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AUSTERITA' & DEFLAZIONE


Per risparmiare occorre spendere; come si dice nel gergo degli economisti, “l’investimento genera il risparmio”Durante una crisi, quando l’investimento privato e i consumi delle famiglie diminuiscono, lo Stato deve colmare il gap incrementando le sue spese in deficit (deficit spending), evitando di aumentare le imposte. Non facendolo, la situazione generale peggiorerà, perché la minore domanda indurrà le imprese a produrre di meno e quindi tagliare posti di lavoro, e la perdita di posti di lavoro ridurrà i redditi delle famiglie e quindi i consumi, facendo decrescere la produzione e crescere ulteriormente la disoccupazione, cosa che procurerà maggiore spesa pubblica (in sussidi di disoccupazione) e minori entrate fiscali (spirale deflazionistica)La maggiore spesa si tradurrà temporaneamente in disavanzo, ma incrementando il reddito nazionale, aumenterà anche il gettito fiscale, che andrà a compensare (o superare, se le aliquote sono elevate) la maggiore spesa. Se si punta sull’austerità, il reddito nazionale calerà e con esso il gettito fiscale. In altre parole lo Stato durante una crisi non ha altra soluzione realistica, per ripianare i suoi debiti nel medio-lungo periodo (o per lo meno per non aggravarli), di spendere di più nel breve periodo.Insomma, l’austerità, che oggi è il faro dell’Europa, non solo è socialmente ingiusta, ma del tutto controproducente, come i casi di Portogallo, Irlanda  Grecia, Italia e Spagna, stanno lì a dimostrare.Ovviamente nel caso di un sistema aperto, con importazioni ed esportazioni, le cose si complicheranno poiché una parte delle maggiori spese finirà all’estero. In questo caso occorrerà prestare attenzione alla bilancia commerciale, che rappresenta il principale problema dei paesi periferici dell’Europa. Come molti economisti hanno suggerito è quindi necessario che i Paesi “centrali” (Germania in primis) spendano di più, direttamente o attraverso un significativo incremento del bilancio europeo.da keynesblog