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IL RISCATTO D’UN POPOLO, ovvero … lettera ad una prof.ssa tifosa del Napoli

Post n°104 pubblicato il 11 Aprile 2012 da JoeTramino
 

Carissima Collega,

     ma non avevi incominciato pubblicando la foto di Maradona con al collo la maglia della Juve?
A parte il commento posto sotto, che devo riconoscere più che altro scherzoso, al quale penso di aver dato un’altrettanta risposta ironica e scherzosa allo stesso tempo, chi la capisce bene … altrimenti ...
Altrimenti … vuol dire trasformare Facebook o qualsiasi altro social forum soltanto in un becero turpiloquio, fatto di esclamazioni senza senso, in un cercare a tutti i costi un consenso alle proprie idee che non è dovuto, arrivando, anche, a sputar sentenze ed a emettere dei giudizi del tutto fuori luogo se non addirittura offensivi e forieri, nel caso dovesse leggerli qualcuno che non abbia la capacità mentale di riuscire a rimanere in un ambito virtuale, quale è l’interazione fatta attraverso una interconnessione di rete, di odio se non addirittura di violenza.
Perché vedi, se parliamo di Maradona che ha giocato nel Napoli, ma anche nel Barcellona, che ha vinto con la “sua Argentina” un Mondiale da solo, e sottolineo “da solo”, ma lo stesso poteva giocare nel Milan, nella Fiorentina od in qualsiasi altra squadra del Mondo e discutere all’infinito, se è stato tra i più grandi od il più grande, non si offende nessuno ed ognuno rimane della propria idea.
“De gustibus non disputandum est”, come saggiamente dicevano i Latini!
Nel momento, invece, che sposti il discorso da Maradona alla squadra di calcio Napoli e da questa alla città di Napoli, separando poi, con un ragionamento del tutto personale i buoni dai cattivi, dando a quest’ultimi, in sostanza del deficiente, di avere dei comportamenti sbagliati o comunque strani e di non poter condividere “alcunché con gli appartenenti al popolo juventino, nemmeno la minima simpatia fosse anche per un solo giocatore o per un suo tifoso”, sbagli e non di poco.
Questo, cara collega è “incitamento all’odio”, anche nei miei confronti, visto che appartengo al popolo juventino e sono un suo tifoso e poco vale quando cerchi una giustificazione dicendo: “brave persone ... che vuoi fare? ognuno ha le sue stranezze!!!”
Allora vengono alla mente i turpiloqui scritti a commento di quella foto, diciamo da alcuni …, chiamali come vuoi Tu, "tifosi ru' napule".
Perché vedi, la maglia, la bandiera, per chi crede in quei colori ha qualcosa di sacro, che non può essere in alcun modo deriso.
Se qualcuno prende il nostro Tricolore e ne fa un uso improprio, ti viene la rabbia e ti piange il cuore, oppure … no? Se qualcuno dileggia la Bibbia, il Vangelo od usa la Croce per farne una cosa diversa da quella che per Noi Cristiani rappresenta, ti girano le budella, per non dire qualche altra cosa, oppure … no? La stessa cosa vale per gli Islamici con il Corano, la stessa cosa vale per i Francesi per il loro tricolore e la stessa cosa sarebbe per te se dicessi che della bandiera o della maglia del Napoli ne facessi un miglior uso rispetto a quella di essere indossata.
Vedi, nel gesto di Maradona di avere al collo la maglia di un’altra squadra, c’è tutta l’essenza dello sport, della partita, dell’amicizia tra persone che si sono battute per dei colori diversi e alla fine si scambiano qualcosa di personale, intriso del proprio sudore, dei propri odori. Nessuno dei due, sia che ha vinto o perso ha strappato all’altro alcun trofeo, se lo sono scambiati in amicizia, non è lo scalpo dell’avversario vinto e scotennato e preso con violenza! E’ SPORT! E’ quello SPORT che nell’antica Grecia faceva interrompere le guerre!
