"Molte cose ai mortali è concesso,
poi che vider, sapere; ma prima
di vedere, nessuno è profeta
della sorte che a lui toccherà".
Aiace, Sofocle
Vuoto intorno. Annaspo nel caos cercando il vuoto.
Da tempo, ormai, ho smesso di accumulare.
Immagine di me, antica, che ritorna e si ripete.
Di giorno svuoto, mi libero, getto, cancello.
Divido, sottraggo.
Vacilla la volontà sotto questo peso.
La notte si sveglia la parte di me che ha paura della perdita,
al mattino ritrovo tutto in ordine, ogni cosa al suo posto.
Come non succedesse mai nulla.
Tutto inizia sempre allo stesso punto. Dentro e fuori.
Sentirti.
Per sentirti meglio, elimino gli occhi. Bendata, senza orbite.
Vengo verso te, con le mie mani, il naso, la bocca. Sentirti.
Uno alla volta escludo i sensi. Non ti tocco. Senza mani, mutilata.
Non ti bacio. E vorrei morderti, tenerti tra i denti, in gola.
Cannibale. Mastico pensieri.
Ti annuso, come un animale.
L'odore di te mi da alla testa.
Senz' occhi, senza mani, senza bocca. Animale in agonia.
Agonia del desiderio spostato in avanti, verso il nulla.
Verso l'amore.
Ho il cuore che striscia sul pavimento. Cado.
Senza mani.
Non voglio rialzarmi. Non posso.
MONADE
Le finestre
In queste tenebrose camere, dove vivo
giorni grevi, di qua di là m'aggiro
per trovare finestre (sarà
scampo se una finestra s'apre). Ma
finestre non si trovano, o non so
trovarle. Meglio non trovarle forse.
Forse sarà la luce altra tortura.
Chi sa che cose nuove mostrerà.
Costantino Kavafis
Afterhours - Senza finestra