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Quando il rating non contava


"Il mio governo ha tenuto i conti in ordine per cinque anni e per cinque anni non ha avuto alcuna bocciatura dalle agenzia di rating internazionali. Prodi, dopo la bocciatura di Standard & Poor's, deve dimettersi". (Silvio Berlusconi, 20 ottobre 2006). "Standard & Poors ha confermato il rating dell'Italia per il debito a breve A-1+ e a lungo termine AA, con prospettive negative. 'Il mantenimento dell'outlook negativo riflette la politica fiscale debole dell'Italia e la mancanza di chiarezza sull'azione di riforme strutturali del governo', osserva l'analista di S&P Moritz Kraemer". (Ansa, 25 novembre 2003). "Standard & Poor's boccia i conti pubblici italiani e taglia il rating a lungo termine sul debito pubblico decidendo di ridurlo da AA a AA-. Un declassamento, spiega l'agenzia, dovuto al 'deterioramento dei conti pubblici italiani' che sommato all'incertezza politica e alle 'difficoltà della coalizione di governo ad affrontare gli squilibri di bilancio' non permette di prevedere 'miglioramenti strutturali duraturi'. L'agenzia di rating, che aveva già posto il rating sul debito italiano in 'negative watch' il 25 novembre 2003, ha quindi deciso dopo 11 anni (l'ultimo ritocco al ribasso sul debito italiano risale al 1993 da parte sia di S&P che di Moody's) di portare l'Italia allo stesso livello di Andorra e Slovenia, penultima in Eurolandia seguita solo dalla Grecia. Tra i paesi del G7 si tratta del primo taglio dal 2002, quando lo stesso downgrade di S&P toccò al Giappone. Il timore è che, in una situazione di già forte squilibrio, l'annunciata riduzione della pressione fiscale possa far ulteriormente traballare i conti pubblici. Il deficit pubblico italiano, spiegano gli analisti dell'agenzia, 'è salito significativamente nel 2004 e un ulteriore accrescimento è prevedibile nel 2005 se saranno attuati i previsti ambiziosi tagli delle tasse per circa 12 miliardi di euro (0,9% del pil)'. Secondo S&P quindi 'se i previsti tagli fiscali non saranno accompagnati da una adeguata riduzione delle spese, il deficit potrebbe schizzare fino al 4% nel 2005 e nel 2006, mentre l'avanzo primario potrebbe scendere sotto l'1,5% del pil'. E anche la correzione da 7,5 miliardi che il governo si prepara ad approvare non sarà sufficiente a contenere sotto il limite del 3% il rapporto tra deficit e pil. Anche nel migliore dei casi, cioè se si potesse effettivamente contare anche su 'entrate aggiuntive legate alla dismissione del patrimonio immobiliare pubblico e alle privatizzazioni', la manovra ridurrebbe infatti il deficit al 3,1% del pil nel 2004. Il debito pubblico si attesterebbe sul 105,6% quest'anno e per circa dieci anni, prevede ancora l'agenzia, resterà inchiodato intorno al 105% del pil". (Ansa,7 luglio 2004). "Sbaglio o Standard & Poor's è la stessa agenzia ad avere certificato le obbligazioni della Parmalat? Beninteso, Standard & Poor's è una eccellente agenzia di rating, ma talvolta può sbagliare, come tutti del resto". (Sandro Bondi, coordinatore Forza Italia, Ansa, 7 luglio 2004, dopo la bocciatura di S&P al governo Berlusconi). (24 ottobre 2006