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Post N° 321


Abusi su un bimbo, indagata giudice onorarioMauro LissiaLa maestra è consulente del tribunale dei minori di Cagliari. Accuse da provare CAGLIARI. L'accusa è terribile: violenza sessuale nei confronti di un bambino di quattro anni e mezzo. L'indagata è un giudice onorario del tribunale dei minori di Cagliari, una pedagogista- psicologa incaricata di affiancare i magistrati togati nella trattazione di casi scottanti che riguardano i ragazzi. Il nome è Stefania Urru, ha trentasei anni, vive in città e insegna in una scuola materna.Stando alle accuse - ancora in piena fase di verifica - la giovane donna avrebbe costretto il bimbo a giochi masturbatori in un locale della scuola.L'inchiesta giudiziaria, avviata nell'estate dell'anno scorso, era stata affidata al sostituto procuratore Rita Cariello. Ma non appena accertato in base alle indagini dell'ufficio minori della Questura il ruolo di magistrato onorario svolto dall'indagata il fascicolo è stato trasmesso, come prevedono le norme, al distretto di Corte d'Appello più vicino: quello di Roma. Ed è nella capitale che il pm Federica Dito ha sentito come testimone il direttore della scuola materna dove sarebbero avvenuti i fatti. Poi i genitori del bambino, che hanno incaricato un legale. A giugno si è svolto un incidente probatorio condotto dalla neuropsichiatra Angela Gigante, la stessa che lavora all'inchiesta su Rignano: il piccolo si è rifugiato nel silenzio, quindi le accuse non hanno trovato conferma. E' possibile che venga ripetuto nelle prossime settimane. Ma per ora l'inchiesta va avanti sugli elementi raccolti a Cagliari: i racconti del bambino, che hannoletteralmente sconvolto i genitori. Perchè la vicenda è nata così, come quasi sempre nascono queste storie delicatissime in cui è difficile stabilire quale sia il confine tra la realtà e l'immaginazione dei bimbi. Qui si parla di giochi masturbatori cui il giudice onorario, che era anche insegnante precaria alla scuola materna, avrebbe costretto il piccolo alunno. Si tratta di elementi ancora tutti da valutare, emersi dai racconti frammentari di quella che secondo l'accusa sarebbe la vittima delle sue attenzioni.Siamo nell'autunno del 2006, quando il piccolo Dario (il nome è di fantasia) manifesta comportamenti preoccupanti: parole mai sentite rivolte alla sorellina, atteggiamenti inediti e ingenui tentativi di fare cose che un bimbo di neppure cinque anni non dovrebbe conoscere. I genitori si accorgono di quelle anomalie, cercano con la massima delicatezza possibile di indagarne le origini. Dario risponde a monosillabi, ma qualcosa traspare. Al punto che il padre e la madre, passati dalla preoccupazione all'allarme, decidono di rivolgersi a una psicologa infantile. L'esito del consulto, dopo una serie di sedute significative, appare netto: Dario ha subìto una qualche forma di violenza. Si delineano i contorni di un caso di minoranza: stavolta sarebbe una donna ad aver approfittato dell'innocenza di un bimbo e non la solita storia a generi invertiti. E' in quei giorni, siamo sotto Natale dell'anno scorso, che i genitori tagliano corto: se qualcuno ha fattodel male al loro figlio deve pagare. S'intrecciano gli incontri col direttore della scuola materna, l'insegnante- giudice viene accusata con una denuncia formale. Indaga la Questura, il fascicolo coi primi rapporti di polizia giudiziaria arriva sulla scrivania del pm Cariello. L'inchiesta preliminare parte e la notizia vola fino al Tribunale dei minori, dove la Urru svolgeva regolarmente la sua funzione di giudice onorario. Mentre la competenza sul caso passa a Roma l'insegnante interrompe, forse volontariamente, il rapporto col tribunale minorile. Ma continua a insegnare in un'altra scuola materna della città. Può farlo, a suo carico finora ci sono soltanto sospetti.Il seguito di questa vicenda dipende dalla Procura di Roma. A oggi l'inchiesta è basata solo su indizi di colpevolezza da definire.Dal punto di vista accusatorio l'incidente probatorio è sostanzialmente fallito, i genitori di Dario e l'indagata attendono i prossimi passi con comprensibile ansia. Il caso di Rignano e altri simili confermano quanto siano complesse indagini come queste.Se gli atti giudiziari indicano il piccolo Dario come possibile vittima della vicenda, la cronaca anche recente ricorda come spesso le parti possano invertirsi. Inevitabile quindi attendere una sentenza definitiva prima di affibbiare all'indagata qualsiasi patente di colpevolezza.