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IL MERCANTILISMO

Post n°1315 pubblicato il 06 Marzo 2025 da fresbe
 
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Mercantilismo: può definirsi come il sistema di politica economica delle grandi monarchie e poi democrazie, che con il loro intervento nell’economia miravano a dare più solide basi all’unità statale e a fare dell’incremento della ricchezza nazionale lo strumento per accrescere la forza dello Stato nei suoi rapporti con l’estero.

La definizione“ storica” del mercantilismo si riferisce alla macroeconomia, valutandone l’impatto sulla politica economica degli Stati. L’intento di incrementare la ricchezza Nazionale ritengo sia doveroso per chi governi.

“Il fine giustifica i mezzi” e quindi le colonizzazioni selvagge, lo sfruttamento delle popolazione dell’Africa, le guerre di conquista territoriale, sarebbero giustificate o giustificabili? L’interpretazione minimale del concetto riguarda altresì l’etica e ritengo sia da considerare più importante. Evidente che trattare di coscienza condivisa, equilibrio ed equità appare come un esercizio più filosofico che pratico. Il termine “mercante” lo giudico meno rispettoso in confronto a “commerciante”. Vendere non sarebbe comunque attività semplice, se si operasse in un mercato perfetto, che nel concreto non esiste. Le influenze e le turbative sono la normalità, come l’eccesso di posizione dominante ed i monopoli. Le multinazionali, piovre con mille tentacoli, hanno fretta e quindi progettano e provocano pandemie guerre e carestie. Le procedure antidemocratiche e contro i dettati costituzionali, vengono attuate e giustificate dalle emergenze (supposte!) con la complice inazione dei popoli confusi dalla disinformazione. Ora è il momento del riarmo UE per difendersi  dalle mire espansionistiche della Russia. Si definisce quindi l’ennesima attività finalizzata al lucro a tutto vantaggio delle industrie che producono armi, che sponsorizzano i politicanti trasformati in “piazzisti”. Veramente orribile il mondo che abbiamo contribuito a generare con la complice passività di noi contestatori da divano.

 
 
 

I VOLUMI PRODUTTIVI

Post n°1314 pubblicato il 28 Febbraio 2025 da fresbe
 
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I DAZI che verranno applicati dagli USA sulle importazione dall’Europa, saranno sicuramente differenziati per percentuali e tipologia dei settori merceologici interessati.

Quello che viene rappresentato come una aggressione commerciale degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa, risponde all’inizio della soluzione di problematiche conseguenti alla domanda interna di bassa entità. Se è vero, come pare, che le auto Americane scontino per l’importazione un dazio del 25% mentre le auto di produzione Europea nel tragitto contrario solo il 5%, si possono considerare tardivi i provvedimenti per ristabilire la reciprocità. Il solo ipotizzare che la UE voglia trattare con Trump cercando di difendere gli interessi di 27 Paesi, diversificati come produzioni, esportazioni, livello qualitativo e capacità negoziale, corrisponde ad una non corretta rappresentazione della realtà. Potrebbe la mitica UE opporsi ai dazi che verranno imposti da Trump sulle importazione dall’Europa? Risposta NO! L’Amministrazione Statunitense ha già dimostrato apertamente di non considerare la UE quale interlocutore, alimentando rapporti con gli Stati in modo separato. Non ritengo che abbia l’obiettivo di disgregare l’Unione Europea, ma solo di operare nell’interesse degli Stati Uniti. Se la Germania si troverà in difficoltà per l’aumento dei dazi sulle sue esportazioni di automobili, la ricaduta sulla produzione riguarderà i volumi della produzione ed una naturale riduzione degli ordinativi. L’importo dei dazi andrà ad aumentare il prezzo di vendita, poichè il maggior costo non resterà sul groppone del produttore ma verrà caricato sull’importatore e quindi sull’acquirente finale (come avviene per l’I.V.A.). Tutta la filiera subirà le conseguenze e quindi anche l’Italia che fornisce parte della strumentazione montata sulle automobile tedesche. Il rischio è quindi rappresentato dalla contrazione della produzione (con licenziamenti e fallimenti). Alla Lituania del problema tedesco riguardante l’industria dell’auto, non penso interessi particolarmente! Magari potrebbero essere Polonia e Romania a preoccuparsi, in conseguenza della delocalizzazione attuata dalle industria automobilistica anche Italiana, alla ricerca di riduzione dei costi della mano d’opera. Le esportazioni Italiane in USA, riguardano in alta percentuale i c.d. beni a “domanda rigida” che essendo riservati ad acquirenti con redditi altissimi, non subiranno riduzione dei volumi. Alta moda, tecnologia, arte continueranno indisturbate le loro performance. Per quanto riguarda il settore alimentare, la domanda di prodotti Italiani potrebbe nel breve periodo contrarsi per poi stabilizzarsi. I Ristoranti Italiani negli Stati Uniti non saranno nella condizione di cessare l’importazione dei nostri prodotti alimentari. Acquisteranno quindi sopportando il maggior costo, scaricandolo sul cliente finale/consumatore. Le previsioni del mainstream in merito ai deficit della nostra bilancia dei pagamenti, senza conoscere le percentuali e le categorie merceologiche interessate dai dazi, è pura invenzione priva di riferimenti certi.

