la difesa. Si serve di giovani svuotati di qualsiasi valore, pronti a lasciarsi riempire da ideali falsi e malevoli, imbottiti di filosofie di morte e falsa onnipotenza. Ma si serve soprattutto di individui in giacca e cravatta, ossequiati e invidiati per le loro posizioni, uomini di governi potenti che da secoli sfruttano le risorse dei popoli poveri, mantenendoli nell'estrema miseria e che, mentre dicono di lavorare per il bene dei popoli, sottobanco proteggono le lobby dei mercanti di morte, fabbricanti di armi che devono essere vendute e quindi usate, per poterne produrre altre e guadagnare nel più scandaloso dei modi sul sangue della gente. Di chi è la colpa più grande? Senza dubbio dei gentiluomini benvestiti di cui sopra, al cui confronto i sepolcri imbiancati che indicava Gesù erano angioletti dalle alucce un po' spennacchiate. Il 13 Novembre come l'11 Settembre? Nessuno lo può negare. In ambedue i casi, è stata colpita la civiltà e, a dirla tutta, la religione è stata solo la copertura. Sono cambiati i nomi, allora Al Qaeda e ora ISIS, ma la sostanza è la stessa o quasi. I mass media si stanno sgolando a parlare della Francia, patria della cultura. In tutti i canali si sente cantare la Marsigliese. Okay, ci sta! Ma . . . tutti gli altri attentati in diverse parti del mondo, dove li gettiamo? Quando ci fu l'attentato al giornale Charlie Hebdo, celebrato fino all'impossibile, in contemporanea ci fu l'attentato in Nigeria con 2000 morti, appena accennato. Adesso, mentre si continuano a glorificare le vittime di Parigi, vengono dimenticate le vittime del Mali, della Nigeria e altri stati, appena segnalate. Ci sono forse uomini di serie A e serie B? Questo è vergognoso. E' giusto desiderare di difendersi, ma la guerra deve cambiare vestito. Le bombe non fanno altro che uccidere altri innocenti e la diplomazia non serve a molto perché è falsa e il nemico non ha faccia. Allora? Piangiamo? Non serve. Allora, preghiera sincera e resistenza alla Gandhi.
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Post n°46 pubblicato il 28 Novembre 2015 da tebtrinacriabra
Alzate il capo
"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: - Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo" (Lc 21, 25-28.34-36).
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Fra poco celebreremo il Natale. I nostri cuori si scioglieranno nelle sdolcinatezze proprie di questo periodo, come ogni anno, per poi ritornare alle abitudini egoistiche di sempre. La bontà che dimostriamo nei giorni in cui ricordiamo la prima venuta del nostro Signore viene consegnata alla fata Smemorina, come se inconsciamente avessimo voluto fare un regalo al Bambinello, simile a quelli che depositiamo ai piedi dell'albero natalizio per i nostri bambini. Non pensiamo che siamo noi a ricevere un regalo, il dono sommo di un Dio fattosi uomo, sceso una prima volta per mostrarci la Via e che tornerà per raccogliere quelli che l'hanno percorsa. Il tempo che siamo chiamati a vivere fino alla festa che piace di più ai cristiani, l'avvento, è tempo di attesa di un avvenimento clamoroso, incredibile, cui siamo ormai così abituati da non riuscire a capirne il senso vero. Non ci si chiede cosa si aspetta o, per meglio dire, ci si aspetta di vedere luci intermittenti ai balconi e nelle vetrine dei negozi, che portano un surrogato di gioia in un secolo che non conosce la vera gioia. Si preparano presepi, ma non si fa un presepe del proprio cuore, si addobbano alberi per rispettare una tradizione che non ha neanche origini cristiane, essendo presente già in culture molto antiche, come simbolo della vita. Era perfino sacro a Odino, un dio dei Germani. Fu poi adottato dai cristiani nel Medioevo come simbolo di Cristo. Ad ogni buon conto, il periodo natalizio serve spesso per accantonare le difficoltà della vita e le angosce di questa epoca travagliata. Andiamo verso la festa per avere un po' di respiro da questi affanni, per commuoverci dinanzi alla statuetta del Bambino Gesù, scoprendo che la commozione fa bene al cuore, che lo scampanio può far trascurare per qualche ora i rumori della vita moderna, che è piacevole riscoprire la bellezza dello stare insieme nella pace. Ma la Parola di oggi ci illustra un'attesa ben diversa, qualcosa che, bisogna riconoscerlo, mette in agitazione. Di solito si resta fermi alla prima venuta di Gesù e non si riflette sul fatto che è solo l'inizio della missione del nostro Signore. Quando sarà il tempo stabilito dal Padre, questa missione giungerà al suo compimento con il ritorno glorioso di Colui che ha dato la vita per noi e che da noi aspetta amore e dedizione, ma non verso le statuette rosee adagiate nelle mangiatoie di porcellana o legno o qualsiasi altro materiale inanimato, bensì verso le mani tremanti d'un anziano malato, o verso le mani sporche di un barbone che invece della paglia, usa la carta di giornale per riscaldarsi, o ancora verso chi ha macchiato il candore dell'infanzia con i mali più gravi e spera in un perdono risanatore. Gesù verrà a liberare i suoi figli, li strapperà dalle fauci del maligno che si sta dando un bel da fare per rapirglieli. I seguaci del Cristo sono vessati da mille catastrofi, dei generi più svariati, dalla fame alla discriminazione razziale o religiosa o culturale, dalle epidemie alle guerre, dai terremoti alle violenze più efferate. Ed esiste, purtroppo, una calamità più grave perché si insinua subdolamente nella mente con lo stile che si addice a Satana, che usa parole suadenti mascherate di bene, crea effetti speciali per incantare l'intelligenza, ruba la nostra capacità di discernimento per renderci incapaci nella difesa della fede. Già da qualche anno in alcuni luoghi si celebra "il rito della luce" nel solstizio d'inverno, spacciandolo per una celebrazione buona e santa e nascondendo che si tratta invece di un rito pagano di stile massonico. Ed è proprio di oggi la notizia che un certo signore, preside dell'Istituto comprensivo Garofani di Rozzano (MI), in nome della "laicità della scuola pubblica" e nel rispetto delle altre religioni ha eliminato i Crocifissi dalle aule e ha cancellato il Concerto di Natale, trasformandolo nel saggio musicale "Festa d'inverno" da tenersi il 21 gennaio, vietando i canti natalizi. Un vero e proprio attacco alla nostra fede camuffato con l'idea del rispetto degli altri. Bravo! Ha avuto il suo momento di gloria davanti alle telecamere, ma quando sarà davanti al Signore, alla fine dei tempi, dove sarà questa piccola gloria momentanea e irrispettosa, non solo verso Dio, ma anche verso i suoi figli tanto amati che, a sua disdetta, siamo ancora numerosi? E pensare che proprio in questi giorni il Papa è andato in un covo di terroristi per testimoniare l'Amore! E non è il solo a vivere nel pericolo per lo stesso motivo. Sono questi i veri uomini, quelli che tengono ancora fermo il braccio di Dio. Ma non basta, tanto che disastri paurosi e progetti ambigui continuano a sferzare l'anima e mettere la fede a dura prova. Niente sarà più sicuro e per tale motivo l'uomo desidererà scomparire dalla terra. Non possiamo negare che tutto ciò è già in atto in maniera così evidente, da far pensare che non è possibile che possa ancora peggiorare. Tuttavia, poiché il Signore ancora non viene, c'è da aspettarsi di molto peggio e l'uomo trema e cerca in tutti i modi di sconfiggere la paura tuffandosi nei piaceri più sfrenati e aggravando la situazione. Ma Gesù non ci lascia soli in queste tremende situazioni, ci spiega come poter affrontare il male e superare il terrore, ci dice di pregare per riconoscere i segni dei tempi e, una volta riconosciuti, sollevarci e alzare il capo, perché mentre gli abitanti della terra soccomberanno, i figli di Dio saranno sollevati alle altezze celesti. E ci ricorda di stare sempre all'erta, di non lasciarci distrarre neanche dalle nostre stesse sofferenze e preoccupazioni e, men che meno, da divertimenti terreni poiché è facile cadere e perdersi. Se veglieremo, non ci perderemo e sapremo attendere con fiducia la Sua venuta.
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Post n°45 pubblicato il 27 Novembre 2015 da tebtrinacriabra
La medaglia Miracolosa La seconda apparizione ebbe luogo il 27 novembre 1830.Anche in questa apparizione la Madonna aveva un globo,che simboleggia la Francia il Mondo e ogni singola persona. Supplica alla Madonna Immacolata della Medaglia miracolosa Salve Regina e tre volte "O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te".
