CEFA

Nota del curatore di CEFA


Nota del curatore Essendomi accollato la responsabilità di curare questo libro scartato da molti editori e bollato come inconcludente e invendibile, mi sento in dovere di esprimere alcune considerazioni sulla figura dell’autore, sul senso del suo scritto e sul perché di questa mia scelta. Conobbi Daniele nel Novembre del 1998 quando, a Cuneo, si ten-ne una conferenza sul movimento dei Rosa-Croce nei locali del pa-lazzo della Provincia: ciò che si disse durante la serata fu a dir poco vergognoso. Spacciandola per una dotta lezione su un tema storica-mente affascinante, fu presentato il programma di una specie di setta non ben definita che inneggiava a ideali ridicoli e alquanto fumosi. Appena vidi un ragazzo che, dopo circa mezz’ora di discorsi, si alza-va indignato e visibilmente contrariato da quanto gli era toccato as-sistere, decisi di fare altrettanto. Ci incontrammo all’uscita e ci scambiammo rapidi commenti personali sulla serata: presto cominciammo a divagare su altri argomenti e decidemmo di proseguire la conversazione negli accoglienti locali di una prospiciente caffetteria. Da quel momento iniziò la nostra amicizia e cominciammo a frequentarci saltuariamente per discutere di lavoro e di esoterismo, ar-gomento al quale entrambi siamo molto legati. Quando una sera, durante uno di questi incontri a casa mia, Da-niele mi sporse una copia di questo romanzo in vista di una pubblicazione da parte della casa editrice per cui lavoro da molto tempo, mi impegnai a leggerla e a essere estremamente obiettivo sulla sua valutazione, pur essendo complicato criticare un conoscente. Una volta consegnatomi il pacco cominciò subito a parlarmi d’altro e non accennò neanche vagamente al contenuto di quei fogli, riser-vandomi la sorpresa al momento della sua dipartita. Lessi il testo così come mi era stato consegnato e mi trovai som-merso da una mole di argomenti e di fatti che non rispondevano a nessun criterio logico o temporale e che rendevano quasi incom-prensibili i nessi che univano i vari capitoli. Rimasi comunque sinceramente contraddetto dal suo contenuto: conoscendo ormai molto bene l’autore sapevo benissimo – perché vi avevo assistito o ne ero venuto a conoscenza in maniera indiretta – che parte delle cose descritte corrispondevano a veritieri episodi di vita vissuta. Non immaginavo però che nella sua mente o nella sua realtà ‘altra’, tutto ciò che aveva narrato e che palesemente non rientrava nei canoni della realtà fosse per lui da considerarsi come accaduto e storicamente attendibile: discorrendo in un secondo tempo sulla stesura del lavoro, capii che considerava il suo scritto come una sorta di rivelazione profetica, un altro vangelo da indagare e seguire quasi fosse verità indiscutibile. Mi disse anche di sapere che presto qualcuno avrebbe pubblicato il suo scritto, fino ad allora non presentato a nessuna casa editrice; per scrupolo lo feci leggere ad alcuni miei colleghi che lavorano presso grandi editori di Torino e di Milano i quali, quasi unanimemente, lo cestinarono dopo poche pagine con i commenti a cui ho accennato in principio. Seppi in seguito che Daniele, dopo avermi onorato della prima lettura, spedì moltissime copie del suo testo in giro per l’Italia sperando in una risposta da parte di qualche editore che, come si poteva intuire, non arrivò mai o, peggio, arrivò sotto forma di rifiuto. Scoraggiato mi imposi di leggere ancora una volta il testo per prendere una definitiva decisione sul da farsi: parecchio materiale era sì intrigante e ben scritto ma nel complesso la struttura del tutto era improponibile. Fu allora che decisi di mettere ordine a quelle pagine con l’aiuto e, naturalmente, il permesso non sperato dell’autore; si dichiarò invece stranamente disposto ad accettare quella collaborazione e nel giro di alcune settimane riuscimmo a ricostruire i fatti e le sequenze degli avvenimenti in modo che il tutto ne acquistasse in leggibilità e coerenza e i fatti si incastrassero senza che il futuro lettore dovesse essere costretto ad affrontare continui salti di tempo. Prese così lentamente forma la cronaca iniziale am-bientata nel 2008 – epurata di decine di pagine ridondanti – e i capitoli sulla storia della sua tesi di laurea: non si dimentichi che gran parte del materiale presente oggi in questa pubblicazione – all’incirca fino al termine della seconda stesura degli ‘Esercizi di scrittura’ – è stato composto con l’effettivo scopo di creare un romanzo. Partendo da avvenimenti della sua vita passata o inventando nettamente fatti e personaggi, in modo da agganciare episodi altri-menti troppo slegati fra loro, Daniele ha compilato negli anni centi-naia di pagine che siamo riusciti, pur con estrema difficoltà, a compendiare. Solo in seguito si sarebbe reso conto che anche quelle parti "nate dall’inconsapevolezza" – usando una sua espressione – erano zeppe di verità e di rimandi alle sue esperienze future. La scrittura, nelle sue fantasie, è stata da sempre intesa come un mezzo divino per comunicargli messaggi altrimenti inesplicabili: attraverso la stesura di Cefa si è lentamente fatta strada in lui la consapevolezza che le frasi e le parole non fossero altro che messaggi in codice per avvertire l’umanità di un prossimo non ben chiaro cambiamento. Chiarita e accettata la sua missione si dedicò alla stesura delle parti più criptiche; tutto ciò che segue gli ‘Esercizi di scrittura’, ad esempio, è frutto – sempre secondo l’autore – di minuziosa descrizione di una realtà da lui già vissuta ma ancora da compiersi. Lavorammo sette mesi per ricostruire e ultimare il testo che pre-sento oggi alla lettura e al giudizio del pubblico, completo di titoli e suddivisioni in capitoli; riuscii anche a convincerlo a introdurre le sue ‘rivelazioni’ con una nota esplicativa in grado di indirizzare il lettore verso un corretto cammino interpretativo. Mi sento ancora in dovere, prima di concludere, di raccontare un episodio assai curioso legato all’autore. Prima dell’uscita a stampa del libro, Daniele si è rinchiuso nella sua abitazione per non uscirvi più; in molti hanno tentato di convincerlo ad abbandonare quella sua scelta ma senza effettivi risultati. In una delle mie ultime visite ha confessato di essere ormai morto da tempo e di possedere una "visione mnemonica completa delle sfere di appartenenza": naturalmente ho lasciato correre quelle sue insi-nuazioni stravaganti essendoci già abituato da tempo. Ho portato la conversazione sul suo libro e su questioni tecniche ancora da chiari-re quali l’immagine di copertina, l’impaginazione delle introduzioni, i ringraziamenti o le eventuali note da aggiungere. A quelle doman-de mi ha risposto con due frasi soltanto: "Lascia che le cose faccia-no il loro corso e non interferire con nulla. Il libro è già uscito molte volte e letto altrettante e non sarà l’impaginazione o la storia del nostro incontro, che volevi farmi visionare quest’oggi, a cambiarne il senso." Non gli avevo ancora mostrato le bozze di questa nota, contenute solo nell’ hard disk del mio portatile.Leonard Tučeic