Una rivelazione su ciò che Gesù gli disse quel 20 settembre….
Il
20 settembre è il 90° anniversario della stimmatizzazione di padre Pio
e il 23 settembre è il 40° della morte. Proprio alla vigilia di
entrambi sta per uscire un libro di don Francesco Castelli che contiene
documenti inediti, eccezionali, sull’episodio delle stimmate e sulla
loro origine. In uno di essi “il cappuccino svela – non lo farà mai più
durante la sua vita – il toccante dialogo fra lui e il misterioso
personaggio, autore delle stimmate” e le parole che spiegano il motivo
di quelle stimmate. Il grande evento avvenne il 20 settembre
1918 e forse la data non è casuale: era stato il giorno della presa di
Roma da parte dei piemontesi, fine del potere temporale e inizio della
persecuzione al papa, ma anche di una purificazione della Chiesa. Il
fenomeno delle stimmate impose all’attenzione del mondo quello
sconosciuto e umile francescano e ne fece una luce che attrasse e
ancora attrae milioni e milioni di persone. Padre Pio divenne
così una straordinaria risposta del Cielo all’apostasia del secolo XX.
Un giorno di aprile dell’anno 30 d.C., all’apostolo Tommaso, che non
credeva che i suoi compagni avessero davvero visto e parlato con Gesù,
dopo la sua morte, risorto nella carne e vivo, Gesù andò incontro e
disse “Tommaso metti qua il dito e guarda le mie mani; stendi la tua
mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma
credente!”. Così, all’incredulità del secolo delle ideologie,
pochi mesi dopo la Rivoluzione d’ottobre, Gesù ha risposto mostrando
quelle stesse piaghe, del crocifisso risorto, sul corpo di uno dei suoi
più grandi amici, padre Pio: crocifisso per 50 anni davanti al mondo e
alla stessa scienza la quale più volte ha studiato e analizzato le sue
stimmate ritenendone inspiegabili sia la formazione, sia il perdurare
contro ogni legge naturale, sia la sparizione alla vigilia della morte
senza lasciar traccia alcuna, di nuovo contro le leggi della biologia.
Francesco d’Assisi fu il primo stimmatizzato e padre Pio è stato il
primo e unico sacerdote stimmatizzato della storia della Chiesa. Un
fatto che assume un significato particolarmente importante alla luce
delle rivelazioni di don Castelli. Storico e docente di Storia della
Chiesa, don Francesco Castelli lavora anche nella Postulazione per la
causa di beatificazione di Karol Wojtyla. E’ autore di alcuni lavori su
padre Pio di cui abbiamo dato notizia anche da queste colonne.
Dunque in questo libro “Padre Pio sotto inchiesta. L’ ‘autobiografia’
segreta” (Ares), di cui parlerà anche il settimanale “Oggi”, pubblica
un documento eccezionale: la relazione scritta nel gennaio 1922 da
monsignor Raffaello Carlo Rossi, vescovo di Volterra, inquisitore per
conto del S. Uffizio a San Giovanni Rotondo nel maggio 1921. Che
contiene, fra l’altro, il verbale dei sei “interrogatori” di padre Pio,
resi sotto giuramento, dove è contenuta la “bomba”. Questo
dossier era stato secretato e quindi nessuno ha potuto consultarlo.
Solo dal giugno 2006 Benedetto XVI ha consentito l’apertura degli
archivi del S.Uffizio per i documenti del pontificato di Pio XI (quindi
dal 1921 al 1939). Il primo a poterli vedere è stato lo storico Sergio
Luzzatto che ha pubblicato di recente un libro dove manifesta molto
interesse alla politica e alle ideologie (e anche ai pettegolezzi di
paese su padre Pio), ma non altrettanto ai documenti e alla sostanza,
né alla materia religiosa (su cui non pare preparato). Forse per una
conoscenza sommaria della vicenda di padre Pio, Luzzatto sembra non si
sia accorto (nel suo libro non ne dà notizia) dell’esplosiva
rivelazione fatta dal giovane frate in quel maggio 1921 al vescovo
Rossi. v Finora, sull’episodio cruciale della stimmatizzazione, si
sapeva solo quel poco che padre Pio aveva rivelato per lettera, il 22
ottobre 1918, al suo direttore spirituale. Era la mattina del 20
settembre. Padre Pio aveva appena celebrato la messa, era rimasto solo
in chiesa e come di consueto stava nel coro per fare il ringraziamento.
