Visto da me

Ribelliamoci!


Oramai purtroppo, vedere ragazzi tossici che simili a zombie, vagano per le strade alla continua e disperata ricerca di una dose, è entrato a far parte della vita di tutti i giorni.Passiamo accanto a loro e neanche li vediamo, li sentiamo o meglio, forse più verosimilmente, non li vogliamo nè vedere nè sentire quando con voce implorante e scuse ridicole ci chiedono una monetina.Cosa stiamo diventando? Siamo ancora umani? Puo' essere possibile ad un essere umano, sfiorare il dolore del suo simile e non averne la percezione? No non puo' e non dev'esserlo. Tutti abbiamo il dovere morale di ribellarci da dentro a questa assurda logica che poco per volta, ci sta inacidendo il cervello e anestetizzando il cuore. Non sopprimiamo più in noi, quel sentimento naturale di mutuo soccorso che i nostri avi più antichi chiamarono pietas. Uomini senza fallo, semideiche vivete in castelli inargentatiche di gloria toccaste gli apogeinoi che invochiam pietà siamo i drogatiDell'inumano varcando il confineconoscemmo anzitempo la carognache ad ogni ambito sogno mette fine:che la pietà non vi sia di vergognaBanchieri, pizzicagnoli, notaicoi ventri obesi e le mani sudatecoi cuori a forma di salvadanainoi che invochiam pietà fummo traviateNavigammo su fragili vascelliper affrontar del mondo la burrascaed avevamo gli occhi troppo belli:che la pietà non vi rimanga in tascaGiudici eletti, uomini di leggenoi che danziam nei vostri sogni ancorasiamo l'umano desolato greggedi chi morì con il nodo alla golaQuanti innocenti all'orrenda agoniavotaste decidendone la sortee quanto giusta pensate che siauna sentenza che decreta morte ?Uomini cui pietà non convien sempremal accettando il destino comune,andate, nelle sere di novembre,a spiar delle stelle al fioco lume,la morte e il vento, in mezzo ai camposanti,muover le tombe e metterle vicinecome fossero tessere gigantidi un domino che non avrà mai fineUomini, poiché all'ultimo minutonon vi assalga il rimorso ormai tardivoper non aver pietà giammai avutoe non diventi rantolo il respiro:sappiate che la morte vi sorveglia,gioir nei prati o fra i muri di calce,come crescere il gran guarda il villanofinché non sia maturo per la falce.Fabrizio De Andrè