Corpo incorrotto di Suor Caterina Labourè |
Post n°44 pubblicato il 22 Novembre 2015 da tebtrinacriabra
Il Re
"In quel tempo, Pilato disse a Gesù: - Sei tu il re dei Giudei? -. Gesù rispose: - Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me? -. Pilato disse: - Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto? -. Rispose Gesù: - Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù -. Allora Pilato gli disse: - Dunque tu sei re? -. Rispose Gesù: - Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce -. (Gv 18, 33-37).
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Due imperi a confronto, imponente e temporaneo l'uno, eterno e sublime l'altro, l'ottusità di fronte alla verità. L'idea di re evoca immagini di ricchezza, fasto, comando, tutto il contrario dell'immagine che Pilato si trova innanzi. Gli opposti si fronteggiano, il potente viene sconfitto, confinato nella confusione e nell'incomprensione, il perdente è vittorioso nella sua libertà di essere Colui che è, anche se nascosto nell'umiltà e aggredito dal potere dei sacerdoti inquieti, proprio coloro che avrebbero dovuto riconoscerlo per primi e invece decidono di abbatterlo per conservare l'egemonia sul popolo. Forse Gesù vuole stimolare il procuratore romano a usare liberamente la sua capacità di ragionare, ma Pilato non capisce la mentalità dei Giudei e forse non si sforza nemmeno di farlo, gli interessa solo il suo potere e, oltre a questo, le tasse e l'ordine. Il regno di Gesù è la verità secondo la quale il re non chiede, ma dà, non comanda, ma serve, non vuole essere temuto, ma ama. La potenza si piega ad accogliere la fragilità. Dio si spoglia della sua divinità e ne riveste l'uomo sollevandolo alle altezze dei Cieli così come Lui è disceso nella debolezza della carne. La nostra idea di re? Nulla di nuovo, la stessa che aveva Pilato: un uomo vestito di ricchi panni, eretto, con occhi altezzosi, circondato da individui adoranti, raramente per vera ammirazione, quasi sempre per vile interesse. Oggi si presenta in giacca e cravatta, articoli firmati e del valore di centinaia di euro o forse ancor più, con un codazzo di leccapiedi che gettano nell'immondizia la propria dignità per qualche favore di poca importanza e durata e che godono degli omaggi resi al leader del momento come se fossero dovuti al loro intelletto annebbiato. Gesù, invece, si presenta al cospetto dell'autorità con aria ferma e decisa, accompagnato da un codazzo di accusatori. E' umile, ma non debole e con calma regale risponde alle domande di Pilato con asserzioni che sconvolgono i neuroni del romano. Si siederà su un trono dalla strana forma di croce, si farà incoronare, ma al posto delle pietre preziose ci saranno spine acuminate, e farà le abluzioni, ma l'acqua profumata sarà il suo stesso sangue con il quale laverà l'umanità intera. E noi, quale re seguiamo noi? Quello che fa agitare bandiere e rullare tamburi al suo passaggio, o quello che si istalla nel silenzio, quello che ci affossa o quello che ci innalza? Guardiamo ai potenti della terra o a Colui che si è adagiato sul trono della croce? Sono tutte domande che nella normalità dei giorni stressanti che viviamo preferiamo non porci. Eppure dalla risposta a questi interrogativi dipende il nostro futuro. Non vogliamo pensare mai alla morte, come se non pensarci servisse ad allontanarla. La vediamo come una chiusura definitiva a tutto ciò che ci appartiene, mentre è la porta luminosa che apre i suoi battenti dorati per introdurci nel futuro che ci attende, del quale conosciamo così poco da averne paura. Ma dove manca la conoscenza supplisce la fede, la fede in un Re che si è presentato a noi come un uomo qualsiasi, forse anche per non metterci in imbarazzo, per rivestirci di panni regali e sollevarci alla dignità di abitanti del Paradiso, dove l'amore è musica celestiale, Figli dell'Altissimo, ossequiati dagli Angeli e accompagnati dai Santi che ci hanno preceduto. Diceva San Francesco: "Tanto è il bene che m'aspetto, ch'ogni pena m'è diletto".
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Post n°43 pubblicato il 22 Novembre 2015 da tebtrinacriabra
Requiem
L'ultima opera composta da Mozart fu il Requiem e, per ragione a lui superiore, a causa della sua morte, non riuscì a completare il suo lavoro che fu poi ultimato da un compositore austriaco. Come a dire che non vi è niente di incompiuto, come la vita che non finisce con la morte, ma continua sotto altra forma. Quando si partecipa a un funerale, si ritiene dovere necessario esprimere le proprie condoglianze, perché così detta la tradizione. Dopo si torna a casa, magari dopo aver fatto qualche commento di circostanza o ricordato qualche episodio significativo con gli amici, e si riprendono le proprie faccende, mentre i familiari del defunto si chiedono, fra le lacrime, come potranno recuperare le fila della propria esistenza senza quella presenza amata, con l'amara consapevolezza che saranno costretti a vivere accettandone l'assenza definitiva. Di solito si dice a chi piange una perdita che il defunto sarà sempre con loro e che li protegge dall'alto. Si fanno questi discorsi per consolare, ma non si sa fino a che punto siano veri. Morire non è finire di esistere, è entrare in un'altra dimensione, una dimensione eterna. C'è un filo che unisce le due dimensioni, anzi due, l'amore e la preghiera. Le famiglie non vengono spaccate, ma unite dal soffio dello Spirito, che spesso è nascosto dalla prigione della carne, soffocato dal rumore delle cose effimere. Quando in una famiglia tutto fila secondo le regole terrene, si resta ancorati alla precarietà del tempo e facilmente si permette alla caducità degli eventi mondani di silurare quanto di buono c'è nell'anima, ma quando la dipartita di una persona cara sbatte in faccia l'incongruenza dei propri progetti temporanei, si comprende veramente quanto si è stolti a poggiare tutte le speranze su ciò che è destinato a finire. Quante volte si sente dire durante un funerale che è inutile affannarsi perché poi si muore e tutto finisce e non si porta niente con sé? Non è vero che non ci si porta niente dall'altra parte, si porta l'amore che si è dato e si è ricevuto e, in Dio, si rimane accanto ai propri cari, ancora prigionieri del proprio corpo che impedisce la visione del nuovo stato. Non vediamo i nostri cari partiti per la destinazione eterna perché i nostri occhi sono stati creati per vedere solo la materia, ma con l'anima possiamo andare oltre e con la preghiera si può tenere integra la catena che ha legato gli affetti. La preghiera è un bene interscambiabile, noi parliamo a loro e loro a noi e intercediamo gli uni per gli altri presso il Padre. E' la comunione dei santi! rosy romeo
Ha indetto
"Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori" (Mt 9, 13). Una parola, questa, che dovrebbe scuotere l'anima in un turbamento profondo fino a toccare le viscere. L'uomo che si definisce cristiano, quindi seguace del Cristo, dovrebbe guardare sempre alla caratteristica principale di Dio: la misericordia. Come il Padre, dovrebbe rivolgere il suo cuore alle miserie dei fratelli per soccorrerli, amici o nemici che siano, cristiani e non, per sollevarli, per quanto possibile, dalle loro carenze. Come Gesù, dovrebbe scendere dal suo piedistallo e camminare fianco a fianco con chi ha bisogno. Per bisogno non si intende solo la necessità materiale, ma soprattutto la fame di attenzione, di accoglienza, di sorrisi esclusivi, in una parola di amicizia, fraternità, consapevolezza di appartenere a una unica famiglia, la famiglia dei figli di Dio. La misericordia è quella peculiarità divina di cui abbiamo estremamente bisogno sia per riceverla che per donarla. Essendo creature peccatrici e ingrate, rischieremmo grosso senza l'infinito amore del Padre che ci corre incontro, desideroso di donarci il suo perdono. Grazie alla sua clemenza, anche noi impariamo a essere benevolmente generosi con gli altri. Per questi motivi Papa Francesco ha indetto il Giubileo straordinario della Misericordia. Egli vuole offrire a tutti gli uomini la possibilità di usufruire delle grazie necessarie alla nostra salvezza. Già il Logo del Giubileo parla chiaro: Gesù porta l'uomo sulle sue spalle e tiene il viso così appiccicato a quello della creatura da fondere il suo sguardo col suo, fino ad assorbire uno dei suoi occhi, come a dire che tutti e due, creatore e creatura, vedono con lo stesso sguardo.
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Post n°37 pubblicato il 20 Settembre 2015 da tebtrinacriabra
PRIMO E ULTIMO
"In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: - Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà -. Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: - Di che cosa stavate discutendo per la strada? -. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i dodici e disse loro: - Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti -. E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: - Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato -" (Mc 9, 30-37).