Per 90 minuti si sono rincorsi, scontrati, maltrattati, al limite anche ingiuriati, ma alla fine si sono stretti la mano, perché questo è lo SPORT, il calcio, tirare calci ad un pallone.
Non te ne faccio una colpa, se non lo capisci: è soltanto mancanza di cultura sportiva.
Ho giocato a calcio, non sono diventato Maradona e nemmeno Furino, ma nel mio piccolo qualche soddisfazione l’ho avuta. Ti posso assicurare che quando andavo su qualche campetto della periferia di Roma, sentivo il fiato degli spettatori su di me, sentivo le loro urla, sentivo le imprecazioni dei genitori dei miei avversari che incitavano i loro figli a mettermi giù, a spaccarmi le gambe ed io ero pronto a riceverle ed a … darle, in tutta lealtà. Ho le gambe martoriate dalle loro tacchettate, ho le caviglie livide per i calci presi, ma in tutta franchezza ti posso assicurare di aver fatto più male di quanto ricevuto. Ma era soltanto SPORT.
Alla fine della partita ero comunque pronto a stringere la mano al mio avversario, allora si giocava ad uomo, e dargli appuntamento alla prossima volta. La maglia non la scambiavamo. Quella doveva durare per l’intera stagione e quando la riportavo a casa, mia mamma era ben felice di lavarla e stirarla e qualche volta che la riportavo senza averla stropicciata e sporcata, si preoccupava perché significava che non avevo giocato.
Quello era SPORT.
Posso dire di vivere nello sport, per lo sport e con lo sport.
Ma, la perla è quello che hai scritto nel tuo post, diciamo di … chiusura.
Dici: “COME FA UN NAPOLETANO A SENTIRSI PARTE di un mondo che NON ci appartiene”.
Equivale a dire, per qualsiasi altro abitante di una qualsiasi altra città, ad esempio Firenze: “COME FA UN FIORENTINO A SENTIRSI PARTE di un mondo che NON ci appartiene”.
Di quale mondo stai parlando: del mondo pallonaro, di dare calci ad un pallone, di sport o cos’altro?
Bene, una frase del genere, purtroppo la sento dire soltanto dai “tifosi ru' napule” che abitano nella città di Napoli e me ne dispiace.
Non parlo di me, non sono napoletano, non ci sono nato e nemmeno ci vivo, ma se ti può confortare non mi sento nemmeno romano, pur essendoci nato e non mi sento nemmeno torinese sebbene la Juventus vi abbia la sede sociale, ma questo non toglie che Napoli mi piaccia, a Roma torno con piacere ed ogni volta che vado a Torino, per me è una festa, ma sono sicuro che starei bene a Milano od in qualsiasi altro luogo, così come sono stato bene a Lione od a Toronto!
Perché trasferire le attese di una città, di un popolo su una squadra di … calcio?
Forse che: “la squadra di calcio della città deve essere intesa come quella che deve riscattare la città stessa a suon di vittorie ed obbligatoriamente vi deve essere una identificazione dei tifosi con il binomio città-squadra e viceversa?"
Per parte mia credo che il riscatto deve avvenire in altro modo, impegnandosi tutti affinché l’immagine della città, quale essa sia, sia la migliore possibile indipendentemente dal tifo per la squadra di calcio, perché ... ogni tifoso è una persona che vive in quella città.
Forse che: “il Popolo Napoletano rivendichi delle istanze autonomistiche ed indipendentistiche dopo 150 anni dall’Unità d’Italia?"
Assurdo! Nemmeno i sardi che per cultura autonomistica e di indipendenza in Italia non sono secondi a nessuno ragionano in tal modo, vedendo nel Cagliari il braccio sportivo di rivendicazioni oramai passate.
Il tuo modo di pensare è tanto più assurdo in quanto sei, e nessuno può dire il contrario, una educatrice, una docente, una professoressa che apprezzo molto, ma questo tuo pensiero, va in tutt’altra direzione.
