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La Terra Santa
Ho conosciuto Gerico, Noi tutti, branco di asceti Fummo lavati e sepolti, Ma un giorno da dentro l'avello
ho avuto anch'io la mia Palestina,
le mura del manicomio
erano le mura di Gerico
e una pozza di acqua infettata
ci ha battezzati tutti.
Lì dentro eravamo ebrei
e i Farisei erano in alto
e c'era anche il Messia
confuso dentro la folla:
un pazzo che urlava al Cielo
tutto il suo amore in Dio.
eravamo come gli uccelli
e ogni tanto una rete
oscura ci imprigionava
ma andavamo verso le messe,
le messe di nostro Signore
e Cristo il Salvatore.
odoravamo di incenso.
E, dopo, quando amavamo,
ci facevano gli elettrochoc
perchè, dicevano, un pazzo
non può amare nessuno.
anch'io mi sono ridestata
e anch'io come Gesù
ho avuto la mia resurrezione,
ma non sono salita ai cieli
sono discesa all'inferno
da dove riguardo stupita
le mura di Gerico antica.
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Sta nelle diverse cellule della retina, ricercatori spagnoli Uno studio spagnolo ritiene di aver scoperto il segreto del sorriso della Gioconda di Leonardo: sarebbe negli occhi di chi la guarda.Due ricercatori di Alicante sostengono, per la precisione, che il segreto sta nelle diverse cellule che compongono la retina che trasmettono al cervello informazioni le quali codificano i dati riguardanti la grandezza di un oggetto, il suo colore e posizionamento e che variano di volta in volta, creando una percezione diversa dell'espressione della Gioconda. ANSA
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E' nato nel Mediterraneo, e non in Africa, il più antico degli antenati dell'uomo: parola di Lluc, l'ominide vissuto 11,9 milioni di anni fa e scoperto in Spagna. Il suo "ritratto", dall'aspetto moderno rispetto a quello delle altre scimmie antropomorfe, è pubblicato questa settimana sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas. A studiare questo nuovo antenato dell'uomo, il cui nome scientifico è Anoiapithecus brevirostris, è il gruppo spagnolo dell'Istituto catalano di Paleontologia, in collaborazione con il gruppo italiano del dipartimento di Scienze della Terra dell'università di Firenze. "Il ritrovamento fornisce elementi nuovi nella comprensione della storia delle origini della nostra famiglia, Hominidae, che oltre all'uomo include orango, scimpanzé e gorilla", osserva Lorenzo Rook, del dipartimento di Scienze della Terra dell'università di Firenze, che ha partecipato alla ricerca coordinata dallo spagnolo Salvador Moyà-Solà. Lluc è stato scoperto in Catalogna, nella località l'Anoia (che ha ispirato il suo nome scientifico), presso Hostalets de Pierola. E' vissuto nel Miocene medio ma i suoi resti, pochi ma ben conservati, rivelano un aspetto moderno, con un prognatismo molto ridotto. Sono arrivati fino a noi parte della faccia e della mandibola, ma per gli studiosi sono sufficienti a dimostrare che le scimmie kenyapithecine sono da considerare il "sister taxon" degli ominidi attuali, vale a dire "il gruppo arcaico più vicino agli ominidi, quello in cui gli antenati dell'uomo affondano le radici", spiega Rook. La scoperta, prosegue lo studioso, indica inoltre che "la regione mediterranea è stata l'area di origine della nostra famiglia". Dalla ricostruzione fatta sulla base dei resti, risulta che Lluc era un maschio. Il restauro e la preparazione dei resti, spiegano gli studiosi, "sono stati molto lunghi ed estremamente delicati a causa della fragilità del reperto, ma una volta che il fossile è stato pienamente disponibile per lo studio analitico, la sorpresa è stata enorme". Il fossile, spiegano, "ha un aspetto mai visto in nessun primate fossile miocenico" e il suo aspetto "é confrontabile tra gli ominidi solamente con il prognatismo del nostro genere, Homo". Tuttavia, aggiungono, la morfologia della faccia non indica che Anoiapithecus abbia relazioni di parentela diretta con Homo, ma potrebbe essere il risultato di una convergenza morfologica, nuova ipotesi. ANSA
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Separati da 27 anni, e più precisamente da quando il padre lo aveva rapito dalla casa in Inghilterra dove viveva con la madre e lo aveva portato in Ungheria contro il volere della donna. Il ragazzo, che all'epoca aveva solo tre anni, era cresciuto così senza la madre Avril Gube, che aveva continuato a cercarlo senza esito. Tutti i tentativi di ritrovare il figlio si erano rivelati vani, nonostante si fossero attivate le autorità dei due paesi. Avril scrisse anche al premier britannico dell'epoca, Margaret Thatcher, ma senza risultati. Fino a quando non ha aperto un account Facebook.
