Ecco il mio piccolo Gesù deforme «Ogni
giorno guardo questo cadaverino che vive e piango, soffro, perché
Victor è Cristo che agonizza e geme». Una lettera e una fotografia di
padre Aldo dal Paraguay di Padre Aldo Trento
approfondimenti
La legge? Fatela con cura Asunción, 8 settembre 2008
A dire il vero sarebbero tanti i santi di questo mese. Santi incontrati
al Meeting di Rimini, santi che ogni giorno mi riempiono di e-mail, una
più bella dell’altra, e santi che stanno morendo nella clinica “Casa
Divina Provvidenza S. Riccardo Pampuri”. E chi sono questi santi? Sono
le centinaia di persone, di tutte le età che dopo l’incontro di Rimini
mi “assediano” con il loro grido di verità, di bellezza, di amore, di
felicità. Persone desiderose, bramose di saperne di più rispetto al
centuplo. Padre, ma è vero che quanto è accaduto a lei è possibile
anche per me? Padre, è vero che la depressione è una grazia? E come
accettarla così? Dove trovare un uomo con questa libertà di vivere, di
amare? Padre, ho paura del sacrificio, del dolore… come ha fatto lei a
sopportare tutti questi anni di sofferenza psichica e morale? Ma è
possibile amare? E come coniugare l’amore con il dolore? Ma che bella
la verginità se poi accade quanto è accaduto a lei! Dove ha trovato
l’energia per obbedire a Giussani? Come ha fatto a dargli credito?
Padre, ci parli dell’umanità di questo uomo che ha saputo condurla per
mano in un modo così umano che sbalordisce e nello stesso tempo
sentiamo che se non fosse così non varrebbe la pena credere in Cristo.
Le e-mail di questi giorni sono tutte un tentativo di rispondere a
queste domande. C’è un vuoto affettivo, una paura d’amare e un’assenza
di padri impressionante. Come non ricordare le code di ragazzi,
ragazze, adulti che hanno fatto impazzire Miriam, la “hostess” del
Meeting, per poter sentirsi dire che ciò che il cuore desidera è vero e
può incontrare una risposta adeguata? Mi correvano dietro con il loro
dramma perfino quando andavo al bagno. No, non è spento il cuore
dell’uomo, il cuore del santo. Solamente, mi domando, dove
siamo noi adulti? Sentiamo che il grido dell’uomo è sempre potente ed è
un grido che ha bisogno non di telefonate, di consigli, ma di una
compagnia? Vorrei mandarvi le e-mail che ricevo perché potessimo
rendercene conto. I santi sono quelli che gridano, che vivono
irrequieti, senza patria, mendicanti dell’Infinito. Tornando a casa
ho rivisto tutti i miei figli ed è stata una festa. Ma ho rivisto in
particolare il piccolo Victor di un anno. Se non ve lo ricordate vi
rimando la foto… però così come è ora. Sono rimasto sconvolto
appena l’ho visto. Gemeva, geme in continuazione… mmm, ah, ah, ah… e
tende le braccia stringendo forte le manine a forma di pugno. La sua
testa è enorme e come d’improvviso la parte inferiore è sprofondata
lasciando una piccola fossa, lì dove non ha il cranio. Cos’è successo?
D’improvviso, attraverso l’apparato messogli dai medici, è uscita tutta
l’acqua della testa, quell’acqua che avvolgeva il suo piccolissimo
cervello. Una immagine impressionante, dolorosissima. È come guardare
un pallone da calcio bucato. Non bastasse questo, l’altro giorno gli è
scappato l’occhio destro: è rimasta una cavità vuota che spurga di
tutto. Abbiamo dovuto mettergli una garza. Lo guardo e non posso non
andare c
on
la mente al testo di Isaia, lì dove il profeta parla del servo
sofferente, di Gesù, senza nessuna bellezza, distrutto fisicamente,
gemente per l’atrocità del dolore. Victor, il mio bambino, non solo è
un piccolo cadaverino che vive, ma è tutto deformato, lacerato, pieno
di cannucce che entrano ed escono dal corpo. Non mi resta che inginocchiarmi
Il mondo ha paura di lui, sente ribrezzo, non sopporta vedere questo
piccolo ridotto ad un mostro. Il mondo dice: perché non lo lasciate
morire? Ma voi siete inumani, non è giusto, eccetera… Io lo guardo,
piango, soffro perché Victor è Gesù, il mio piccolo Gesù che agonizza,
che soffre, che geme, che chiede un po’ di amore. Lo bacio, lo bacio
sempre… i gemiti si calmano. Gli accarezzo la fronte… non più testa
ormai, sgonfiata, con la pelle infossata, come un laghetto di montagna…
e sento che accarezzo Gesù. Le domande mie sono tante e tutte rivolte a
Gesù, e così pure le domande di chi ha il cuore di Cristo per vederlo,
perché senza questo cuore posseduto da Cristo uno non ce la fa. Chiedo
a Gesù di aiutarmi perché questa piccola ostia bianca, ridotta ad un
“mostro” – così lo definirebbero quanti in Italia vogliono che Eluana
muoia – cambi il cuore, lasciando a Gesù di possederlo, tenga desta in
me quella drammaticità toccata con mano a Rimini. Mentre scrivo sento i
suoi gemiti continui, come un sibilo che ti rompe il cuore… e non mi
resta che inginocchiarmi davanti a Lui, Gesù che sta morendo sulla
croce. Però Gesù aveva il Padre, la mamma ai suoi piedi; questo Gesù ha
solo me, noi poveri uomini, e per di più non ha mai conosciuto il
sorriso, né il pianto… ma solo un gemito che dura dalla nascita fino ad
ora. Il suo corpicino deformato non ha più niente di sano, gli manca
solo che si spappoli l’occhio sinistro poi tutto è consumato. Amici,
quanto dolore nel mondo. E noi? Noi siamo grati a Gesù per quanto ci
dà? Per me Rimini ha voluto dire la percezione che Gesù da quel momento
in avanti mi avrebbe chiesto ancora di più sia come capacità di
soffrire, sia come capacità di fare compagnia. E ne ho avuto subito
l’esperienza appena tornato. Da subito, lontano da quel frastuono
umano, mi sono trovato alle prese con la vita quotidiana. Aiutatemi
con la preghiera perché a chi molto è stato dato, molto è chiesto. Sono
grato a Gesù perché non mi lascia tranquillo un secondo e così la vita
diventa supplica. Nota Bene: Come vorrei che questo scritto
con la foto arrivasse a chi ha deciso che Eluana “deve” morire. No, non
può morire se Dio non ha ancora deciso. La vita è sua, di Dio… se la
uccidiamo saremo tutti più poveri e disgraziati. Fonte
TEMPI