Art.XII 22/12/47

e poi..Bukowsky


i gemelli a volte insinuava che ero un bastardo e io gli dicevo di ascoltare Brahms, e gli dicevo di mettersi a dipingere e di bere e di non farsi dominare dalle donne e dai dollari ma lui mi gridava: Per Amor di Dio ricorda tua madre, ricorda il tuo paese, ci farai morire tutti!... giro nella casa di mio padre (che aveva finito di pagare dopo 20 anni dello stesso lavoro) e guardo le sue scarpe stecchite il modo in cui i suoi piedi incresparono il cuoio, come se irosamente stesse piantando rose, e cosė era, guardo la sua morta sigaretta, la sua ultima sigaretta e l'ultimo letto in cui dormė quella notte, e sento che forse dovrei rifarlo ma non posso, perché un padre č sempre il tuo maestro anche quando non c'č pių; credo che queste cose siano accadute molto spesso ma non posso fare a meno di pensare morire su un pavimento di cucina alle 7 del mattino mentre gli altri friggono le uova non č poi cosė brutto se non cāpita a te. esco, stacco un'arancia e le tolgo la buccia lucente; le cose sono ancora vive: l'erba cresce ch'č un piacere, il sole fa piovere i suoi raggi tra i giri di un satellite russo un cane, sciocco, latra chissā dove, i vicini spiano dietro le tendine. io qui sono un estraneo, e sono stato (immagino) la pecora nera, e non dubito che m'abbia dipinto proprio bene (il vecchio e io lottavamo come leoni di montagna) e dicono che abbia lasciato tutto a una donna di Duarte ma non me ne importa un fico - se lo tenga: era il mio vecchio ed č morto dentro, mi provo un vestito celeste la cosa migliore che abbia mai indossato e muovo le braccia come uno spaventapasseri nel vento ma non serve: per quanto ci odiassimo non posso tenerlo in vita. identici eravamo, avremmo potuto essere gemelli il vecchio e io: almeno cosė dicevano teneva i suoi bulbi nel crivello pronti per essere piantati mentre io me la spassavo con una battona della 3^ strada. va be', lasciateci questo momento: ritto davanti a uno specchio nel vestito di mio padre morto mentre aspetto di morire anch'io.