CONTROESODO

LA SANTA CROCE


 Oggi è la festa dell’ Esaltazione della Santa Croce; la festa di tutti i crocifissi del mondo. Cristo, sulla croce assimila il nostro dolore al Suo. La nostra sconfitta è la Sua sconfitta; il nostro sentirci abbandonati lo ha fatto Suo. Il Suo grido al Padre è il nostro grido. La Sua Resurrezione è la nostra Resurrezione! Propongo una meditazione molto profonda di Von Balthasar, che ho trovato dall’amico Cogitor. “Dove ho vinto io se non sulla croce? Siete ciechi come giudei e pagani, fino a vaneggiare che il Golgotha sarebbe la mia caduta e bancarotta, e credete che solo più tardi, tre giorni più tardi, mi sarei ripreso dalla mia morte e che sarei emerso arrampicandomi a fatica dall’abisso dell’Ade di nuovo in mezzo a voi? Ecco: questo è il mio segreto e non ne esiste un altro in cielo o sulla terra: la mia croce è salvezza, la mia morte è vittoria, la mia tenebra è luce. Allora, quando io pendevo nel mio martirio, e lo spavento mi invadeva l’anima per l’abbandono, la riprovazione, l’inutilità della mia vita, e tutto era oscuro, e solo la rabbia della massa fischiava sarcasmi contro di me, mentre il cielo taceva, serrato come la bocca di chi dispregia - ai polsi però pulsava il mio sangue attraverso le porte aperte delle mani e dei piedi, e più vuoto diventava il mio cuore ad ogni battito, la forza usciva da me in ruscelli, e in me rimaneva solo impotenza, stanchezza mortale e il senso di un fallimento infinito - e alla fine si avvicinava il misterioso luogo, l’ultimo, sull’orlo dell’essere, e poi la caduta nel vuoto e il ribaltare nell’abisso senza fondo, il dileguare, finire, sfinire. L’immensa morte, che io da solo morivo (a voi tutti questo è risparmiato mediante la mia morte e nessuno farà l’esperienza di che cosa significhi morire): questa fu la mia vittoria. Mentre cadevo e cadevo, il mondo nuovo saliva. Mentre ero sfinito oltre ogni debolezza, si rafforzava la mia sposa, la chiesa. Mentre mi perdevo e del tutto mi donavo e mi spremevo dallo spazio del mio io e senza possibilità di rifugio (neppure in Dio) dal nascondiglio più segreto del sé venivo espulso: allora io mi svegliavo e mi alzavo nel cuore dei miei fratelli” (H.U. von Balthasar, Il cuore del mondo).