Perdonami, se te lo ripeto, ma quelle parole gettano benzina sul fuoco, fomentano l’odio, la … violenza!
In Europa soltanto i Paesi Baschi si identificano in tutto e per tutto nell’Atletico di Bilbao, ma questa squadra è composta per intero da tutti Baschi e parlano tutti l’euskara, ragion per cui l’identificazione sorge spontanea, tanto più che è un popolo in perenne lotta per l’indipendenza dalla Spagna ed addirittura aspira all’unificazione con la parte francese dei Paesi Baschi per costruire la Nazione Basca, tanto da far dire a Didier Deschamps, basco francese, quando era alla Juve, di voler un giorno giocare insieme con i fratelli dell’Atletico.
Fossi nato a Bilbao, probabilmente sarei stato un “lehoiak zurigorriak” e sicuramente tutti quelli che tifano per la Juve od altre squadre se nati nei Paesi Baschi lo sarebbero, immedesimandosi in una giusta lotta.
Ma quanti morti ha portato le aspirazioni indipendentistiche del popolo basco?
Poi a mente fredda guardi la rosa dei titolari del Napoli e ti accorgi che a malapena vi è un solo giocatore nato a Napoli o dintorni, gli altri sono: due argentini, due uruguagi, un colombiano, uno slovacco, uno svizzero ed altri tre italiani e l’allenatore è un livornese, come Allegri lo è del Milan.
Tutta questa napoletanità, che vai propinando, dove sta?
Questo riscatto a chi è affidato? A gente che gioca nel Napoli, così come potrebbe giocare allo stesso modo e nello stesso modo, in qualsiasi altra squadra, per soldi, soltanto per denaro, perché sono semplicemente dei mercenari.
Quindi per difendere “il vostro onore”, non fate altro che affidarvi ad altri pagandoli, al limite anche a qualche tanto vituperato torinese e del resto Aronica, che è siciliano, è un giocatore che è diventato professionista, ovvero mercenario, nella Juventus qualche anno fa e voi lo avete ingaggiato, pagando più di quanto noi od altre squadre, fossimo disposti a farlo!
Quando si incominciano, poi, a fare delle distinzioni sulle razze, sulle etnie, sui confini di un territorio, sulla identificazione popolo-territorio, devo riconoscere che ho paura, perché questo è ... l’inizio della fine.
Tra la prima e la seconda guerra mondiale, a chi giungeva a New York, prima di essere internato in quarantena in una baracca sul porto, veniva chiesto di rispondere ad un questionario. Tra le domande c’era una che chiedeva “la razza” di appartenenza. Un signore con un numero di neuroni pari alla somma dei miei, dei tuoi e di qualche altro scrisse: “umana”.
Questa è l’unica razza che accetto e che ci contraddistingue dalle bestie, il resto specialmente se riferito ai calci dati ad un pallone, deve essere riportato nel suo ambito, ovvero: quello di un gioco, di un gesto atletico, dello SPORT, dove a noi fa piacere che vinca la squadra del cuore, e per la quale siamo pronti a sostenere a dispetto di tutto, perché siamo tifosi, anche l’inverosimile, dove gli unici che possono dirsi di essersi riscattati sono solo i protagonisti: Maradona che era povero, Pelè che viveva in una baracca, Platini che era figlio di un emigrante italiano e così via ed al limite Io, che ero contento di correre appresso ad un pallone, giocare e divertirmi trent’anni fa.
Posso ammettere la battuta pungente, lo sfottò e quant’altro, c’è tutto, siamo tifosi; ognuno rimarrà, come dicevano i Latini, della propria opinione, fa parte del gioco; so come difendermi e sono sicuro che alla fine vi faccio più male, in quanto ad ironia e sarcasmo, di quanto potrei ricevere, ma le offese, in questo contesto, non mi appartengono, non fanno parte del mio mondo, perché sanno di odio e portano alla violenza e questo non è … tifo e tantomeno … SPORT.
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