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Gesù parlava e i discepoli non capivano e neanche chiedevano spiegazioni. Avevano paura di fare brutta figura. Loro credevano che Gesù sarebbe diventato il re che li avrebbe liberati dai Romani, e invece sentivano discorsi di morte. Qualcosa non quadrava. Sicuramente sfuggivano alla loro comprensione delle sfumature importanti, ma dovevano tenere nascosto il loro sbandamento. Allora meglio discutere dei ruoli che avrebbero avuto in futuro, perché sicuramente il Maestro, che parlava sempre del Regno, sarebbe stato re. Così si distraevano e sicuramente si valutavano a vicenda per scoprire chi di loro avesse le caratteristiche adatte a essere il primo. Non è che al giorno d'oggi le cose siano cambiate! In qualsiasi contesto l'uomo si trovi, sempre cerca il modo di primeggiare. Orgoglio e vanità gli vengono padre e madre. Sin da bambini il desiderio di un posto di comando domina negli animi, anche se in campi diversi, a seconda delle proprie tendenze. Chi ambisce a essere il più bravo agli occhi degli insegnanti e chi si accontenta di fare il capoclasse, per non parlare di chi vuole essere il capobanda nel temuto gruppo dei bulli di turno. Poi si cresce e la cosa diventa più impegnativa perché ovviamente sono poche le persone che hanno il dono del comando. Così nascono discussioni e lotte più o meno animate. Gesù, ancora oggi, indica la via più facile per diventare primi: basta farsi ultimi e servire tutti. Dio ha uno strano modo di ragionare, sempre all'incontrario: se l'uomo pensa A, Dio dice Z e viceversa. Così l'uomo pensa PRIMO e Dio dice ULTIMO. Ultimo, colui che non ha alcun prestigio, colui che tutti possono criticare, schernire, colpire, proprio come Gesù che, per servire l'umanità, si fece ultimo dall'inizio, spogliandosi della sua divinità e rivestendosi dei panni di un bambino. Un fanciullo come quello che prende, che abbraccia e, cosa inaudita, pone in mezzo a tutti e dinanzi a sè, davanti all'attenzione di tutti, quel cosino lì, quell'essere inconcludente, senza nessuna importanza, ultimo nella scala sociale. Immagino gli occhi spalancati dei discepoli: per essere grandi, bisogna essere piccoli; per essere primi, bisogna essere ultimi! E i nostri occhi, di fronte a questa stravagante novità, come sono?
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Post n°36 pubblicato il 12 Settembre 2015 da tebtrinacriabra
''Meditazione sul Padre Nostro'' di Rosy Romeo Che sei nei cieli tratto da : http://spadaaduetagli.oneminutesite.it/ Quando preghiamo e diciamo "Padre nostro che sei nei cieli", siamo portati ad alzare gli occhi al cielo, pensando che Dio sia lassù, nel cielo azzurro. Così, però, siamo tentati di sentirlo lontano da noi, infilato in uno spazio definito, dato che il cielo che noi vediamo è una piccolissima fetta di un cosmo sconfinato e questo spazio immenso è troppo per noi. In tal modo sarebbe distante, astratto. Che padre sarebbe se mantenesse le distanze da noi? No, l'espressione "i cieli" non rappresenta un posto fisico, ma indica la sua maestà e nello stesso tempo la sua umiltà nell'insediarsi nel cuore dei suoi amati. E' una dimensione particolare che ci permette di essere suoi figli, di sentirci suoi e sentirlo nostro, il preludio del Paradiso. Nel Vangelo secondo Luca questa espressione non è riportata poiché Luca si rivolge ai pagani di cultura greca che non avevano conoscenza delle Scritture, mentre Matteo si rivolge agli Ebrei convertiti al cristianesimo che conoscevano molto bene l'Antico Testamento. Per gli antichi Ebrei il cielo era come un telo che sosteneva le acque al di sopra del cielo stesso, su cui stava il Trono di Dio. Nel linguaggio della Bibbia essere o abitare nei cieli significa essere molto diversi da noi. Infatti, l'uomo è legato allo spazio e al tempo, per cui, se si trova in un luogo, non può essere in un altro né può tornare a vivere il giorno prima o anticipare il giorno dopo. Dio, invece, è in ogni luogo e in ogni tempo. Se abita nel mio cuore non ha lasciato il tuo e contemporaneamente si trova fra i suoi figli perseguitati in Pakistan e in qualsiasi altro luogo. Questo ci dà una grande responsabilità, poiché non possiamo permetterci di perdere l'occasione di ospitare Dio nel nostro cuore, dobbiamo sforzarci quanto più è possibile di mantenerlo puro, coltivando la pianticella dell'amore che comunque ci è donata. Infatti: "Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui" (Gv 4, 16) e "Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?" (1Cor 3,16). Non è sbagliato alzare gli occhi al cielo quando preghiamo il Padre. Gesù pregava così. Sta a indicare chiaramente che la paternità di Dio è di natura nettamente superiore a quella terrena. L'alto indica la trascendenza, l'infinito. Nell'Ascensione gli Apostoli contemplarono Gesù che saliva verso l'alto. Quindi è bello stare a pregare dritti, in piedi, da risorti, guardando in alto per contemplare anche noi, con gli occhi dell'anima, Gesù nel Padre, e con le mani alzate, nell'atto di offrire la nostra umanità e accogliere la sua divinità. Tuttavia non è sbagliato nemmeno raccogliersi in se stessi, magari a occhi chiusi, perché il Padre è dentro e fuori di noi; ovunque Lo pensiamo Egli è. Pregare raccolti esprime un grande desiderio di purificazione e unione con Dio. Non possiamo rischiare di perdere l'occasione di ospitare Dio nel nostro cuore e contemplarlo di continuo. Una volta gustata la sua presenza, non se ne può fare a meno, e se, per nostra disgrazia, dovesse capitarci di perderla a causa del nostro egoismo, poveri noi. Nel nostro cuore si aprirebbe una voragine incolmabile. Spesso non crediamo o non pensiamo che il Padre ci sia così vicino, che possa essere un tutt'uno con la nostra anima, un'unità che noi scindiamo solo col peccato. Siamo fatti a sua immagine e somiglianza e questo non significa che Dio ha gli occhi, i capelli, le gambe, ecc., ma che siamo fatti di amore, di luce, di gioia immensa. Ogni anima è un cielo in cui il Padre si compiace di abitare, vi si trova a suo perfetto agio. Che dimora potremmo preparare noi, misere creature, per Lui? Ha provveduto da sé a costruirsela come uno dei suoi cieli. A noi il compito di mantenerlo sgombro da nubi. Riporto un brano tratto da "Le mie confessioni" di S. Agostino, che molto bene rende ciò che voglio dire: "Tardi ti ho amato, Bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me e io fuori di me. Lì fuori ti cercavo e sulle belle forme che hai creato, privo di bellezza, mi gettavo. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle cose che non esisterebbero se non vivessero in te". Sovente speriamo che venga a trovarci un personaggio di riguardo per potercene gloriare con gli amici, ma chi può essere più illustre del Papà che ci dona la grazia più grande e cioè se stesso? Meditazione sul ''Padre Nostro'' di Rosy Romeo Padre Nostro
Quante volte recitiamo questa preghiera durante le nostre giornate! La diciamo tante di quelle volte che dimentichiamo di pregarla, trasformandola così in una semplice devozione. Dico quest'orazione, qualche minuto, e sono a posto col Signore! Non facciamo caso che è soprattutto vita. Confrontiamoci con quel grande santo che tutti ammiriamo su questa questione. Parlo di San Francesco. Una sera volle fare una gara con fra' Masseo; lo sfidò a recitare quanti più "Padre nostro" possibili curando di contarli con i sassolini. L'indomani fra' Masseo mostrò giulivo le mani piene di sassolini e S. Francesco lo lodò perché lui non ne aveva recitato neanche uno. Infatti si era fermato alla prima parola, "Padre", contemplandola e andando in estasi tutta la notte. PADRE! Innanzitutto c'è da dire che Gesù parlava in aramaico e, in quella lingua, diceva "Abbà", non per significare un formale "padre", ma un confidenziale "papà". E' il richiamo del bambino verso chi lo ha generato e veglia su di lui. Ed è naturale che fra padre e figlio vi sia un amore che unisce in una relazione confidenziale, riconoscendo una certa identità. Fanno parte della stessa famiglia, il padre trasferisce al figlio le sue conoscenze e la sua mentalità cosicché, se veramente c'è unione fra i due, capita di parlare con uno pensando all'altro. Come si suol dire: tale padre, tale figlio. Se è così nella famiglia umana, quanto più in quella divina! Gesù si esalta quando si rivolge al Padre: "Io ti rendo lode o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto" (Mt 11, 25-26). Conosce già la sua decisione quando prega per l'amico