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SETTANTASETTESIMA  DENUNCIA

Post n°99 pubblicato il 07 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Vicenza, carica a freddo ai No Dal Molin
Salvati dai vicini. Le forze dell'ordine armate di manganelli (esagonali) e caschi hanno caricato a freddo il centinaio di manifestanti pacifici del Presidio permenente Dal Molin che, come pattuito con la questura il giorno prima, stavano installando una simbolica torretta di avvistamento fuori dell'aeroporto a Caldognio. Due signori che abitano lì vicino hanno visto la ferocia ingiustificata di carabinieri, polizia e guardia di finanza e hanno aperto le porte della loro casa per salvare le persone, uomini e donne, che venivano aggredite senza motivo.
«Non riesco a capire che cosa abbia scatenato il macello - racconta Cinzia Bottene, consigliere comunale a Vicenza e membro del Presidio - venerdì avevamo passato tre ore in questura per concordare fin nei minimi dettagli la nostra azione, ossia l'erezione di una torretta di avvistamento simbolica per poter monitorare che cosa sta accadendo dentro l'area dell'aereoporto. Abbiamo cominciato a tirare su questi quattro tubi incrociati, una struttura veramente poco invasiva, quasi inconsistente, quando di colpo è partita una carica delle forze dell'ordine. Una brutalità incredibile, botte vere, con i manganelli esagonali, quelli che possono aprirti la testa. Subito sono arrivate le ambulanze per portare via cinque di noi, feriti. A quel punto ci siamo atterriti e ci siamo seduti per terra immobili. La polizia si è messa a contatto con noi, stringendoci provocatoriamente. Per una lunga ora». E' stata proprio Bottene a prendere in pungno la situazione: «Ho chiesto a uno dei vicequestori che cosa stava succedendo e perchè quella carica, visto che avevamo rispettato tutti gli accordi del giorno prima, fin nel dettaglio, addirittura calcolando il metro esatto dove ci era stata data la possibilità di installare la torretta. Lui era imbarazzato. Gli ho proposto di spostare gli uomini di cinque metri e in cambio noi non saremmo avanzati di un centimetro. Mentre stavo aspettando la risposta, una seconda carica, questa volta ancora più violenta della prima, che ci ha imbottigliati, chiusi a panino: davanti la polizia e la guardia di finanza e dietro i carabinieri». I colpi sono stati tanti e molto violenti: «C'erano donne trascinate dai capelli sull'asfalto per metri e metri - raccontano altri - mentre stavano semplicemente sedute, c'erano poliziotti che gridavano "ora ti apro la testa" , persone bastonate da tre, quattro guardie contemporaneamente». Alcuni signori che abitano lì hanno visto quanto stava accadendo da dietro la siepe del loro giardino e hanno deciso di aprire le porte di casa per salvare almeno qualcuno da quella violenza brutale: «Se non ci fossero stati loro - dice Bottene - credo si sarebbe trasformato in un massacro. La polizia non poteva più raggiungerci perchè eravamo in territorio privato ma cercava di colpirci attraverso le siepi». Solo dopo un'ora le forze dell'ordine hanno acconsentito di allontanarsi e di lasciare andare via i rifugiati». Una quindicina di manifestanti sono finiti all'ospedale, fra loro anche una ragazza disabile. Alcuni manifestanti sono stati fermati, altri sono davanti alla questura per solidarietà, altri ancora sono scappati.
E' dal 16 gennaio 2007, giorno in cui Prodi da Bucarest dette il via alla base dove gli americani stanno facendo una serie di misteriosi interventi (ufficialmente la bonifica di ordigni inesplosi), che il Presidio permanente ha messo le tende. «Hanno fermato sei persone - racconta Ezio Lovato, segretario provinciale di Rifondazione Comunista - sono stato in questura per capire che cosa è successo». Alla fine i sei sono stati rilasciati, ma è stato difficile anche farli parlare con gli avvocati. In questi giorni c'era una festa con bancarelle, bazar, gastronomia, concerti, e conferenze proprio tra le tende del presidio: «Anche se il presidio comprende tante variazioni - continua Lovato - tra militanti cattolici, di sinistra, del sindacato, i disobbedienti del nord etc, etc non credo che questo casino sia successo per le provocazioni di alcuni gruppi più estremi».
Sembrerebbe una strategia del massacro pensata a tavolino: «Sembra un ordine venuto da Roma - dice Bottene - i vicequestori avevano difficoltà a eseguire quegli ordini...».
BRIGANTE ROSSO
 

 
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