CIVETTERIE

Sentire Frida, e il suo essere confine.


 
              ' Le due Frida' - ( 1939 )  Frida KahloFrida, oggi più che mai ti sento. Osservo i tuoi lavori, che parlano in ogni minimo particolare di te, del tuo essere e della tua vita sfortunata. Ma come sempre, ironia della sorte è forse la sfortuna a costruire la tua fortuna. Al male sai rispondere come nessuna con grande ardire e al male mostri il meglio di te, offrendo tutta te stessa per riscattare la tua anima da una altrimenti, sicura pazzia. Nei tuoi dipinti comunichi usando l’alfabeto dell’anima e dei simboli…quello che vado cercando da sempre, ma che non riesco a fare io, che forse devo ancora imparare come si scrive con l’anima attraverso il disegno. Ho fatto e disfatto e spesso abbandonato…ma più ti osservo e più percepisco che ci si deve lasciare andare alla corrente ed esprimersi senza condizionamenti e senza obblighi di qualsiasi sorta.“Dipingo me stessa perché trascorro molto tempo sola e perché è il soggetto che conosco meglio…” dicevi…e ti sei appropriata del sé come soggetto privilegiato di una ricerca esistenziale ed estetica divenuta quasi ossessiva e comunque, sempre emblematica della situazione sociale e culturale del mondo che vivevi…da una periferia di una città del terzo mondo….chiusa, prigioniera delle mura che ti contenevano nella tua esplosiva e fervida, nonostante tutto, voglia di comunicare  il tuo io e il tuo mondo interiore, ma anche le condizioni del mondo esterno, del tuo paese e del tuo popolo in una fase cruciale che ti vedeva partecipe a tuo modo in quel tempo. Tu forzatamente rinchiusa in una stanza per problemi vari di salute e per sfortune più o meno abissali…hai trovato appiglio in pennelli e colori, in una tavolozza di legno che comprendeva tutti i colori della tua terra e si fondeva nella tua origine che non del tutto era il Messico. In te, si mescolavano destini dieversi, origini diverse….sei stata un confine fra culture, razze, generi e identità diverse.essendo figlia di un Europeo, un ebreo ungherese  e di una messicana a sua volta figlia di una messicana e di un Indio.Forzata nella tua costrizione fisica a letto, isolata nel tuo letto sei fortemente condizionata a studiare te stessa e a guardarti dentro. Da uno specchio appeso al tuo baldacchino, regalo dei tuoi genitori, ti osservi e ti racconti…sviluppando un narcisismo parossistico, come negazione e insieme amore per quel corpo martoriato e offeso. Caratterizzerà le tue opere una sorta di violenza espressiva coraggiosa, alle volte addirittura insopportabile, che ti derivò dal tuo ricorrere  a quel modo di dipingere e di raffigurare, dai numerosi ex- voto che collezionavi appassionatamente e dai quali ti venne forte ispirazione per comunicare…fu forse l’alfabeto del tuo dipingere, proprio questo linguaggio simbolico e violento…arricchito della tua incontenibile fantasia.Il tuo ritrarti è estremamente comunicativo…basta poco per leggerti, tutto è chiaro e nulla sfugge, a partire dal tuo sguardo…e dai tuoi capelli, che diventano espressione esterna dei tuoi intensi e intimi sentimenti….trasmessi in una sincerità brutale, pregna di significati incisivi e sottili, che permettono una lettura drammaticamente desolante che aumenta, di pennellata in pennellata, il pathos della sofferenza.Eppure?….. (Continua...forse...)