CHI È IL PEDOFILO (Teorie)Se la psicologia si trova in disagio nel dare una definizione di abuso e di pedofilia è perché non riesce a darsi una spiegazione univoca delle motivazioni per cui un adulto debba compiere atti sessuali con un bambini, e comprendere i diversi meccanismi e fattori psichici che intervengono nella scelta delle azioni compiute. In effetti, ogni tentativo di inquadrare questa devianza sessuale non è facile; poiché gli autori di abusi sessuali non appartengono ad una stessa fascia di patologie o devianze evidenti, né ad una fascia sociale ben determinata, né l’indagine sulle cause è immediatamente rilevabile e oggettiva. Se è vero, infatti, che l’immagine tipica del pedofilo, nell’inconscio collettivo, è raffigurata come un uomo, a volte vecchio, vizioso, con esperienze fallimentari alle spalle, fondamentalmente perverso anche nei rapporti umani; l’esperienza nel campo dimostra che il pedofilo può essere chiunque. Può essere stato vittima di abuso, e porta dentro la sua vita psichica i segni della violenza subita, oppure può essere un tranquillo e “normale” individuo con relazioni accettabili, magari sposato con figli, oppure può essere il professionista stimato che va in Tailhandia per fare del turismo sessuale. La varietà di queste tipologie1rende complicata la comprensione delle cause e descrizione della personalità del pedofilo, ma nello stesso tempo dà indicazioni sul fatto che l’abuso potrebbe essere generato da una molteplicità di fattori che interagiscono e che danno effetti diversi. Inoltre c’è da dire che le cause scatenanti spesso sfuggono nella loro dinamica interiore. Prima classificazione Ad un livello di primo impatto con il problema possiamo prendere come riferimento l’ipotesi proposta da Petrone e Rialti2 che dimostra l’estrema varietà del fenomeno pedofilia: Pedofilo latente, manifesta attenzione verso i bambini ma, essendo cosciente delle norme morali, riesce a controllare le proprie pulsioni; Pedofilo occasionale, ha una vita che rientra nei canoni della normalità, ma che, in alcune occasioni (es. vacanze sessuali), ha delle esperienze erotiche trasgressive3; Il pedofilo dalla personalità immatura, è una persona che non è mai riuscita a sviluppare atteggiamenti relazionali maturi, i cui comportamenti sono rimasti fissati al livello infantile. L’immaturità generale lo porta a giustificare la sua condotta convincendosi che la sua attenzione verso i bambini è espressione d’amore ed è dettata da sentimenti positivi. Di contro, per lui, la società è violenta e non riesce a cogliere l’autenticità dei bisogni del minore. Il pedofilo regressivo, non è riuscito ad instaurare corretti rapporti sociali con i propri coetanei, e quindi regredisce verso stati psicologici pregressi rivolgendo la sua attenzione ai bambini. Il pedofilo aggressivo, che ha una personalità antisociale, ha un grande sentimento di svalutazione del sé e degli altri, è un frustrato. Spesso nella violenza che compie ad un minore non fa altro che tentare di esorcizzare la parte più debole di se stesso. Nutre sentimenti di ostilità, qualche volta l’atto di abuso verso i bambini può avere radici in una violenza subita dall’aggressore in età infantile. Il pedofilo omosessuale, trasferisce nel bambino l’amore che non ha ricevuto dalla mamma. È spinto da motivazioni personali perché nel bambino che ama vede se stesso, vede il bambino che era e lo ama così come avrebbe voluto essere amato. Tabella 1 La sessualità tra normalità e patologia Per poter comprendere appieno la personalità del pedofilo non basta fare delle classificazioni, ma bisogna anche saper delineare il confine tra gli atteggiamenti normali e quelli patologici. Il problema si rivolta sul tema della sessualità: si possono definire chiaramente i limiti della sessualità “normale”? Anche questo è un campo complicatissimo. Il padre della psicoanalisi (Freud) descriveva il bambino come un “perverso polimorfo” tentando di ridefinire la sessualità matura come il risultato delle varie esperienze vissute nell’età infantile, dimostrando come tali esperienze, inevitabilmente, influenzano il comportamento sessuale dall’adulto. In definitiva, se molteplici possono essere i fattori che concorrono alla definizione dei comportamenti sessuali degli adulti, diverse sono le gamme di variazione degli orientamenti sessuali. Se scegliamo quattro poli omo/etero adulti/bambini la sessualità si giocherebbe in un continuum tra i diversi poli estremi (vedi tab.1).
