Amicizia, Amore...

Post N° 120


Tra templi e monasteri, un percorso orientale pieno di sorprese
Buddismo, taoismo, confucianesimo…viste dall’occidente queste tradizioni vengono spesso confuse. A Hong Kong, enclave multietnica nel cuore della Cina, succede la stessa cosa, ma per ben altre ragioni.Nella vita degli ex-coloni britannici, la religione ha assunto negli anni un ruolo sempre più strumentale, e di templi veramete autentici in città ne sono rimasti pochissimi. La ragione è semplice: nella capitale finanziaria dell’Asia non c’è tempo per dedicarsi ai riti tradizionali. L’unico modo in cui le divinità possono ancora aiutare i cittadini è portando loro fortuna, denaro, e un destino favorevole. Ed ecco che proprio attorno a questi desideri le diverse tradizioni religiose della città si fondono in un unicum (materialista) difficilmente rintracciabile altrove.Panorama.it è andato in giro ad esplorare i templi storici di Hong Kong. Due tappe obbligatorie sono quelle del “Grande Buddha” (noto anche come monastero di Po Lin) e del “Tempio dei Diecimila Buddha“. Il primo si trova sull’Isola di Lantau. È stato costruito nel 1927 ed è famoso perchè al suo interno si trova il Buddha Tian Tan, la più grande statua di bronzo all’aperto del mondo (pesa 200 tonnellate) che raffiguri un Buddha seduto. Il secondo risale agli anni Sessanta e ospita almeno 13.000 statue di Buddha di diverse dimensioni. In entrambi, non è raro imbattersi in cinesi intenti a scuotere un contenitore di legno pieno di bastoncini numerati, per “contrattare con Buddha il proprio destino”. Il fedele esprime un desiderio o rivolge una domanda alla divinità, poi inizia a scuotere il contenitore con i bastoncini aspettando che ne cada uno. Il numero del legnetto corrisponde a una pagina del “libro delle risposte della divinità”. A questo punto, se tra l’elenco delle affermazioni lette se ne trova una appropriata, il fedele si ritiene soddisfatto. Altrimenti, procede ad un nuovo tentativo convinto che il Buddha non abbia inteso bene la sua domanda.Tornando verso il centro città, vale la pena fermarsi a Wong Tai Sin, il tempio, più affollato dell’isola. Coloratissimo, grande, luminoso, anche Wong Tai Sin è una meta irrinunciabile per osservare da vicino le abitudini religiose degli hongkonghini. In genere la fila dei fedeli desiderosi di sfiorare la dea del denaro è lunghissima, e ancora di più sono quelli che bruciano i propri desideri all’interno delle “campane” di incenso -filamenti di incenso modellati in maniera tale da assumere la forma di una campana- per mandarli in cielo. Ancora, bastoncini di incenso (bruciati a gruppi di tre), denaro di carta, frutta e dolci di ogni tipo vengono lasciati sugli altari per assicurare benessere alle divinità ma anche a se stessi. Tutt’intorno non si contano le bancarelle dei veggenti. Alcuni parlano persino inglese, ma ad un livello talmente approssimativo che, in genere, non permette loro di prevedere più di una buona posizione lavorativa all’interno dello Stato e tanti figli: il destino ideale per le famiglie cinesi più tradizionaliste.Fortunatamente, qualche angolo sacro in città è rimasto. Il più bello si trova a pochi passi da Wong Tai Sin, dove sorge il convento di Chi Lin, un elegante tempio di legno edificato senza l’impiego di chiodi, tra i cui padiglioni e giardini fioriti è permesso passeggiare solo rimanendo in silenzio.