CONTROCORRENTE3

LA RIVOLUZIONE FASCISTA 4


Pensiero politico« La libertà senza ordine e disciplina significa dissoluzione e catastrofe. (Da un discorso pronunciato nell'atrio del municipio di Torino da Mussolini, 24 ottobre 1923)Nel 1932, presumibilmente insieme a Giovanni Gentile (o comunque sotto la sua influenza), Mussolini scrisse la voce fascismo per l'enciclopedia Treccani, in cui precisava la dottrina del suo partito.Mussolini ammise che non vi fu un principio ispiratore preciso che portò alla nascita del movimento, che originò da un bisogno d'azione e fu azione. Proprio per questo motivo, durante tutto il ventennio, il Fascismo si caratterizzò per la coesistenza al suo interno d'istanze e correnti di pensiero minoritarie fortemente differenti e apparentemente poco conciliabili tra loro.Emblematico, da questo punto di vista, è il programma di San Sepolcro, col quale il movimento dei Fasci di Combattimento si presentò alle elezioni del 1919. In esso erano espresse proposte fortemente progressiste, molte delle quali furono poi man mano abbandonate dal movimento entro l'ottobre 1922 (tra queste l'originale carattere antimonarchico e anticlericale del fascismo, che avrebbe pregiudicato ogni compromesso con la monarchia italiana e col clero), per essere poi riaffermate, anche se prevalentemente solo a livello propagandistico, dal Partito Fascista Repubblicano. Il fascismo sansepolcrista chiese la concessione del suffragio universale, una riforma elettorale in senso proporzionale, la riduzione dell'età di voto a 18 anni e dell'orario di lavoro a otto ore giornaliere, i salari minimi garantiti, la gestione statale (o meglio da parte di cooperative di lavoratori) dei servizi pubblici, la progressività della tassazione, la nazionalizzazione delle fabbriche d'armi, l'eliminazione della nomina regia del Senato e la convocazione di un'assemblea che permettesse ai cittadini di scegliere se l'Italia dovesse essere una monarchia o una repubblica.Riprendendo quanto accennato sopra, la nota dominante del pensiero mussoliniano fu l'attivismo (questo fu uno dei principali motivi per i quali il fascismo esaltò l'intraprendenza e la vitalità della gioventù - facendo di "Giovinezza" il proprio inno - e l'idea di un uomo agonisticamente attivo e preparato): non conta ciò che si è fatto, ma ciò che vi è ancora da fare.A tal proposito, le principali ambizioni del fascismo furono:la rifondazione dell'Impero romano, attraverso una politica aggressiva di potenza (la guerra è «positiva» perché «imprime un sigillo di nobiltà al popolo che l'affronta»), per mezzo della quale l'Italia avrebbe dovuto assurgere al ruolo di guida e modello per le altre nazioni a livello politico, economico e spirituale. A tal scopo si insistette sulla necessità di un esercito forte e ben strutturato (pur non riuscendo a raggiungere in tal senso un risultato concreto). Emblematica, sotto questo punto di vista, è la volontà mussoliniana, ampiamente propagandata,[111][112] di adempiere alla cosiddetta "vision dell'Alighieri" (richiamata anche in un verso di una delle versioni della Giovinezza fascista.[113]) Infatti, seppure in tutt'altro contesto storico, Dante Alighieri aveva affermato la necessità che il mondo fosse riunito in un unico impero (considerando legittimo solo un imperium romanorum) con un unico diritto (unum ius in unum imperium) al fine di assicurare a tutti i popoli quella pace e quella giustizia che avrebbero permesso ad essi di perseguire la salvezza delle loro anime (salus animarum), contribuendo a realizzare il regnum Dei in Terra. Queta tesi era stata da lui espressa principalmente nel De Monarchia, ma anche in altre opere, come nella Divina Commedia ed, in particolar modo, nel VI canto del paradiso.
Friedrich Nietzschela creazione di un «italiano nuovo», eroico, dotato di senso di appartenenza alla nazione, in grado con la propria azione di forgiare la storia, inserito in uno Stato che ne riassume le aspirazioni. Ciò si sarebbe dovuto realizzare attraverso il completo superamento dell'individualismo e della connessa concezione individualista della libertà: l'individuo deve esplicare la propria libertà non in modo egoistico, in una prospettiva concorrenziale cogli altri soggetti, ma in modo ordinato e disciplinato, concependosi come parte di una collettività (la nazione italiana incarnata dallo stato fascista) indirizzata verso un fine comune e non divisa dall'odio classista (fu abbandonato il concetto socialista di «lotta di classe»). A tal fine, si affermò la necessità di rinsaldare il sentimento di appartenenza nazionale attraverso l'esaltazione dello spirito patriottico italiano e della storia italiana. In tale contesto ideologico, lo Stato venne hegelianamente concepito come etico,[114] ovvero fu inteso come fine e non come mezzo. Dunque, l'interesse dello stato prevale su quello dei singoli in nome del raggiungimento del bene comune ed esso ha una propria missione e consapevolezza: esaltare l'essenza nazionale. Il fascismo si doveva esaurire non nello Stato fascista, ma nello Stato di tutti gli italiani. Hegel comunque contribuì solo in parte alla sua formazione. L'unico filosofo che Mussolini studiò veramente fu Nietzsche, dal quale in gioventù fu ammaliato e dalla cui dottrina del superuomo egli trasse il senso da dare alla rivoluzione fascista.[115] l'unificazione di tutte le terre considerate "italiane" in un'unica nazione italiana, proponendo il movimento fascista come soluzione della questione dell'Irredentismo e della Vittoria mutilata (mediante l'annessione anche violenta delle terre irredente) e conseguentemente (essendo l'obiettivo originario del Risorgimento l'unificazione dei territori italiani in un unico stato) come il "coronamento del risorgimento".[116][117] Emerge quindi come il fascismo si sia caratterizzato, nella sua concreta realizzazione storica, come un movimento autoritario, nazionalista e antidemocratico. Nel 1931 Mussolini esplicitò il proprio rifiuto della democrazia, definendo la disuguaglianza come «feconda e benefica» e in "Dottrina del Fascismo" scrisse che «regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano, mentre la vera effettiva sovranità sta in altre forze talora irresponsabili e segrete»[senza fonte].Da ultimo, è importante sottolineare come il fascismo fu sempre considerato dai suoi aderenti un movimento rivoluzionario, trasgressivo e ribelle (emblematico in tal senso il motto «me ne frego») in radicale contrasto col liberalismo dell'Italia pre-fascista. Pur avendo all'inizio tutelato gli interessi della borghesia industriale, Mussolini respinse ogni ipotesi di collusione con essa.