CO.SA.PUBBLICA

OTTANTESIMA DENUNCIA


I DISTINGUO DI ALEMANNO Nel 1938 furono promulgate dal Governo fascista (e passivamente firmate da una imbelle Monarchia) le famigerate leggi razziali. Non furono espressioni giuridiche puramente simboliche, tanto per compiacere l’alleato nazista: furono lo strumento legale che diede inizio alla persecuzione degli ebrei italiani. Furono infatti vietati i “matrimoni misti”, espulsi dalle scuole e dalle università gli studenti di “razza” ebraica, licenziati i dipendenti ebrei degli enti statali, delle banche e delle assicurazioni; agli ebrei fu proibito di avere dipendenti di razza ariana, di possedere terreni o aziende, di prestare servizio militare. Si procedette inoltre al censimento della popolazione ebraica, uno strumento che fu poi proficuamente utilizzato dalle SS tedesche nei rastrellamenti del 1943. Le leggi razziali segnarono l’inizio della persecuzione che portò alla deportazione nei lager germanici e nei forni crematori di migliaia di ebrei italiani; furono il contributo del Fascismo alla “soluzione finale” del problema ebraico.Perseguire oggi un clima di riappacificazione politica è cosa giusta e opportuna, ma riabilitare o giustificare il Fascismo, come ha fatto di recente il Sindaco di Roma Alemanno al Museo dell’Olocausto, no. Non è accettabile. Negare l’evidenza storica dei fatti e la piena responsabilità del Fascismo ponendo una assurda distinzione fra Mussolini e il Governo fascista, giustificandone l’operato con ragioni contingenti e di opportunità politica, è un tentativo cinico e maldestro di riabilitazione di una ideologia razzista e dogmatica e di un regime totalitario che la Storia ha già giudicato. Le colpe del regime fascista sono scritte nella Storia del nostro Paese e non le possono cancellare o mitigare sofismi politici o riabilitazioni di comodo.  Romano Cavagna, Presidente Ass. Mazziniana di Belluno.