 
 
 

RITORNO AL PASSATO

Post n°1313 pubblicato il 24 Febbraio 2025 da fresbe
 
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La Germania post elezioni si interroga sulla necessaria strategia di politica economica che è necessario implementare per uscire dalla recessione che si è verificata negli ultimi due anni in Germania.

Le conseguenze di una “economia di guerra” imposta in UE decidendo di supportare una delle due parti in conflitto in Asia (Guerra Russo-Ucraina) risulta economicamente incomprensibile.

· Le fonti di energia delle quali ci approvvigionavamo a basso costo dalla Russia (petrolio e gas)  hanno generato dipendenza malvista dal “padrone statunitense”.

· La conseguenza dell’aumento spropositato del costo dell’energia ha avuto riverberi assai negativi sulla produzione in Europa, sia nel settore industriale che privato.

·       L’Ucraina non fa parte dell’Europa geografica – politica – militare e quindi lo sbilanciamento della UE è apparso immotivato e masochistico.

· Giacchè la “generosità” tra Nazioni non è contemplata, occorre provare ad individuare le motivazioni delle azioni, di armare e finanziare un Paese palesemente nazista, impegnato in una aggressione nei confronti delle Repubbliche del Donbass russofono, fino dal 2008. Sarebbero state problematiche “interne” nelle quali la UE non avrebbe dovuto mettere bocca ed investire risorse.

· Oggi 24 Febbraio 2025, ricorre il terzo anniversario della “operazione speciale” russa consistente nella invasione dell’Ucraina in difesa delle popolazioni delle Repubbliche separatiste.

L’attività de Presidente Trump e del suo Governo di trattare direttamente con Putin escludendo gli “gnomi”, rientra nella strategia di “real politique” che nulla concede al rispetto formale. L’ipotesi del frazionamento dell’Ucraina in tre zone di influenza è attuale e concreta e vedrebbe la porzione di territorio tra Odessa e Donbass (oltre che la Penisola di Crimea) sotto il controllo Russo. Ai confini dovrebbe essere schierata una forza di Pace (finanziata da?) ed il “resto” sotto la menomata sovranità Ucraina in seguito a nuove elezioni per subentrare al decaduto Zelensky. Lo stesso si dichiara disponibile a dimettersi (da cosa?) in cambio dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato che potrebbe rivelarsi Ente inutile con la parziale uscita degli USA. La UE vorrà veramente proseguire la Guerra senza l’appoggio degli USA? Non si riesce a determinare l’utilità pratica di una strategia guerrafondaia se non nel “boccone della ricostruzione” che verrà con buona probabilità masticato da altri. Trump intanto ha provveduto a determinare il “costo” degli aiuti elargiti all’Ucraina pretendendo la cessione delle cd. “terre rare”. Sarà il nuovo Governo Ucraino a doversi esprimere con “Zero” possibilità di trattare.

Nella evidenza del termine della Guerra, gli uomini di buona volontà, si augurano un ritorno al passato, il ripristino del libero commercio con la Russia e la riduzione del costo dell’energia, a beneficio dei bilanci e della qualità della vita. Permane la questione dei “dazi” che verrà affrontata in ordine sparso dai Paesi UE. Riteniamo che l’Italia non sarà vessata esportando negli USA alta qualità (alimentare e tecnologica) alla quale Trump non potrà e vorrà rinunciare.

