CONTROESODO

L'IRAN DA LEZIONI ALL'ONU


 
Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sarà oggi a New York per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Come tutti i regimi totalitari tenuti insieme dalla forza militare e dall’oscurantismo, anche quello dei Guardiani della Rivoluzione e degli ayahtollah – di cui Ahmadinejad è solo il golem – non resiste alla tentazione di presentarsi al mondo mascherandosi da profeta e paladino del nuovo corso storico. Così fecero, ben lo sappiamo noi europei, altri piccoli uomini a capo di grandi tragedie; così capiterà anche stavolta. Ma il problema non sta qui. All’Onu ogni Stato sovrano ha il diritto di parlare, ci mancherebbe: almeno questo, visto che poi le parole pronunciate in cotanta sede servono quasi sempre soltanto a riempire di inchiostro pagine degne di polverosi archivi ricchi di buone intenzioni, mentre il mondo prosegue imperterrito sulle strade della realpolitik, il che è un eufemismo per dire che ognuno si fa gli affari suoi. Sopra la passerella dell’Onu si può dichiarare qualsiasi cosa, ma se poi i singoli Stati non ne danno effettiva attuazione, ossia spendono soldi, muovono organizzazioni, creano leggi, rimane solo quella pantomima tipica del Palazzo di Vetro che tante disillusioni ha ormai provocato fra le persone di buona volontà. Tuttavia, proprio per l’assenza d’ogni valore direttamente pragmatico nelle dichiarazioni dei vari leader di fronte all’Assemblea generale, non occorrerebbe che ci fosse almeno qui una presa di posizione forte, chiara, priva di ipocrisie da parte dei rappresentanti mondiali quando si trovano al cospetto di crimini tanto odiosi e palesi? Invece c’è da giurarsi che ancora una volta il politically correctness delle sinistre europee tanto affascinate dai dittatori arabi (basta che siano anti-americani), unito al laisser faire di certi governi troppo impegnati nei calcoli ragionieristici di quanti barili di petrolio corrispondono ai voti della campagna elettorale, faranno passare sotto silenzio la vergogna colossale di un presidente iraniano il quale viene a straparlare di pace e diritti mentre dalle sue mani cola perfino il sangue di bambini assassinati. Sì, perché dopo l’instaurazione di leggi totalitarie, dopo le minacce contro lo Stato d’Israele, dopo la corsa verso l’armamento nucleare, dopo il sostegno guerrafondaio agli attentati di Hezbollah in Libano, di Hamas in Palestina, degli Sciiti in Iraq, dopo migliaia di esecuzioni, lapidazioni, fustigazioni, amputazioni contro uomini e donne iraniani, ora è la volta dei bambini. Secondo Nazanin Afshin-Jam, portavoce di Stop Child Executions Campaign, in Iran solo negli ultimi anni sono stati impiccati sei bambini e altri 130 sono detenuti in attesa di essere giustiziati, mentre per Amnesty International sono già 26 i minori la cui condanna a morte è stata eseguita per impiccagione. Stop Child Executions Campaign è un’associazione internazionale non governativa di volontari dediti alla denuncia di esecuzioni contro i minori e alla protezione degli stessi. Secondo l’articolo 37 della Convenzione UN sui diritti del fanciullo, un minore è una persona sotto i 18 anni, e nessun minore può essere sottoposto a esecuzione capitale. Nonostante la firma del governo iraniano sulla Convenzione Internazionale che proibisce la pena di morte ai minori, in Iran si continua allegramente a impiccare bambini per reati spesso ridicoli, non ultimo l’omosessualità o la presunta tale. Oggi davanti al Palazzo dell’Onu una manifestazione di attivisti iraniani, con sede negli Stati Uniti, ha organizzato una manifestazione contro il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad. Uno striscione con la scritta "Ahmadinejad perché stai giustiziando i bambini?" verrà esposto nel corso della protesta cui parteciperanno molte organizzazioni umanitarie, e poco distante si innalzerà il "Muro della vergogna" con foto e documenti delle esecuzioni. A parte questo, chi altri oserà levare la voce contro il nuovo piccolo-grande dittatore dell’Iran e le sue parole menzognere? E se l’ambasciatore Usa o magari Silvio Berlusconi in uno dei suoi intrattenibili slanci di benevola emotività denunceranno i crimini di questo signore e del regime medioevale cui appartiene, non c’è forse da scommetterci che da ogni giornale snob di sinistra si stigmatizzerà sull’inappropriatezza dell’intervento? «La crisi internazionale sul programma nucleare di Teheran – spiega Afshin-Jam – ha distolto l’attenzione dell’Occidente sugli abusi nei confronti dei bambini e sulle violazioni dei diritti dell’uomo in Iran». Se il mondo non riesce nemmeno a proteggere i propri figli, se per questioni di etichetta politica e di convenienza commerciale non riesce neppure a svergognare e sbugiardare chi si macchia di tali nefandezze, a che serve riunirsi in giacca e cravatta davanti ai microfoni dell’Onu? Forse è il momento che il mondo smetta di far finta di nulla. Fonte L'Occidentale