“E mentre tutto questo si andava operando”, scrive in quella lettera,
“mi vidi dinanzi un misterioso personaggio, simile a quello visto la
sera del 5 agosto, che differenziava in questo solamente che aveva le
mani ed i piedi ed il costato che grondava sangue. La sua vista mi
atterrisce; ciò che sentivo in quell’istante in me non saprei dirvelo.
Mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a
sostenere il cuore, il quale me lo sentivo sbalzare dal petto. La vista
del personaggio si ritira ed io mi avvidi che mani, piedi e costato
erano traforati e grondavano sangue”. Questa finora era
l’unica versione del fatto decisivo della vita di padre Pio e c’erano
tanti punti interrogativi: chi era il misterioso personaggio? Costui
disse qualcosa? Fra i due si svolse un dialogo? Per quale scopo le
stimmate sul corpo di padre Pio? Sono domande di enorme importanza.
Adesso, dal libro in uscita, apprendiamo che nel 1921 padre Pio,
rispondendo alla richiesta di monsignor Rossi, aveva rivelato i
particolari decisivi dell’avvenimento, chiarendo, di fatto, tutti quei
punti interrogativi. Ecco le sue precise (e inedite) parole: “Il 20
settembre 1918 dopo la celebrazione della Messa, trattenendomi a fare
il dovuto ringraziamento nel Coro tutt’a un tratto fui preso da un
forte tremore, poi subentrò la calma e vidi Nostro Signore in
atteggiamento di chi sta in croce, ma non mi ha colpito se avesse la
Croce, lamentandosi della mala corrispondenza degli uomini, specie di
coloro consacrati a Lui e più da lui favoriti. Di qui si manifestava
che Lui soffriva e che desiderava di associare delle anime alla sua
Passione. M’invitava a compenetrarmi dei suoi dolori e a meditarli:
nello stesso tempo occuparmi per la salute dei fratelli. In seguito a
questo mi sentii pieno di compassione per i dolori del Signore e
chiedevo a lui che cosa potevo fare. Udii questa voce: ‘Ti associo alla
mia Passione’. E in seguito a questo, scomparsa la visione, sono
entrato in me, mi son dato ragione e ho visto questi segni qui, dai
quali gocciolava il sangue. Prima nulla avevo”. Da questo
documento straordinario - sottolinea don Castelli – si apprende
anzitutto che padre Pio conosceva bene l’identità di chi gli è apparso
e soprattutto che “la stimmatizzazione non fu il risultato di una sua
richiesta personale”. Altro che autosuggestione e psicosi. Il Padre
chiese solo cosa poteva fare per confortare Gesù. Fu Gesù che lo invitò
ad aiutarlo a portare il peso dei peccati del mondo, dell’ingratitudine
e della mancanza di amore (specialmente dei consacrati). Il
libro contiene anche un altro documento eccezionale e inedito: l’esame
accurato delle stimmate fatto dal vescovo. E’ strano che Luzzatto non
lo abbia citato. E’ vero che esso confuta totalmente le sue tesi, ma ha
un valore storico enorme. Questa è infatti l’unica vera inchiesta del
S. Uffizio sulle stimmate. E l’ “inquisitore”, che confessa di essere
arrivato “con una personale prevenzione in contrario”, dopo
un’ispezione a tutto campo, accuratissima, senza sconti, pure con
eccessi di rigore, riconosce infine: “non son potuto rimanere nella
personale prevenzione contraria”. Ma anzi, dà voto favorevole. E – ben
valutate tutte le altre ipotesi - deve riconoscere che quelle stimmate
si spiegano solo con un’origine divina. Il prelato testimonia
pure di aver constatato personalmente il “profumo” (specialmente) del
sangue di padre Pio e documenta fenomeni come la temperatura corporea a
48° (quando il padre pensa a Gesù) e la bilocazione. Ora, dopo queste
ultime rivelazioni del libro di Castelli, è più chiaro il senso di
quelle stimmate. Kierkegaard dice che Gesù ci fa letteralmente scudo
col suo corpo santo. Ebbene, padre Pio è lì con lui a fare scudo a
ciascuno di noi, (come fece padre Kolbe per quel padre di famiglia). E
a milioni si riparano dietro di lui. Antonio Socci Da “Libero” 10 settembre 2008 Dal sito
Lo Straniero