Lazzaro. Dice che ha già contato i capelli del nostro capo. Si dona nel Giardino degli Ulivi con la sicurezza, pur dolorosa, di chi sa che il Padre decide il meglio per chi ama. Gli raccomanda i suoi con decisione: "Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io" (Gv 17,24). Dice "voglio" perché ha piena fiducia nell'ascolto accondiscendente del Padre. Non esita a presentare la sua misericordia con la parabola del figliol prodigo perché ne conosce la profondità del cuore. L'amore li lega a tal punto da essere l'uno nell'altro, da essere Uno, fino a dare la garanzia che il Padre ascolta le preghiere fatte nel suo nome. Ma dice anche "nostro", quindi suo e mio, mio e tuo, nostro ... vostro ... di tutti. Tutti nella stessa famiglia. Che strano, diciamo tranquillamente "Padre nostro" e non pensiamo che è il Padre anche di chi ci offende o ci schernisce o semplicemente ci ignora. Sono tutti fratelli nostri, tutti figli del Padre, tutti "Barabba", come noi. Anche se siamo soli a pregare il "Padre nostro", stiamo intercedendo a favore di tutti i nostri fratelli, per tutti offriamo e chiediamo, a nome di tutti riconosciamo in Dio il nostro Padre in cielo e in terra e crediamo che, come tale, ha disposto un disegno particolare per ognuno. Riconoscersi come suoi figli significa accettare questo disegno e uniformarsi a esso, anche quando questo non soddisfa i nostri canoni di felicità. Sempre dobbiamo tenere presente che un programma di educazione è spesso incomprensibile e doloroso per un educando, ma necessario in vista di un bene futuro. E' un dire a Dio: "Sì, so bene di non capire qual è il mio bene, ma so che ci sei Tu a indicarmi la strada per raggiungerlo, perché dall'eternità mi conosci meglio di mia madre, meglio di me stesso. Allora grazie perché dall'alto dei cieli ti pieghi sulla mia piccolezza e ti prendi cura della mia anima. In Te è tutta la mia fiducia. Ecco, tutto questo è racchiuso in quella invocazione. Quando diciamo "Padre", dunque, ci stiamo presentando non come magistrati o contadini o insegnanti, teologi, casalinghe, ma come figli tutti uguali, tutti peccatori, tutti amati. Se apriamo le nostre mani e le solleviamo verso il cielo e preghiamo il "Padre nostro", è come se su quelle mani ci fosse tutta l'umanità e in nome di tutti stiamo accettando i suoi doni. Siamo fratelli di Gesù e come tali siamo suoi coeredi e viviamo all'interno della famiglia trinitaria. In una società che non dà motivi di speranza, diamo spazio allo Spirito Santo e in Lui gridiamo "Abbà", "Papà", solo in Te la nostra speranza. rosy romeo
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Post n°35 pubblicato il 04 Febbraio 2015 da tebtrinacriabra
" Quindici minuti con Gesù " Cosa vuoi ? realizzarsi i tuoi buoni desideri." Mi pregò e l'ottenne; vivono nella tua casa, Dio la colmò di benedizioni, respinte da chi, a Nazareth, DI QUALCHE FAVORE ? ai tuoi amici, a chi ami forse molto, la praticano nel modo giusto ? a coloro che glielo chiedono" questa vita moltissime opere buone e degli altri non dimenticare mai "coloro che avranno indotto molti alla giustizia e tue tristezze in ogni dettaglio. Chi ti ha disprezzato ? cause del tuo insuccesso. per tutte le ferite del tuo. tutto perdoni e tutto dimentichi, sei uscito da qualche difficoltà impellente ? come i nove lebbrosi del Vangelo, Parlami allora con sincerità. a quella occasione di peccato ? la tua immaginazione ? o la pace della tua anima ? di se quando sono di malumore, quando sono di malumore, e la mette in pratica, sarà come una casa costruita sulla roccia, non crollerà ". solo quelli che ti amano, che merito ne hai ? Affidamento dei mali dispiaceri e dolori a Gesù
Gesù, nel tuo Cuore squarciato metto questa mia pena, Pater, Ave, Gloria
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Post n°34 pubblicato il 17 Febbraio 2013 da tebtrinacriabra
Carissime sorelle carissimi fratelli,vi presento questo bellissimo libro basato sulle visioni della Beata Suor Caterina Emmerick,che il Signore e la Madonna vi guidino nella lettura,attraverso detto libro potrete approfondire i temi del Vangelo o scoprire e riscoprire la fede in Gesù.Buona lettura.
Notizie intorno agli Esseni Anche questa volta le visioni della Veggente di Dulmen vengono convalidate dalle ricerche degli storici e dei ricercatori: secondo le fonti dell'antichità, per esempio Flavio Giuseppe (Guerra giud., Il, 119-161), Filone Plinio ed altri, consultate e raccolte dal Ricciotti (Op. cit. pag. 51 e 52), gli Esseni esistevano già nella seconda metà del Il secolo a.C. in vari luoghi della Palestina e particolarmente intorno al Mar Morto. Erano quattromila. Quest'associazione di religiosi era molto simile agli ordini monastici del Cristianesimo. Per esservi ammessi bisognava fare un noviziato di un anno, alla fine del quale si riceveva un battesimo; seguivano altri due anni di probandato, poi avveniva l'affiliazione definitiva mediante solenni giuramenti. Tra gli affiliati e i novizi esisteva gran differenza quanto a dignità e a purezza legale, tantoché se un novizio toccava per caso un affiliato, costui con traeva una certa impurità da cui doveva purificarsi. I beni materiali erano posseduti in perfttta comunità ed amministrati da ufficiali eletti a tale scopo; tutti lavoravano, specialmente nell'agricoltura, e i proventi andavano nel fondo comune. Erano proibiti il commercio, la fabbricazione di armi, la schiavitù. Il celibato era lo stato normale: il solo Flavio Giuseppe da notizia di un particolare gruppo di Esseni i quali contraevano matrimonio sotto condizioni speciali (Guerra giud., Il, 160-161), ma il fatto non è ben certo, e ad ogni modo non sarà stata che una limitata eccezione alla norma comune, secondo Plinio, gli Esseni sono una "gens in qua meno nascitur" (in Natur. hist., v, 17). Questa mancanza di procreazione faceva sì che accettassero a scopo di proselitismo anche fanciulli come probabili candidati all'associazione. La giornata era divisa fra il lavoro e la preghiera. Di prima mattina una preghiera comune era rivolta al sole. I pasti, consumati in comune, avevano un carattere di cerimonia sacra perché erano presi in un luogo speciale e dopo aver praticato particolari abluzioni e indossato abiti sacri, inoltre erano preceduti e seguiti da particolari preghiere; i cibi, semplicissimi, erano preparati da sacerdoti secondo regole speciali. In tutta la giornata si osservava abituale silenzio. Il rispetto per il riposo del sabato era di un rigore singolare: tanto che per questo rispetto, come pure per un accresciuto riguardo alla purezza legale, in detto giorno non si soddisfaceva alle necessità corporali maggiori. Per Mosè si aveva somma venerazione e chi ne bestemmiava il nome era punito con la morte. Di sabato si leggeva in comune la Legge di lui, e se ne davano spiegazioni; ma oltre ai libri di Mosè, l'associazione usava altri libri segreti, che erano studiati ugualmente durante la consacrazione del sabato. D'altra parte non tutte le prescrizioni di Mosè erano praticate, al tempio di Gerusalemme gli Esseni inviavano offerte di vario genere, ma non sacrzfici cruenti di animali. Salvo il giuramento per l'affiliazione, ogni sorta di giuramento era rigorosamente proibito; ci si dice infatti: "Ogni loro detto ha più forza d'un giuramento"; ma dal giurare 5 'astengono considerandolo peggiore dello spergiuro, giacché dicono che risulta già condannato colui che non è creduto (Guerra giud., Il, 135). È probabile che nelle consuetudini degli Esseni e nelle loro dottrine, il cui fondo principale proveniva certamente dal patrimonio ebraico, si fossero infiltrati elementi stranieri: tali ad esempio la dottrina loro attribuita della preesistenza delle anime, ignota all'ebraismo, e la pratica del celibato mai tenuto in onore presso gli Ebrei. Ma la precisa provenienza di questi elementi non ebraici rimane dubbia, nonostante le molte congetture che si sono fatte in proposito. Sembra che gli Esseni esercitassero un'influenza scarsissima sul restante del giudaismo contemporaneo, dal quale erano segregati anche materialmente da tante norme di vita pratica. Essi dovevano apparire come un "hortus conclusus", che si ammirava volentieri ma rimanendo-ne al di fuori; tuttavia, oltre a coloro che entravano stabilmente nell'associazione, v'erano taluni che ne seguivano solo per qualche tempo il tenore di vita, mossi da un vago desiderio ascetico, come narra d'aver fatto nella prima giovinezza Flavio Giuseppe (Vita, 10-12). Di questioni politiche gli Esseni ordinariamente non si occupavano, mostrandosi ossequenti verso le autorità costituite. Tuttavia nella grande rivolta contro Roma, alcuni di essi si lasciarono vincere dall'entusiasmo e presero le armi: un Giovanni Esseno è ricordato con funzioni di comando tra i Giudei insorti (Guerra giud., Il, 567; III 11, 19). Dai vincitori Romani essi ebbero a soffrire gravissimi tormenti (ivi, lì, 152-153), ma non per questo violarono i giuramenti della loro associazione. Dopo qualche tempo scomparvero del tutto dalla storia. - È da ricordare che importanti scoperte relative agli Esseni sono state fatte dal 1947 in poi a Khirbet Qumran, lungo le sponde settentrionali del Mar Morto: le scoperte hanno portato alla luce l'insediamento principale degli Esseni con molto materiale archeologico, compresi scritti (biblici, essenici, profani, ecc.). -
