Marc Lavoie, definisce l'economia post-keynesiana tramite cinque paradigmi e due caratteristiche essenziali, che distinguono tale scuola da quella neoclassica.
Realismo (anziché strumentalismo): l'analisi deve partire dalla realtà, e non da ipotesi astratte o ideali, e descrivere l'effettivo funzionamento dei sistemi economici.
Olismo (anziché individualismo): il tutto è più della somma delle parti; l'individuo non è un atomo indipendente, ma è influenzato dall'ambiente sociale; le istituzioni hanno una propria realtà specifica.
Razionalità limitata (anziché iper-razionalità): gli agenti spesso dispongono di informazioni insufficienti e hanno capacità limitate di gestirle; perciò agiscono in base a convenzioni o per imitazione.
Enfasi sulla produzione (anziché sulla scarsità): conta, più che la quantità di risorse, il grado con cui sono utilizzate (che ad es. aumenta con la piena occupazione)
Intervento dello Stato (anziché del mercato): il mercato non è equo, né efficiente, né si auto-regola; lo Stato deve perciò intervenire direttamente o indirettamente.
Ruolo della domanda (anziché dell'offerta): la produzione è trainata dalla domanda, e non dai vincoli dell'offerta, anche nel lungo periodo.
Tempo storico (anziché logico): il tempo è irreversibile, e la posizione di equilibrio non è indipendente dal sentiero seguito per raggiungerla.
Il fondamento teoretico dell'economia post-keynesiana, è il principio della domanda effettiva, che la domanda è rilevante sia nel lungo che nel breve periodo, cosicché un'economia di mercato competitiva non ha alcuna naturale o automatica tendenza alla piena occupazione. Contrariamente alle concezioni della nuova macroeconomia keynesiana, che lavorano nella tradizione neoclassica, i post-keynesiani non accettano che la base teorica dei fallimenti del mercato nel generare il pieno impiego siano prezzi o salari vischiosi. I post-keynesiani generalmente rifiutano il modello IS-LM di John Hicks, (N.B.: Il modello IS-LM è una rappresentazione sintetica del pensiero economico keynesiano, così come interpretato dalla sintesi neoclassica. La sigla sta per le parole inglesi Investment Saving - Liquidity Money ovvero Investimento Risparmio - Liquidità Denaro. Ha lo scopo di rappresentare insieme il settore reale IS e quello monetario LM) che fu molto influente nell'economia neo-keynesiana.
Il contributo dell'economia post-keynesiana, è stato esteso oltre alla teoria dell'occupazione aggregata, alle teorie di distribuzione dei salari, crescita, commercio e sviluppo in cui la domanda di moneta gioca un ruolo chiave, laddove nell'economia neoclassica queste sono determinate dalle forze 'reali' di tecnologia, preferenze, e dotazioni. Nell'ambito delle teoria monetaria, i post-keynesiani furono tra i primi a enfatizzare che l'offerta di moneta risponde alla domanda di credito bancario, cosicché la Banca Centrale può scegliere la quantità di moneta o il tasso d'interesse, ma non entrambi allo stesso momento. Questa concezione è stata ampiamente inclusa nella politica monetaria, che ora utilizza come strumento il tasso d'interesse piuttosto che la quantità di moneta.
N.B.:
L'economia post-keynesiana, parte dalle teorie del Keynes, per giungere a conclusioni differenti. Si tratta a ben vedere, di una “critica strumentale”, mirante a demolire concetti dimostratesi nell’applicazione pratica, rispondenti alle attese. Il ruolo fondamentale della DOMANDA e dell’intervento dello Stato nell’Economia, viene ribadito a chiare lettere. La Banca Centrale, così come viene rappresentata, appartiene ad un modello teorico non più attuale, destabilizzato dalla perdita (nella UE per i Paesi membri), della Sovranità Monetaria, che rappresenta il MAGGIORE OSTACOLO alla ripresa economica, insieme alle pastoie del “fiscal compact” assurdo ed inadeguato.
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il 14/10/2024 alle 14:52
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