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LA DEFLAZIONE SALARIALE


Ritornando a trattare di deflazione (in questo caso dei salari...) appare evidente come la contrazione dei consumi (domanda...) sia dipendente dalle basse aspettative degli occupati e dall’impossibilità dei disoccupati di “uscire dal sacco”! Chi lavora e percepisce uno stipendio od un salario, dopo aver provveduto ai bisogni primari, nel caso avanzi “qualcosa” (difficile ma comunque possibile...) destinerà tale “plus” al risparmio. E’ naturale e scontato sia il comportamento conservativo, sia le conseguenze su di un mercato a domanda bloccata a segno meno. La spirale deflazionistica è ancora attiva, distrugge potenzialità, imprese, redditi, ed annichilisce la possibilità di nuovi investimenti da parte dei privati. La lotta del “povero contro il povero”, agevola trattamenti economici ridotti oltre il lecito, da parte di imprenditori in difficoltà che scaricano sulla forza lavoro (comunque indispensabile...) incertezze, ed assenza di progetti strutturati. Non sto affermando siano problemi facilmente risolvibili, ma i “contratti a termine di durata QUINDICI giorni” a OTTO ore di impiego settimanale, dovrebbero non essere consentiti. Se poi l’ISTAT si preoccupi di stimare come “occupati” le vittime dei contratti predetti, si conferma l’inattendibilità e la subalternità al potere politico del nostro Ente di Statistica.L'equilibrio di sottoccupazione:– Ridurre i salari non serve (necessariamente) ad aumentare produzione e occupazione: può funzionare solo se:● La riduzione salariale aumenta la propensione al consumo.● Migliora le aspettative imprenditoriali.● Riduce il tasso d'interesse (prezzi più bassi liberano liquidità)– Ingiusto far pagare la crisi unicamente ai lavoratori ipotesi di salari monetari rigidi verso il basso:● I lavoratori soffrono di illusione monetaria: non accettano salari nominali più bassi ma accettano salari reali più bassi dovuti ad inflazione– Rigidità (parziale) anche dei prezzi:● in presenza di fattori produttivi inoccupati, l'aumento della domanda non provoca inflazione. Ciò avviene solo quando c'è pieno impiegoLa Teoria generale di J.M. Keynes, trasforma l'opinione comune circa il ruolo del governo. Messaggio semplice e chiaro:– La domanda è stagnante, non è sufficiente a mantenere la piena occupazione, e il governo intervenendo può far uscire l'economia dal circolo vizioso. Il cuore della politica economica keynesiana è il moltiplicatore degli investimenti