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CHI È IL PEDOFILO (Teorie)Se la psicologia si trova in disagio nel dare una definizione di abuso e di pedofilia è perché non riesce a darsi una spiegazione univoca delle motivazioni per cui un adulto debba compiere atti sessuali con un bambini, e comprendere i diversi meccanismi e fattori psichici che intervengono nella scelta delle azioni compiute. In effetti, ogni tentativo di inquadrare questa devianza sessuale non è facile; poiché gli autori di abusi sessuali non appartengono ad una stessa fascia di patologie o devianze evidenti, né ad una fascia sociale ben determinata, né l’indagine sulle cause è immediatamente rilevabile e oggettiva. Se è vero, infatti, che l’immagine tipica del pedofilo, nell’inconscio collettivo, è raffigurata come un uomo, a volte vecchio, vizioso, con esperienze fallimentari alle spalle, fondamentalmente perverso anche nei rapporti umani; l’esperienza nel campo dimostra che il pedofilo può essere chiunque. Può essere stato vittima di abuso, e porta dentro la sua vita psichica i segni della violenza subita, oppure può essere un tranquillo e “normale” individuo con relazioni accettabili, magari sposato con figli, oppure può essere il professionista stimato che va in Tailhandia per fare del turismo sessuale. La varietà di queste tipologie1rende complicata la comprensione delle cause e descrizione della personalità del pedofilo, ma nello stesso tempo dà indicazioni sul fatto che l’abuso potrebbe essere generato da una molteplicità di fattori che interagiscono e che danno effetti diversi. Inoltre c’è da dire che le cause scatenanti spesso sfuggono nella loro dinamica interiore. Prima classificazione Ad un livello di primo impatto con il problema possiamo prendere come riferimento l’ipotesi proposta da Petrone e Rialti2 che dimostra l’estrema varietà del fenomeno pedofilia: Pedofilo latente, manifesta attenzione verso i bambini ma, essendo cosciente delle norme morali, riesce a controllare le proprie pulsioni; Pedofilo occasionale, ha una vita che rientra nei canoni della normalità, ma che, in alcune occasioni (es. vacanze sessuali), ha delle esperienze erotiche trasgressive3; Il pedofilo dalla personalità immatura, è una persona che non è mai riuscita a sviluppare atteggiamenti relazionali maturi, i cui comportamenti sono rimasti fissati al livello infantile. L’immaturità generale lo porta a giustificare la sua condotta convincendosi che la sua attenzione verso i bambini è espressione d’amore ed è dettata da sentimenti positivi. Di contro, per lui, la società è violenta e non riesce a cogliere l’autenticità dei bisogni del minore. Il pedofilo regressivo, non è riuscito ad instaurare corretti rapporti sociali con i propri coetanei, e quindi regredisce verso stati psicologici pregressi rivolgendo la sua attenzione ai bambini. Il pedofilo aggressivo, che ha una personalità antisociale, ha un grande sentimento di svalutazione del sé e degli altri, è un frustrato. Spesso nella violenza che compie ad un minore non fa altro che tentare di esorcizzare la parte più debole di se stesso. Nutre sentimenti di ostilità, qualche volta l’atto di abuso verso i bambini può avere radici in una violenza subita dall’aggressore in età infantile. Il pedofilo omosessuale, trasferisce nel bambino l’amore che non ha ricevuto dalla mamma. È spinto da motivazioni personali perché nel bambino che ama vede se stesso, vede il bambino che era e lo ama così come avrebbe voluto essere amato. Tabella 1 La sessualità tra normalità e patologia Per poter comprendere appieno la personalità del pedofilo non basta fare delle classificazioni, ma bisogna anche saper delineare il confine tra gli atteggiamenti normali e quelli patologici. Il problema si rivolta sul tema della sessualità: si possono definire chiaramente i limiti della sessualità “normale”? Anche questo è un campo complicatissimo. Il padre della psicoanalisi (Freud) descriveva il bambino come un “perverso polimorfo” tentando di ridefinire la sessualità matura come il risultato delle varie esperienze vissute nell’età infantile, dimostrando come tali esperienze, inevitabilmente, influenzano il comportamento sessuale dall’adulto. In definitiva, se molteplici possono essere i fattori che concorrono alla definizione dei comportamenti sessuali degli adulti, diverse sono le gamme di variazione degli orientamenti sessuali. Se scegliamo quattro poli omo/etero adulti/bambini la sessualità si giocherebbe in un continuum tra i diversi poli estremi (vedi tab.1).