 
 
 

DeepSeek Esordio della I.A. Cinese

Post n°1312 pubblicato il 28 Gennaio 2025 da fresbe
 
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DeepSeek è una intelligenza artificiale, sviluppata da una start-up cinese. Avrebbe prestazioni simili a ChatGPT di OpenAI ma a prezzi inferiori. La notizia si indirizza sugli effetti devastanti sulle capitalizzazioni dei prodotti similari esistenti.

Abbiamo affrontato in altre occasioni la questione riguardante la capitalizzazione in Borsa delle aziende quotate. Si tratta di valori effimeri e volatili, esposti a sconvolgimenti ed adeguamenti dettati da previsioni e timori degli investitori. Si tratta di interpretare il “gioco” serissimo e pericoloso ma fondato su impalpabili intuizioni degli investitori non collegate al patrimonio od alla performance delle imprese quotate ma bensì sulle previsioni future non verificabili. Un gioco al massacro che non considera i fondamentali ed i bilanci ma bensì l’equilibrio di un mercato aperto dove ogni nuovo contender è in grado di sottrarre quote di mercato. Ricordo con angoscia il periodo d’esordio della new economy con la quotazione in Borsa di imprese con un progetto, tre PC con postazioni, un immobile in affitto che al esordio capitalizzavano più della Fiat! Nulla di comprensibile o di giustificabile per chi come la maggioranza di noi, suda il salario, lo stipendio, la pensione. Affermare senza vergogna come la Borsa abbia “bruciato” 1000 miliardi (?) di dollari di capitalizzazione a Wall Street, ovvero di valori presunti, rappresenta una ennesima falsificazione. Non apprezzo quel mondo di bari e giocatori, ben rappresentato da Oliver Stone nella sua pellicola Wall Street. La ricchezza si trasferisce da una intuizione ad un’altra, mentre i “peones” sono impegnati nella difficile arte della sopravvivenza. Non si tratta del capitalismo al suo massimo, ma di perversione, dello scempio dei valori umani, di assenza di rispetto del lavoro e delle persone.

 
 
 

PER UNA TAZZINA DI CAFFE’

Post n°1311 pubblicato il 27 Gennaio 2025 da fresbe
 
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La procedura “standard” del main stream e dei giornalisti/esperti lobotomizzati, privi di qualsivoglia autonomia intellettuale, di catalogare gli avvenimenti climatici con il termine “transizione/sconvolgimento” appare come ripetitiva stantia informazione palesemente falsa. 

Ci informano che il prezzo della tazzina di caffè al banco aumenterà fino ad € 1,50. 
La "colpa" sarebbe del “cambiamento climatico”! Non necessita possedere delle specifiche competenze economiche per rendersi conto della delittuosa e superficiale interpretazione. I cambiamenti del clima terrestre sono la normalità. La razza umana è “ospite” e certo non dovrebbe pretendere che la natura ubbidisca alle regole umane che richiederebbero stabilità e ripetitività nei processi ed alternanze climatiche. Le condizioni ideali di umidità e temperature nei paesi produttori di caffè, non si sono verificate. In conseguenza la produzione sarà quantitativamente inferiore al preventivato. La reazione prevedibile del mercato e delle Borse è stata la corsa al accaparramento per aumentare le scorte, generando il lievitare del costo del prodotto al origine. Come è noto, quando la domanda superi l’offerta, il prezzo della merce aumenta in conseguenza e proporzione. Altro fattore determinante è rappresentato dal lievitare del costi per il trasporto marittimo, sia in ottica gravame dei carburanti, che per effetto delle scelte conservative in merito alle “rotte sicure” per evitare gli atti di pirateria. Naturalmente tutta la filiera distributiva si ritiene autorizzata ad aumentare il proprio “agio”. La speculazione impazza a replicare quanto avvenuto per l’acquisizione di gas e petrolio. Ultimi della fila arrivano gli interessi degli incaricati alla mescita. I Bar (come qualsivoglia altra attività produttiva o privata) hanno subito svariati aumenti del costo dell’energia, indotta artificiosamente con l’introduzione in UE di masochistiche sanzioni nei confronti della Russia. Ci si domanda in conclusione: è lecito etichettare un fenomeno complesso attribuendo la responsabilità ad un inesistente “cambiamento climatico”?

 
 
 

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