Solo in un "legame" la libertà dell'individuo si può esprimere
Pigi Colognesi venerdì 19 settembre 2008 Il
sociologo Zygmunt Bauman ha l’interessante capacità di sintetizzare in
una immagine facilmente comprensibile ed evocativa la sua
interpretazione di complessi fenomeni sociali. È lui che ha definito la
nostra società come «liquida». E da allora questo aggettivo viene
frequentemente, e a volte sbrigativamente, utilizzato in svariati
contesti. Nel suo ultimo libro Individualmente insieme,
Bauman sostiene che alla celebre triade della rivoluzione francese –
libertà, uguaglianza, fraternità – ne sia ormai subentrata, nella
società contemporanea, un’altra: sicurezza, parità, rete. È su
quest’ultima parola che vale la pena di riflettere. Bauman la descrive
così: «Si assume che ogni singolo si porti dietro, assieme al proprio
corpo, la sua specifica rete, un po’ come una chiocciola porta la sua
casa». La rete sono i legami che il singolo stabilisce. Ma attenzione,
non sono i legami della fratellanza, cioè in qualche modo dati da una
storia (la famiglia, il quartiere, una comunità religiosa, una
nazione). Sono, al contrario, legami fluidi, flessibili, liquidi
appunto: «Le unità individuali vengono aggiunte o tolte [dalla rete che
la singola chiocciola porta con sé] con uno sforzo non maggiore a
quello con cui si mette o si cancella un numero dalla rubrica del
cellulare». Ne deriva che i legami sono «eminentemente scioglibili» e
«facilmente gestibili, senza durata determinata, senza clausole e
sgravati da vincoli a lungo termine». È
facile trovare in questa immaginifica descrizione i tratti del tipo di
convivenze che vediamo quotidianamente. Basta pensare al fatto che a
Milano per la prima volta il numero dei single ha superato quello delle
famiglie. O alla debolezza dei legami affettivi, normalmente concepiti
come temporanei, non impegnativi, cancellabili non appena lo si voglia. Qual
è la ragione di questo fenomeno? Il fatto, risponde Bauman, che «la
rete non ha dietro di sé alcuna storia» e, quindi, l’identità della
persona non è definita da una appartenenza che la precede. Anzi,
l’unica appartenenza è quella che l’individuo via via si costruisce e
distrugge attraverso le sue labili e mutevoli reti. Benedetto
XVI a Parigi ha affermato: «Sarebbe fatale, se la cultura europea di
oggi potesse comprendere la libertà ormai solo come la mancanza totale
di legami». La descrizione di Bauman sembra confermare questa triste
fatalità. Ma, dice il Papa, c’è una tragica conseguenza: una libertà
come assenza di legami è destinata a distruggersi. E, quindi, a
diventare preda del potere. Come ai tempi dei monaci da cui ha preso
spunto Benedetto XVI, anche oggi è indispensabile che si pongano
esperienze di appartenenza in cui la libertà sia affermata come
espressione di un legame che precede l’individuo (la «fraternità»
implica una paternità) e che ne fonda l’identità. Un identità che non è
nemica di nessun’altra. Infatti, ha concluso il Papa: «Questa tensione
tra legame e libertà ha determinato il pensiero e l’operare del
monachesimo e ha profondamente plasmato la cultura occidentale. Essa si
pone nuovamente anche alla nostra generazione come sfida di fronte ai
poli dell’arbitrio soggettivo, da una parte, e del fanatismo
fondamentalista, dall’altra». Raccogliendo questa sfida ilsussidiario.net
ospiterà nei prossimi giorni contributi tesi a mettere a fuoco il nesso
tra appartenenza, identità e libertà. Invitiamo i lettori a
parteciparvi.
Il Sussidiario