3 - La nonna di Anna si consulta con il profeta del monte Oreb L'approssimarsi della nascita della Santa Vergine Maria Una visione mi portò alla conoscenza di Chariot; era un Esse-no dedito ad una vita contemplativa e di espiazione. Aveva la sua dimora nelle vicinanze di Gerico e visse circa cento anni prima di Gesù Cristo Redentore. Vidi poi che gli Esseni avevano un modo di vivere molto austero e misurato: essi mangiavano per la maggior parte solo la frutta che cresceva nei loro giardini. Anche Arcos mangiava della frutta amara e gialla. Il vecchio profeta del monte Oreb, guidò gli Esseni per novant'anni. Sembra strano che questo veggente abbia profetizzato sempre la nascita di creature di genere femminile e che i progenitori di Anna e quest'ultima stessa ebbero per la massima parte una discendenza femminile. Vidi la nonna di Anna consultano in merito alle sue nozze. Sembra che questo profeta rivolgesse tutte le sue preghiere e devozioni a Dio, affinché benedicesse le pie madri dalle quali sarebbe discesa la famiglia della Vergine Maria, la Madre del Salvatore, e le famiglie dei servi e dei discepoli di Gesù Cristo. Anche il luogo di preghiera e dei vaticini del profeta era situato sul monte Oreb, nella grotta che era stata la dimora di Elia. Questa grotta era posta lungo una salita sul Monte e vi si accede-va per un'entrata scomoda, dopo aver disceso alcuni gradini naturali scavati nella roccia. Arcos ci andava sempre solo. Quando il profeta si recava in questo luogo assumeva lo stesso significato del supremo sacerdote del tempio quando si recava nel Santissimo, poiché nella grotta di Elia si trovava il Santissimo degli Esseni. In questo posto erano celati alcuni misteri sacrali, che non si possono svelare e perciò non posso nemmeno ricordare. Spiegherò poi quello che è nelle mie possibilità. Come dissi, ebbi una visione nella quale la nonna di Anna, prossima alle nozze, si recò dal profeta Arcos per avere un consiglio. Questa pia donna abitava nel deserto, a Mara, con la sua famiglia che faceva parte della comunità degli Esseni coniugati e aveva in questo luogo dei beni. Udii una voce che mi disse il nome di questa antenata: Moruni o Emorun. La voce mi disse che significava "buona madre" o "sublime madre " Quando giunse il tempo per prendere marito, furono in molti a chiedere la sua mano, ed ella si recò sul monte Oreb per consultare il supremo sacerdote, affinché l'aiutasse nella scelta consultando gli Oracoli. Le donne potevano parlare in udienza privata con il sacerdote solo attraverso un'inferriata, in un angolo riservato nella grande sala delle adunanze. Vidi Archos, con addosso i sacri paramenti, salire molti gradini, e giunto alla cima del Monte ne discese altri che lo condussero alla soglia deUa grotta di Elia. Entrò e chiuse dietro di sé la piccola porta della caverna. L'interno, ordinato e riempito di sacri arredi, era immerso in una luce crepuscolare con venature azzurre. Alcuni vasi contenevano delle erbe basse dalle proprietà terapeutiche e miracolose. Saranno le stesse che cresceranno e si rinvigoriranno al passaggio del lembo della veste di Gesù Io conosco quest'erba, cresce anche presso di noi, sebbene di costituzione più debole. Serviva alle rivelazioni profetiche di Archos perché col fiorire o con l'appassire forniva gli indizi negativi o positivi degli Oracoli. Il simbolismo è chiaro. Tra queste erbe vidi un piccolo alberello con le foglie giallicce rivolte in alto a forma di spirali. Alla mia vista interiore apparvero tante piccole immagini sulle foglie dell'alberello, mi sembrò che fosse il tronco di Jesse~5 o l'albero genealogico che mostrava quanto fosse vicina la venuta della Madre di Dio. Archos teneva sempre nelle mani il bastone di Aronne, particolarmente quando pregava nella grotta di Elia. Lo vidi con questo bastone durante il vaticinio del matrimonio dei progenitori della Santa Vergine. Egli chiese alla divina Provvidenza se il matrimonio contribuisse positivamente alla venuta del Messia, allora il bastone fiorì alcuni virgulti e fu chiaro che, secondo la volontà di Dio, la specie doveva continuare in quella direzione. Vidi Archos che, osservando in che modo si sviluppavano i virgulti, profetava, interpretando quel vivo simbolismo. Gli Esseni possedevano pure un'altra preziosa reliquia nella caverna di Elia sul monte Oreb; era una parte del più sacro segreto dell'Arca dell'Alleanza. Il sacro oggetto era celato da un velo nell'Arca. Solamente i più santi sacerdoti e profeti ne conoscevano il mistero. Questa reliquia era un mistero divino che preannunciava la venuta della Santa Vergine piena di grazia, nella quale per volontà dello Spirito Santo si sarebbe incarnato il Verbo fattosi uomo. Gli Esseni conservavano parte di quella santissima reliquia in un calice lucente fatto di pietre preziose; prima della schiavitù babilonese era stata custodita nell'Arca dell'Alleanza. Vidi che da questo sacro calice crescevano talvolta dei piccoli fiori. Archos pregò rivolto verso un'apertura in alto da dove entrava la luce, poi si gettò a terra col viso rivolto al suolo. In questo momento Archos aveva ricevuto un'estasi e una rivelazione profetica: egli vide crescere sotto il cuore di Emorum, che gli aveva domandato consiglio, un bastone di rose con tre rami, ciascuno dei rami portava una rosa. La rosa del secondo ramo era ornata di una lettera, credo che fosse la N o la M. Il sacerdote poi vide un Angelo che scriveva delle lettere, potè leggere e capirne subito il significato. Subito dopo uscì dalla caverna ed annunciò alla progenitrice di Anna, la quale lo aveva interrogato, che si sarebbe maritata col sesto pretendente al matrimonio e avrebbe partorito una bambina eletta da Dio, contraddistinta da un segno. Emorum infatti sposò Stolano, che era anch'egli un Esseno ma non di Mara, dopo il matrimonio assunse il nome di Garescha o Sarzirius. Stolano ed Emorum ebbero tre figlie: Ismeria, Emerenzia e Enue. La famiglia si trasferì da Mara a Ephroa. Ho visto Ismeria diventare la madre di Sant'Anna, e non Emerenzia come fu detto da alcuni. Emerenzia invece sposò Aphras o Ophras, un levita. Dalla coppia nacque Elisabetta, la madre di Giovanni il Battista. Un'altra figlia si chiamò Enue come la zia, e all'epoca della nascita di Maria Santissima era già diventata vedova. La figlia primogenita di Ismeria e di Eliud si chiamava Sobe ma, siccome in questa fanciulla non si era manifestato il segno della promessa, la coppia ne era assai afflitta e perciò i coniugi si recarono dal profeta del monte Oreb. Archos li consigliò di pregare, di offrire sacrifici, e supplicare insistentemente Dio. Ismeria rimase sterile per diciotto anni poi fu di nuovo benedetta da Dio, che le diede una visione notturna: vide un Angelo scrivere sulla parete vicino al suo letto la lettera "M". Quando la coppia si svegliò scorse il segno realmente sulla parete. Dopo nove mesi Ismeria diede alla luce Sant'Annache portava la lettera sul petto. A cinque anni la bambina fu inviata alla scuola del tempio, come farà anche Maria. Dodici anni dopo ritornò a casa e trovò una sorellina di nome Maraha. Un anno dopo Ismeria si ammalò gravemente. Dal letto di morte diede alcune istruzioni e ammonizioni ai suoi parenti, raccomandò loro Anna, come futura madre della famiglia. Infine volle parlare solo con Anna, la consigliò di sposarsi e di lasciarsi guidare dal profeta del monte Oreb; le raccomandò di prepararsi a divenire un vaso della Grazia divina. Poi lasciò questo mondo. I genitori di Anna erano ricchi, ma donavano moltissimo ai bisognosi e tenevano per loro solo una piccolissima parte. Li avevo già visti, insieme a devoti e religiosi, portare l'Arca dell'Alleanza, la