COMMEDIALIVE
Progetto Dante-Inferno libera trasposizione a fumetti della Divina Commedia a cura di Francesco Conte
Procediamo con l’identificazione del personaggio. “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, a occhio e croce sui trentacinque anni. Fisico asciutto, volto smagrito e senza tralasciare qualche aspetto tradizionale come il naso ricurvo e pronunciato. Affinità elettiva fisionomica. Dante nel suo insieme denota l’appartenenza all’epoca medievale , ma filtrata attraverso la lente della contemporaneità. Tascapane a tracolla usata dai viaggiatori per portare un diario (blog?), camicia senza colletti all’insù e caratteristica nuova: capelli lunghi e arruffati. Dante è spettinato solo come certi poeti di tendenza sanno essere, troppo presi dalla furia di annotare e scrivere di sé e delle loro esperienze per curare il loro aspetto. Interessante può sembrare il modello David Linch ma troppo connotato con gli anni novanta. Ci si chiede che tipo di pettinatura potesse avere Dante sotto il peso ingombrante dei para- orecchi di cotone e a cuffia provvisti di laccetti per l’inverno, il berrettone floscio nella parte posteriore e un 300 g di foglie d’alloro. Forse era calvo! Il mio Dante all’inizio del suo viaggio, quando capisce che ha oltrepassato il “limite dell’oltretomba”, si sfila di sopra il capo tutto questo materiale ingombrante e lo getta via nel baratro o in mezzo a qualche visione allucinata che la sensazione di perdita della retta via gli ha procurato. Per quanto riguarda il vestiario ci si rimanda come semplice pretesto a Simone Martini di Siena che meglio di Giotto ha saputo riprodurre le frivolezze del benessere artistico. Benessere solo temporaneo, perche a cominciare già dall’incontro con il mitico Caronte e con la sua “Carretta dei Dannati”, queste povere vesti si lacereranno, infangheranno e daranno al poeta più una visione da mendicante. Per ultime e non per importanza le scarpe. Dante macinerà davvero molti chilometri. Scalerà rupi e pendii, e oltrepasserà terreni sicuramente non asfaltati. Forse alla fine del terzo canto quando capisce di non potersi imbarcare da clandestino nella Carretta avrà già consumato le esili suole e sarà ridotto a piedi nudi. |
Senza tradire il contenuto poetico dell’opera e senza porre tagli o cesure al testo originale con sceneggiature abbreviate o da graphics novel mordi e fuggi, si vuole illustrare sotto forma di fumetto il grande viaggio intrapreso da un uomo fatto di carne e umori. Dante quando scende all’Inferno per essere più “degno” scende anche dal piedistallo che certa cultura verbosa e noiosa ha adottato per innalzarlo o dipingerlo negli anni. Soprattutto negli ultimi anni si è voluta trincerare la sua figura dietro un conservatorismo ancora più subdolo, mascherato da riletture convertite come quelle di Benigni, senza rischiare mai nessuna sperimentazione. Per dare lunga vita ad un prodotto della cultura come La Divina Commedia che sia universalmente di tutti, non serve pedissequamente impararla a memoria o per visualizzarla utilizzare solo le incisioni di Dorè. Ma rischiare con linguaggi e rielaborazioni che avvicinino l’opera alla cultura contemporanea. Si pensi al vecchio Dalì nella sua lucida follia o al grande Greenaway con i suoi primi otto canti dell’Inferno sotto forma di corti d’autore. Nel fumetto nazionalpopolare o come qualcuno del settore definisce “industriale”, non si può uscire fuori dalla vignetta. Nel mio progetto forse un po’ folle per lunghezza e dispendio di energie voglio intercalare tutti i linguaggi visuali legati alla grafica e un po’ sopra le righe tutti gli stili di quegli artisti che ho sempre osservato divorando fumetti da vent’anni. Uno su tutti Andrea Pazienza. In uno stesso prodotto possono convivere espressioni diverse per quella natura schizofrenica, onnivora e destabilizzante che fa dell’artista una “moltitudine” di persone, autori e amici incontrati in vita. E il suo lavoro un’opera aperta che potrà adattarsi ad una ulteriore moltitudine di interpretazioni. |
Penso svariate volte di documentare il mio lavoro di illustratore e fumettista, con annotazioni al margine o bozzetti preparatori. Per farlo al meglio e per un progetto sull'Inferno di Dante la "condivisione" può essere un ulteriore stimolo per far "sopravvivere" l'idea negli anni a venire. Non so quanti adottino porsi delle scadenze a lungo termine o utilizzare linguaggi visivi o verbali per stimolare la dose minima giornaliera di creatività. Io ho scelto di farlo con la "C0mmedia" di Dante e con una modalità totalmente personale di leggere e rileggere l'opera del grande maestro.
|