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Colazione da Tiffany compie 50 anni!


Colazione da Tiffany
Colazione da Tiffany compie mezzo secolo e domani Hollywood celebra uno dei suoi film più famosi, più visti, più citati. Ma soprattutto rende un tributo a Audrey Hepburn, protagonista, diva e icona della massima modernità e di insuperata eleganza. L’appuntamento è al Samuel Goldwin Theater di Beverly Hills, dove la Academy of Motion Pictures Arts presenterà la copia restaurata in digitale del film durante un galà ad altissimo tasso di celebrities. Rara la classe e rari il garbo e la grazia con cui Audrey Hepburn, già molto famosa da sei anni, cioè dai tempi di Sabrina, si calò nei panni di una escort. “Panni” firmati da un grande della moda, e cioè dal marchese Hubert de Givenchy, con cui l’attrice aveva stretto un profondo sodalizio umano e professionale già sul set di Sabrina. E pensare che al suo posto a vestire Holly Golightly la produzione aveva chiamato Balenciaga, il quale rifiutò. Chissà, forse un successo planetario così duraturo può essere dovuto proprio alle seconde scelte, ammesso che per Audrey Hepburn si possa parlare di seconda scelta. Fatto sta che Truman Capote, autore del romanzo, al posto di Audrey avrebbe di gran lunga preferito Marilyn Monroe, cui si era ispirato per il personaggio della protagonista, e si infuriò con la Paramount accusandola di averlo scavalcato. E anche il regista avrebbe dovuto essere un altro: John Frankenheimer; il film venne invece diretto da Blake Edwards. E la trama fu decisamente snaturata per dare spazio alle convenzioni cinematografiche di quegli anni. L’allusione alla bisessualità di Holly, nel libro un tratto fondamentale, venne del tutto rimossa. Persino il finale è diverso: il film si chiude con un happy end del tutto arbitrario rispetto al romanzo. Un film di enorme successo, andato ben al di là dei due soli Oscar che si aggiudicò, assegnati entrambi al compositore Henry Mancini, per la migliore colonna sonora e per la migliore canzone, quella “Moon River” resa indimenticabile dalla voce sommessa e malinconica di Audrey Hepburn. Lei ebbe la nomination come migliore attrice ma non vinse: l’Oscar quell’anno andò a Sophia Loren per La Ciociara. Il film uscì il 5 ottobre 1961 negli Stati Uniti, poi il 6 dicembre in Francia con il titolo Diamants sur canapé e il 20 dicembre in Italia. Consacrò, oltre alla protagonista, il suo stile, destinato a entrare nella leggenda. Non a caso il celebre tubino nero senza maniche indossato da Audrey Hepburn nella scena d’apertura non solo viene ciclicamente votato come il vestito più bello della storia del cinema, ma è anche entrato nel Guinness dei primati per essere stato venduto da Christie’s nel gennaio 2006 alla cifra record di 467.200 sterline. Un altro esemplare dell’abito era stato donato dallo stesso Givenchy allo scrittore Dominique Lapierre, l’autore della “Città della gioia”, per aiutarlo a raccogliere fondi a favore dei poveri e dei lebbrosi di Calcutta. Certo quell’abito ha fatto epoca, reggendo come nessun altro al passaggio del tempo. Era ed è il paradigma di ciò che la Hepburn e Givenchy ritenevano fosse il segreto della vera eleganza e dello chic: la semplicità, meno è meglio. E in occasione dei cinquant’anni del film è stata messa in commercio dalla Integrity Toys una linea di bambole da collezione in edizione limitata vestite come la protagonista: con il tubino nero sia lungo che corto, con il cappotto rosa shocking, con lo spolverino arancione. Il prezzo varia dagli 89 ai 125 dollari. Il film restaurato verrà proiettato a Roma in occasione del Festival del Cinema; in programma anche una retrospettiva della Hepburn con i titoli più importanti. Negli stessi giorni all’Ara Pacis verrà inaugurata una grande mostra di abiti, accessori, oggetti, fotografie, documenti, dedicata all’attrice e ai suoi anni vissuti nella capitale: non solo il periodo in cui girò Vacanze romane ma anche gli anni trascorsi al fianco del secondo marito, Andrea Dotti. I due figli della Hepburn devolveranno gli incassi all’associazione “Amici di Audrey” costituitasi alcuni mesi fa, che fa capo all’Unicef e che raccoglie fondi per combattere la denutrizione infantile nel Ciad
UNA VERA DIVA SEMPLICE MA  RAFFINATA ...................