quale emanava una luce maestosa che presagiva il prossimo evento delle sacre nascite di Sant'Anna e della Santa Vergine Maria. Sobe, la sorella maggiore di Anna, si maritò con un certo Salomone e generò due figli: Eliud e la figlia Maria Salome, la quale si sposò con Zebedeo e partorì Giacomo il Maggiore. Anna aveva ancora una terza sorella, molto povera ma che era molto saggia. Sant'Anna era nata a Betlemme, tempo dopo i suoi genitori si erano trasferiti a Sephoris poco distante da Nazareth. Essi avevano poderi e terreni nella valle di Zabulon. Dopo la morte della consorte, il padre della Santa decise di ritirarsi in questo podere con il resto della famiglia. Così entrò in amicizia con i genitori di Gioacchino, della tribù di David. Il padre di Gioacchino, che pure si era stabilito da tempo in quella valle, si chiamava Matthat ed era il fratello minore di Giacomo, il padre di San Giuseppe. Sebbene Anna non fosse bellissima, sembrava la più bella tra le altre ragazze. Semplice ed innocente. Sua figlia, Maria Santissima, sarà la più bella di tutte. Anna si conservò per tutta la vita semplice ed innocente. Non voleva prendere marito e rifiutava tutti i giovani che la chiedevano in sposa. Ne aveva subito allontanati almeno sei. Secondo la tradizione di famiglia e la volontà di sua madre, Anna si recò a chiedere consiglio agli Esseni e seppe che era giusto che sposasse un certo Gioacchino; lei però non lo aveva mai conosciuto e mai ne aveva sentito parlare. Quando il padre di Anna si trasferì nella valle di Zabulon, Matthat chiese la mano di Anna per conto di suo figlio. Così avvenne che la futura madre di Maria Santissima conobbe Gioacchino. Questi era un giovane molto pio ma non era bello, e San Giuseppe non era più tanto giovane, però era molto più bello di lui. Il modo di chiedere moglie era semplice: accomodata la cosa con i genitori, si faceva la promessa nella sinagoga del paese. il sacerdote pregava sul santo luogo dove erano i sacri Libri della Legge, mentre i genitori pregavano a casa loro. Poi il sacerdote accettava la dichiarazione degli sposi, i loro patti e le loro intenzioni. Il giorno seguente venivano congiunti con numerose cerimonie che si svolgevano all'aperto. Quando Anna si sposò aveva circa diciannove anni. Un solo sacerdote assistè alla cerimonia. Essi andarono ad abitare a casa di Eliud, il padre di Anna, la cui casa era poco distante da Sephoris; vi abitarono per sette anni. Il loro aspetto era chiaramente ebraico, ma lasciava intravedere tratti somatici fini ed insoliti. La serietà e la compostezza che sprigionava dal loro atteggiamento e dai costumi di vita erano assai rari. Nonostante fossero giovani, mostravano una maturità e una saggezza da persone più che anziane. Come i loro antenati, essi donavano quasi tutti i loro averi al tempio, ai poveri e ai parenti bisognosi; vivevano con molta temperanza, donando il superfluo ai più bisognosi. Vidi spesso che quel poco che la coppia tratteneva per sé, dopo poco si moltiplicava per essere diviso ancora. Per questo da ragazza pensavo che chi dà, riceve sempre il doppio. In ogni occasione parlavano con grande ansia dell'attesa del Messia. Spesso li vedevo, insieme ad amici e parenti, seduti al suolo in cerchio, parlare di cose sante. Tra i parenti bisognosi vidi alcuni malvagi che, invidiosi ed arroganti, chiedevano solo doni. Nonostante quest'atteggiamento, costoro ricevevano molto e venivano trattati bene. A causa di una disgrazia in famiglia, Anna partorì una bambina prematuramente, non era quella dell'antica Promessa perché non ci furono i segni. Sant'Anna ritenne per questo di aver peccato e temendo che fosse stata la conseguenza del castigo di Dio, divenne molto triste. Malgrado ciò furono felici per la nascita della fanciulla che venne chiamata Maria. Essi amarono questa bambina ma, non avendo ricevuto il tanto atteso santo frutto, erano contemporaneamente inquieti e tristi. Vissero in reciproca astinenza e penitenza per un lungo periodo di tempo. Anna diventò sterile e ritenendo ciò come conseguenza dei suoi peccati, aumentò le sue opere buone. Vidi le sue preghiere solitarie e gli sposi vivere divisi per molto tempo. Le loro offerte al tempio furono quasi raddoppiate. Decisero di vivere in solitudine per guadagnarsi di nuovo la benedizione di Dio, allora lasciarono la casa del padre Eliud e si recarono in un podere nei dintorni di Nazareth, un lascito dei genitori di Gioacchino. I parenti. di Anna prep ararono tutte le cose occorrenti: divisero il gregge, sortirono le stoffe, impacchettarono i vasi fragilissimi, e le tante altre cose che occorrono alla partenza definitiva di una famiglia che è vissuta sette anni in una stessa casa con i parenti. Vidi i parenti dare in una borsa alla coppia in partenza un piccolo oggetto, ma pesante, simile ad un pezzo di metallo prezioso. Quando tutto fu pronto, Anna e Gioacchino presero commiato da quella brava gente con profonda commozione. Il corteo di servi e ancelle che spingevano avanti il bestiame, si mosse per primo, seguito da Anna e Gioacchino seduti sugli asini. Nella colonna, tra la polvere alzata dai buoi, gli asini e le pecore, scorsi pure il viso di Maria Heli, la prima figlia di Anna, dell'età di circa cinque o sette anni. La nuova abitazione si trovava a circa un'ora di cammino da Nazareth e si erigeva su una collina circondata da prati, era tra la valle di Nazareth e quella di Zabulon. La casa era fatta di pietra. Più avanti si erigeva una tettoia e le stalle per il bestiame, non lontani si trovavano gli alloggi della servitù. Vicinissimo alla casa vidi un albero molto strano, era grandissimo e i suoi rami scendevano fino a terra, mettevano radici e spuntavano da queste nuovi alberi più piccoli. L'interno della casa aveva la struttura di una chiesa non tanto grande, era suddiviso molto bene in numerose stanze con pareti mobili, fatte di intrecci di vimini, che non giungevano fino al soffitto, le pareti erano alte poco più di una persona. C'era la grande sala del banchetto e un'antisala, alcune separazioni di vimini potevano servire all'occorrenza per formare piccolissime stanze da letto per numerosi ospiti, per esempio in occasione di un grande banchetto nuziale di più giorni. Al centro della casa si trovavano quattro stanze da letto a destra e quattro a sinistra, tutte erano formate con lo stesso sistema delle pareti di vimini. Dalle medesime si penetrava nella terza parte della casa, la posteriore, che finiva con la forma di mezzo cerchio come il coro di una chiesa. Al centro di questo spazio si trovava il grande focolare davanti al quale al soffitto era appeso un candelabro con cinque candele. Dietro al focolare alcuni arazzi coprivano ancora due locali: quello in cui la famiglia pranzava e il luogo di preghiera e di meditazione, l'oratorio. Fuori della casa c'era un giardino meraviglioso con un bel frutteto, dietro apparivano i campi di grano e un grande bosco che si estendeva fino ai piedi di un monte. Quando la pia famiglia giunse nella nuova dimora trovò tutto in ordine perché la servitù aveva già provveduto ad organizzare e pulire la casa. I servi furono di grande aiuto, erano coscienti e intelligenti, come lo era la servitù in quell'epoca. In poco tempo tutto fu in ordine ed ebbe inizio la nuova vita. Vidi i membri della famiglia spesso seduti in cerchio sul tappeto con altre persone mentre discorrevano della santa attesa. Essi continuavano a donare buona parte dei loro averi ai poveri e al tempio mentre ritenevano solo la parte minore e peggiore di tutte le loro sostanze. Miracolosamente, quanto più li vidi donare gran parte del raccolto e delle mandrie, tanto più tutto si moltiplicava improvvisamente. Spesso vidi dormire Anna e Gioacchino in stanze separate. Vivevano nella più grande continenza e spirito di abnegazione. Vidi Gioacchino pregare mentre pascolava le pecore e gli agnelli. La tristezza di questa coppia andava sempre aumentando perché Anna era sterile da diciannove anni, da quando era nata la loro prima figlia. Sebbene lei si vergognasse di non essere feconda, era fiduciosa nella venuta del Messia per mezzo di qualche sua parente. La gente cattiva del vicinato parlava male di loro perché non avevano altri figli. Anna frattanto si sforzava con Gioacchino di raggiungere una sempre maggiore purezza. Vidi Gioacchino, di costituzione piccola e robusta, recarsi a Gerusalemme col bestiame destinato al tempio. Anna era divenuta molto debole e infossata nelle guance, che però mantenevano il colore roseo.
