Parlare, ma per fare

Nom ti muovere


Eccoci arrivati al 20, primo scambio di idee sul libro della MAZZANTINI.Non mi metterei a discutere sulla tecnica con cui è scritto questo romanzo, che tra l’altro ha anche vinto il “Premio Strega” 2002.Sicuramente avvincente.Due gli aspetti che mi colpiscono  e che solleticano in me dei dibattiti:-Da padre, l’aspetto legato alle sensazioni ben descritte sulla probabile perdita di una figlia  porta sicuramente ad un’ analisi della propria vita, soprattutto nei confronti della famiglia e della scelta delle priorità.-Da marito che ritiene la fedeltà un valore imprescindibile,  la viltà di quest' uomo che lascia trasparire attraverso la narrazione della scrittrice,  un ambito torbido e irrinunciabile, che mi dà la sensazione di voler così giustificare il tradimento da lui compiuto! Spesso in letteratura e nella cinematografia si ricorre a questo tipo di descrizioni per giustificare il tradimento. Sicuramente questa lettura  fa fare i conti con i più nascosti sentimenti dell’anima! La più bella la frase: “Sono ridicolo, lo so. Ma la verità degli uomini è spesso ridicola”