CIVETTERIE

Le vibrazioni di un luogo selvatico.


Mi capita spesso, passeggiando in certi giardini antichi, di cogliere una sorta di vibrazione…di energia…di avvertire una forte sensazione di selvatichezza, quasi come a camminare lungo un bosco. Come oggi, che nel pomeriggio assorta nei pensieri ho camminato e camminato a lungo, sino a giungere ad un cancello grande, austero….nonostante la ruggine e l’abbandono. E’ un luogo semiabbandonato che amo visitare in certi momenti e nel quale respiro un certo non so che…Un giardino di una villa antica della zona, lasciata a se stessa  e alla natura da nobili conti o marchesi o simili, ora non so di preciso, che hanno preferito spostarsi in città e che qui mai o quasi mai fanno ritorno.  Non credo che a motivare queste mie sensazioni sia l’abbandono nel quale versa questo giardino…dove chiunque può entrare, ma che pochi purtroppo oramai apprezzano…ma piuttosto qualche cosa di più intrinseco alla poetica di chi li ha concepiti e realizzati in una espressione di fauni e ninfe e altre divinità tutelari. Essi…costringevano la natura e la terra a farsi luoghi di accoglimento di piacere  per gli esseri umani…essi erano i paesaggisti. Che sapesse di invadenza alla natura in luogo?…ma allora bastava rendere omaggio alle divine creature che si potevano alterar per l’affronto…e quindi il coltivare, il curare, il suddividere e l’arricchire diveniva una declinazione possibile comunque del selvaggio..diveniva forse una silente invasione benevola che raccoglieva in se omaggi e frutti e bellezza. Ed in essi si legavano e si intrecciavano come rami i legami  di vita o di morte di chi regnava in quei luoghi…e di chi li possedeva e ne godeva. Oggi..molti cercano di riprodurre questi luoghi in tentativi di ogni sorta…anche in luoghi ristretti e ridotti. Ma senza risultato. E questo non per motivi di dimensioni o altro…seppur si tenti di inserire statue…aiuole o fontane vanamente. Non credo che il problema di certi giardini incapaci di placare le nostre inquietudini sia un problema di dimensioni. Un giardino come quello di oggi invece …riesce in questo intento, benché lasciato alla natura che poi pian piano cancella, tutto scava e corrode e piano piano si riprende inevitabilmente…Se anche lo si volesse riprodurre in altro luogo…non avrebbe le stesse lusinghe e le stesse vibrazioni di questo. Quell’indispensabile….quel non so che è forse ‘anima’?…non saprei, è comunque qualche cosa di altrettanto invisibile di impalpabile come la musica…ma non per questo meno reale…no. Credo che un progettista o un paesaggista d’oggi…non possa ottenere gli stessi risultati…nemmeno ad usare le cose più pregiate….non è in un vivaio o in uno studio di architetti che si impara a dare spirito e anima alle cose…ai luoghi…ma contemplandone altri…come questi…o altri, come  il greto di un torrente…o al vento che soffia su di un campo o al respirare delle fronde degli alberi.Insomma…imparare a stupirsi di armonie non sempre create dall’uomo, cercare ispirazione in luoghi come questo per meglio assaporare in solitudine assorta anche il più semplice sentore di funghi o erbe selvatiche. E poi?….e poi tornare a casa e buttar giù su carta o sulla terra ciò che abbiamo raccolto e consapevoli finalmente che anche semplicemente piantare un’erba o un fiore o trapiantare o altro, non è che una muta preghiera intesa a invocare una presenza…che poi altri oltre a noi avvertiranno in vibrazioni forti e che altro non è sempre che la natura….che ritorna attraverso noi.Ps. ho scoperto poi di chi è quella villa...ed ho scoperto quante ricchezze storiche ha il paese nel quale abito da 4 anni...lo sto scoprendo lentamente e ammetto che mi affascina sempre più e mi piace...ma credo che prima o poi vi parlerò di questi luoghi....molto, molto belli.Chou