TEMPO

Post N° 120


Da un momento all'altro, cadere. Esistere.Uno strappo sordo,bianco e nero nella notte, che spezza le ossa,le polverizza.E' un coltello a farsi strada dentro, nelle viscere.Tra lo stomaco e la pancia, spostato a destra.Da quel punto si diramano nervi e unghie,un male che divora silente.Consuma famelico. Poi scende. Occupa spazio, invade.L'universo canta dietro una spalla,mente che si fa labbra e lingua,raccoglie il sale in una linea immaginaria.Mente che si fa mani, mente che si inarca protesa.Morde le sbarre di una gabbia, si bagna di sangue e saliva.La luna, i violini.