La trappola della liquidità (Liquidity trap) è un concetto elaborato negli anni trenta da John Maynard Keynes. La “trappola” è una situazione in cui la politica monetaria non riesce più ad esercitare alcuna influenza sulla domanda, e dunque sull'economia.
La politica monetaria ha la possibilità di agevolare la crescita economica aumentando l'offerta di moneta in circolazione e abbassando i tassi di interesse. Da questa operazione ne consegue che le imprese sono incentivate ad indebitarsi e quindi ad investire e nel contempo, si riduce la propensione delle famiglie al risparmio, aumentandone la propensione al consumo.
"È possibile portare un cammello all'abbeveratoio, ma non lo si può costringere a bere" (J.M. Keynes) La spiegazione tipica delle cause della trappola della liquidità indica le aspettative da parte degli operatori economici di eventi negativi (come deflazione, conflitti internazionali, caduta della domanda aggregata) che li inducono ad una maggiore preferenza per la liquidità.
N.B.: Nell’attuale condizione storica, la propensione al risparmio sarebbe stata alta se non fossero intervenuti dei fattori esterni che hanno destabilizzato il mercato dalla parte dell’offerta. L’aumento spropositato del costo dell’energia, voluto più che capitato, è stato scontato dai cittadini che hanno dovuto attingere al risparmio privato ed al disinvestimento. Assestatosi in seguito a correttivi statali ed europei, che hanno ristabilito le scorte ed allontanato lo spettro dell’azzeramento energetico, il risparmio si è indirizzato verso il titoli di Stato a reddito fisso, contribuendo a rendere l’Italia meno ricattabile dai mercati e dalla UE. Si suole affermare che il debito pubblico equivalga al risparmio dei cittadini. In Giappone (con un rapporto debito-Pil al 250%) questo avviene da tempo con il debito pubblico sottoscritto quasi interamente dagli stessi giapponesi, con il vantaggio, per il Giappone, di poter emettere moneta per quanto necessita, in totale libertà ed un occhio alla inflazione.
Il segno distintivo della trappola è la caduta dei tassi di interesse a breve vicino a zero e il verificarsi della circostanza che variazioni della base monetaria non si riflettono in corrispondenti variazioni nell'indice generale dei prezzi. In questa situazione, con i tassi d’interesse nominali ormai zero o vicini a zero, le Banche Centrali (quando esistevano...) non possono farli scendere ulteriormente, e gli strumenti a disposizione della politica monetaria si esauriscono. Il vero motore dei consumi, infatti, come aveva intuito J.M. Keynes, risiede nella fiducia prima ancora che nei tassi. Se la fiducia viene meno, nemmeno tassi di interesse nulli o un aumento della base monetaria possono far ripartire i consumi. Quando le aspettative negative si diffondono all'intera economia, esse tendono ad autoalimentarsi in un circolo vizioso. Accumulando liquidità anziché spendere, gli operatori economici inconsapevolmente realizzano le loro peggiori aspettative: senza domanda di beni, si innesca la recessione, che conduce ad un aumento della disoccupazione, a minori redditi, e dunque a minori consumi e investimenti, e così via, in una spirale deflattiva che si autoalimenta.
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il 14/10/2024 alle 14:52
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