La Preghiera di Anna Caterina Emmerick alla Mamma Celeste: "O Madre del Salvatore! Tu sei Mamma mia per due ragioni: perché tuo Figlio mi diede a Te come Madre quando disse all'apostolo S. Giovanni: "Ecco tua Madre!" e perché inoltre mi sono sposata con lo stesso Figlio tuo; adesso dopo aver disobbedito al mio Sposo e al tuo Figliolo, m~ vergogno di comparire alla sua presenza. Abbi dunque compassione di me, poiché il tuo cuore materno è tanto generoso! Digli che mi perdoni, poiché a Te Egli non rifiuterà alcuna grazia, nemmeno quella di perdonarmi."
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Post n°33 pubblicato il 12 Febbraio 2013 da tebtrinacriabra
Ultimo Messaggio Madonna a Medjugorie 2 Luglio 2014 "Cari figli, io, Madre di voi radunati qui e Madre del mondo intero, vi benedico con la benedizione materna e vi invito ad incamminarvi sulla via dell'umiltà. Quella via porta alla conoscenza dell'amore di mio Figlio. Mio Figlio è onnipotente, Egli è in tutte le cose. Se voi, figli miei, non comprendete questo, allora nella vostra anima regna la tenebra, la cecità. Solo l'umiltà può guarirvi. Figli miei, io ho sempre vissuto umilmente, coraggiosamente e nella speranza. Sapevo, avevo compreso che Dio è in noi e noi in Dio. Chiedo lo stesso a voi. Voglio tutti voi con me nell'eternità, perché voi siete parte di me. Nel vostro cammino io vi aiuterò. Il mio amore vi avvolgerà come un manto e farà di voi apostoli della mia luce, della luce di Dio. Con l'amore che proviene dall'umiltà, porterete la luce dove regna la tenebra, la cecità. Porterete mio Figlio, che è la luce del mondo. Io sono sempre accanto ai vostri pastori e prego che siano sempre per voi un esempio di umiltà. Vi ringrazio. " Gesù Cristo è la verità |
INFO
IL GIUSTO POSTO ALLE FESTE
Nella nostra società siamo ormai abituati a pensare che determinate feste hanno solo un significato simbolico e le ricordiamo non già per quello che sono ma come feste(utili per far riposare chi lavora) ma come cristiani e italiani dobbiamo dare un giusto valore alle feste cristiane, perchè anche chi non crede trova in queste feste le tradizioni dei suoi antenati e chi crede ha basata la sua fede proprio in queste feste.
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Natale.A Natale si ricorda la nascita di Nostro Signore Gesù Cristo, nato per morire per i nostri peccati e per portarci con lui in Paradiso.Oggi la società fa di natale una festa che si ricorda per l'albero, per i regali ecc.Natale è la celebrazione della nascita di Cristo cerchiamo di andare a Messa tutte le domeniche e di non abbandonare mai la Santa Messa che è ricordo del sacrifico di Cristo.Ricordiamo il Natale per quello che è la nascita di Cristo.
Epifania.E' il giorno della manifestazione della Teofania, ovvero la manifestazione di Dio in Gesù Cristo.Non è la Befana che è un'invenzione pagana, per carità una bella tradizione ma l'Epifania è l'Epifania non la befana.
Pasqua.A Pasqua si celebra la risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.Pasqua non è l'uovo di pasqua.L'uovo è un simbolo pagano.Gesù è morto per condurci alla vita eterna.
Lunedì dell'Angelo.Il Lunedì dell'Angelo è il ricordo dell'Angelo che annunziò alle donne che Gesù era risorto..Ma oggi lo chiamiamo pasquetta.No signori.Non facciamo rubare le tradizioni.Come dice un famoso detto ''Un popolo che non ricorda il proprio passato è un popolo senza futuro''.La tradizione ci rende più consapevoli di noi stessi come singoli e come famiglie.
Ognissanti.Ognissanti è il giorno in cui si ricordano tutti i santi ed è preceduto dal giorno in cui si ricordano i nostri fratelli defunti.Oggi la società su ispirazione della massoneria cerca di far sparire le tradizione cristiane, infatti ci vogliono inculcare halloween.Halloween è celebrare le streghe(quindi una leggenda di cattivo gusto).Cosa si insegna ai bambini ad amare le streghe(simbolo del male)?Riscopriamo o scopriamo il valore delle tradizione cristiane antiche ma sempre nuova.
Dio e la Madonna vi benedicano,Amen!
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VERSETTI CON FRASI DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO
''Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito,perchè chiunque crede in
lui non muoia, ma abbia la vita eterna''
''Io sono la luce del mondo;chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita''
''.Io sono il buon pastore,
conosce le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre;
e ofro la vita per le pecore''
''Beati i poveri in spirito, perchè di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perchè saranno consolati.
Beati i miti perchè erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perchè saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perchè troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perchè vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,perchè saranno
chiamati figli di Dio.Beati i perseguitati per causa della
giustizia, perchè di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quanto vi insulteranno, vi perseguiteranno e,
mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per
causa mia.Rallegratevi ed esultate, perchè grande è
la vostra ricompensa nei cieli.Così infatti hanno
perseguitato i profeti prima di voi''
''Avete inteso che fu detto:Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico;
ma io vi dico:amate i vostri nemici e pregate per i vostri
persecutori,perchè siate figli del Padre vostro celeste,
che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i
buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?...
Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste''
''(Durante la crocifissione), Gesù diceva:Padre, perdonali, perchè non sanno quello che fanno''
PREGHIERA A MARIA SANTISSIMA
Maria, Madre di Gesù dammi il tuo cuore così bello, così puro così immacolato
così pieno d'amore e d'umiltà affinchè io possa ricevere Gesù nel pane
della vita, amarlo come tu lo hai amato e servirlo nelle sembianze dei più poveri tra i poveri
amen.
Madre Teresa di Calcutta
IL DONO DELLE LINGUE OGGI È BIBLICO? PARTE 1
Nelle comunità pentecostali e neo-pentecostali la risposta è affermativa.Ma per noi Cattolici?Noi basiamo la nostra fede in Gesù Cristo e nella sua Parola.Il dono delle lingue è uno dei doni citati da San Paolo nella prima epistola ai corinzi.Infatti l'Apostolo dice che lo Spirito Santo dava dei doni a chi di profezia a chi doni dele lingue ecc(vedi 1 Corinzi 12,10).Ma quando avvenne la prima discesa dello Spirito Santo?Avvenne il giorno di Pentecoste dell'anno 35 d.c(circa).In Atti degli Apostoli troviamo scritto:''Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio»''Atti 2,1-11.Come abbiamo visto lo Spirito Santo scese sui 120 Apostoli e discepoli tra i quali vi era la Madre di Dio.Lo Spirito scese su tutti non su alcuni.Inoltre tutti parlavano lingue conosciute, non dicevano parole incomprensibili.Ma a cosa serviva questo dono?Serviva come segno ai non credenti per la loro conversione(Vedi 1 Corinzi 14,22).Infatti lo Spirito Santo quando scendeva sui credenti scendeva su tutti e convertiva coloro che non credevano Atti 10,44).E' importante sottolineare che se c'era davvero l'azione dello Spirito di Dio vi doveva essere almeno un'interprete''uando si parla con il dono delle lingue, siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine; uno poi faccia da interprete. Se non vi è chi interpreta, ciascuno di essi taccia nell'assemblea e parli solo a se stesso e a Dio''.1 Corinzi 14,27,28.Quindi se non c'era alcun interprete non si doveva parlare in lingue.Ma queso avviene nelle comunità pentecostalie neo-pentecostali?No!Inoltre il dono delle lingue non consisteva in borbotti o suoni sconnessi ma in lingue eistenti(vedi 1 Corinzi 14,9,10).Ma come mai nella Chiesa Cattolica che è la Chiesa del Dio vivente (1 Timeteo 3,15) non si parla più in lingue?La risposta c'è la fornisce la Parola del Signore ''1Corinzi 13:8 La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto''.1 Corinzi 14,8-12.
IL DONO DELLE LINGUE OGGI È BIBLICO?PARTE 2
Il dono delle lingue è cessato ma quando?Quando si raggiunse la perfezione, cioè quando la Chiesa cresceva come numero di credenti e quando la Chiesa era più ''adulta'' nelle cose che riguardano Cristo.Ma allora i doni delle lingue che avvengono oggi in che cosa consistono?Purtroppo consistono in borbottii o parole sconnesse.Per esempio potrette sentire persone che dicono Rammayah Jesus(una parola in ebraico e una in inglese, quando il nome di Gesù in ebraico è Yehoshuà).Ma verificiamo la condizione della Chiesa primitiva con le chiese pentecostali e neo pentecostali.
La Chiesa era un'anima sola''La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola''Atti 4,32, secondo quanto Gesù aveva chiesto aL Padre(Giovanni 17,11,21).Le chiese protestanti sono divise in 6 correnti a loro volta divise in 20.000 chiese ognuna in antitesi all'altra e divise al loro interno, inoltre nei neo-penteocstali vi è una corrente che non riconosce la divinità di Cristo.
Nella Chiesa anche attraverso il dono delle lingue vi erano numerose conversioni(Atti 10,44.Nelle chiese protestanti che affermano di ricevere il dono dello Spirito Santo non avvengono adesioni.
Nella Chiesa vi erano interpreti per spiegare ai credenti cosa significassero le parole dette in lingua.E tutti parlavano in lingue(Atti 10,44).
Nelle chiese pentecostali e neo pentecostali ciò non avviene.
Le lingue parlate erano lingue d'uomini(Atti 2,8-11).Oggi nelle comunità pentecostali non avviene, le ''lingue'' che parlano sono borbottii e inoltre sono le stese identiche parole, al contrario di ciò che avveniva con i credenti del I secolo d.c.(vedi 1 Corinzi 14,18,19), dove c'era una varietà di linguaggi parlati.
Inoltre la Bibbia afferma che le lingue sarebbero cessate(1 Corinzi 13,8) ciò è già avvenuto.Se davvero esistesse il dono delle lingue allora dovrebbe accedere come a San Paolo di essere immuni ai serpenti come avvenne con San Paolo(se si legge la Bibbia letteralmente).Confrontate Marco 16:17,18 con Atti 19,11,12 e Atti 28,3-5).
Ma obietteranno i fratelli pentecostali San Paolo parlava le lingue degli Angeli.No rispondiamo noi.Poichè San Paolo in 1 Corinzi 13,1 critica un culto pagano dove si adoravano gli Angeli(e non si veneravano) e dove i seguaci affermavano di parlare nelle lingue degli Angeli.Inoltre lo stesso San Paolo afferma che quando salì in Paradiso''fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare''.2 Corinzi 12,1-4.L'uomo di cui parla San Paolo è egli stesso.Vediamo che egli stesso afferma che udì cose che non è lecito a nessun uomo pronunciare.
Ma allora ci potremo chiedere il ''dono delle lingue'' che si verifica oggi come si giustifica.Noi crediamo alla buona fede dei fratelli protestanti e pertanto dicendo ciò che un pastore protestante disse diciamo che tutto si basa su un'emozione interiore aumentata dalla musica religiosa e dall'indottrinamento che provoca il ''parlare in lingue.
IL PURGATORIO NON C'È NELLA BIBBIA?PARTE
Secondo molti il Purgatorio sarebbe un'invenzione teologica della Chiesa Cattolica.E'
facile dimostrare il contrario attraverso questi fatti.1)Il Purgatorio è biblico.2)La
tradizione della Chiesa sin dall'inizio ha accettato come verità di fede il Purgatorio
ed ha incoraggiato da sempre le preghiere verso i defunti.3.Inoltre anche se Purgatorio
non appare mai chiaramente scritto è facile dedurne il contesto.Così come non troveremo
mai scritta in nessuna parte della Bibbia la parola ''Trinità'' ma si deduce dal
contesto.Prima di tutto è necessario dire che i protestanti hanno rinnegato libri che i
primi cristiani hanno sempre considerato sacri e che noi Cattolici consideriamo
sacri.Questi libri sono :Sapienza,Ecclesiastico,Baruc(che era il segretario di
Geremia),I e II Maccabei,Giuditta.E' necessario dire che gli ebrei consideravano
canonici questi libri ma che non li inclusero nel loro canone perchè scritti in
greco.La prima e più accurata traduzione biblica ovvero quella dei LXX (settanta)
inserì tutti questi libri nel canone del Nuovo Testamento.Vari versetti del Nuovo
Testamento fanno chiaro riferimento a versetti di questi libri.Inoltre è necessario
capire che il Canone del Nuovo Testamento è stato redatto dalla Chiesa di Cristo per
mezzo dello Spirito Santo.Infatti i fratelli Ortodossi considerano ispirati questi
libri.Lutero ad esempio voleva togliere dal Vecchio Testamento il libro di Ester(troppo
''ebreo'' per Lutero) e nel Nuovo voleva eliminare la Lettera Cattolica di S.Giacomo e
l'Apocalisse.Tra l'atro tra i protestanti vi fu confusione e alla fine si continuò con
il Canone Cattolico.Ora in base a che cosa volevano togliere dei libri?Perchè non si
confacevano alla loro dottrina.E accusano noi cattolici di aver aggiunto dei libri.E'
un po come Farisei e Sadducei che accusavano Gesù di essere indemoniato mentre Gesù era
ed è Dio Onnipotente.Ma facciamo parlare la Bibbia.''Giuda Maccabeo fece una colletta e
la « inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio» e la Bibbia
dice che agi ,in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della Risurrezione.
Perché se non avesse avuta ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe
stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli considerava la magnifica
ricompensa riservata a coloro che si addormentavano nella morte con sentimenti di
pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio
espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato » (2 Mac 12, 43-45).
IL PURGATORIO NON C'È NELLA BIBBIA?PARTE 2
Vediamo
che la Bibbia giudica nobile il fatto che Giuda Maccabeo pregasse per i morti.Qui il
testo è chiarissimo.Ma leggiamo ancora.San Pao,o nella prima lettera ai Corinzi
scrisse.''Secondo la grazia di Dio che mi e stata data, come un sapiente architetto io
ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come
costruisce. Infatti nessuno pub porre un fondamento diverso da quello che gia vi si
trova, che e Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro,
argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l'opera di ciascuno sarà ben visibile:
la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la
qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà,
costui ne riceverà una ricompensa, ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito, tuttavia
egli si salverà, però come attraverso il fuoco » (1 Cor 3, 10-17).Cosa
significa?Significa che anche chi avrà costruito con fieno(anche peccando) sarà salvato
come attraverso il fuoco, ovvero la purificazioni la purgazione dei peccati.I Padri
della Chiesa sono sempre stati concordi che in questo passo San Paolo parlasse proprio
del Purgatorio.Ma leggiamo ancora.Sant' Agostino(354-430) scirsse a proposito del
purgatorio''Non si può negare che le anime dei defunti possono essere aiutate dalla
pietà dei loco cari ancora in vita, quando e offerto per loro il sacrificio del
Mediatore, oppure mediante elemosine » (De fide, spe, et caritate).Una testimonianza di
uno dei Padri della Chiesa del 300 d.c . Ma leggiamo ancora altre
testimonianze,Sant'Efrem scrisse ''Nel trigesimo della mia morte ricordatevi di me,
fratelli, nella preghiera. I morti infatti ricevono aiuto dalla preghiera fatta dai
vivi » E' interessante notare poi come tanti santi abbiano manifestato in modo sopranaturale l'esistenza del Purgatorio, uno di questi fu San Pio da Pietrelcina.Il Santo un giorno vide apparirgli davanti un'uomo che disse''Sono Pietro Di Mauro. Sono morto in un incendio, il 18 settembre 1908, in questo convento adibito, dopo l'espropriazione dei beni ecclesiastici, ad un ospizio per vecchi. Morii fra le fiamme, nel mio pagliericcio, sorpreso nel sonno, proprio in questa stanza. Vengo dal Purgatorio: il Signore mi ha concesso di venirvi a chiedere di applicare a me la vostra Santa Messa di domattina. Grazie a questa Messa potrò entrare in Paradiso".Il Santo controllò se la storia fosse vera e trovò conferma,infatti in cimitero trovò la lapide con il nome e la data di morte.E negli archivi comunali veniva narrata la storia dell'incendio dove morì questo nostro fratello.Questa è solo delle tantissime testimonianza di San Pio senza considerare tutte le tantissime testimonianza di cui la storia della Chiesa di Dio è piena.C'è da dire che ''grazie'' al ''Sola scriptura'' di Lutero sono nate eresie di ogni tipo.Dall'albero si conoscono i frutti.
Inviato da: aldogiorno
il 26/04/2018 alle 17:46
Inviato da: tebtrinacriabra
il 26/11/2016 alle 17:44
Inviato da: animasug
il 26/11/2016 alle 17:24
Inviato da: animasug
il 26/11/2016 alle 15:36
Inviato da: tebtrinacriabra
il 19/11/2016 alle 14:35