E' così, grazie al social network, che Gavin Paros, 29 anni, e la madre Avril, 62, si sono ritrovati. La donna aveva chiesto aiuto alla sorella Beryl per effettuare un ennesimo disperato tentativo di ricerca del figlio su internet. E' bastato digitare il nome di Gavin Paros su Google e tra i risutlati è apparso anche il profilo Facebook del ragazzo.
Subito dopo Avril ha creato un suo profilo per poter poi procedere alla richiesta di amicizia da inoltrare al figlio e nel giro di poche ore i due hanno potuto parlare, dopo 27 anni di silenzio. Da Budapest, Gavin è volato ieri in Gran Bretagna per riabbracciare la madre che vive a Poole in Dorset.
Un incontro emozionante, anche se le difficoltà linguistiche - Gavin non parla inglese quindi madre e figlio hanno comunicato tramite un programma di traduzione - non hanno permesso ai due di parlarsi facilmente. "Significa tanto per me - ha detto la signora Grube al Times - sono felicissima anche di aver saputo di avere tre nipoti: non so niente di loro ma non vedo l'ora di conoscerli".
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Un uomo operato sette mesi fa. Ora è in grado di seguire le linee bianche della strada o scegliere i calzini LONDRA - Un uomo, privo della vista da trent'anni, ha parzialmente ricominciato a veder lampi di luce grazie a un occhio bionico. Il paziente è stato sottoposto a un intervento chirurgico sperimentale sette mesi fa all'ospedale oculistico londinese di Moorfield: ora il paziente, che ha 73 anni, è in grado di seguire le linee bianche della strada o anche scegliersi i calzini. COME FUNZIONA - Il risultato è frutto di una complessa strumentazione costituita da una mini-telecamere e un video-processore sono montati su occhiali che inviano le immagini catturate a una minuscolo ricevitore; il ricevitore trasmette a sua volta i dati attraverso un cavo sottile a una schiera di elettrodi, situati sulla retina, che quando vengono stimolati, inviano messaggio lungo i nervi ottici al cervello, che è così in grado di percepire la forma delle macchie luminose e scure corrispondenti alle quali gli elettotrodi che sono stati stimolati. La speranza è che il paziente impari a interpretare sempre meglio le forme visive prodotte trasformandole in immagini con un significato. RETINITE PIGMENTOSA - «L'unica mia ambizione al momento è essere in grado di uscire di casa in una bella serata limpida e riuscire a vedere la luna», ha detto alla BBC l'uomo, identificato con il solo nome di battesimo, Ron. L'occhio bionico è stato creato da una società statunitense, Second Sight; al momento sono 18 i pazienti in tutto il mondo ad aver beneficiato dello strumento che aiuterà in particolare i pazienti diventati ciechi a causa della retinite pigmentosa, una malattia genetica del'occhio.
Corriere della Sera
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Inviato da: ctthsoe
il 25/03/2009 alle 09:27
Inviato da: ctthsoe
il 25/03/2009 alle 09:27
Inviato da: volandfarm
il 25/03/2009 alle 09:07
Inviato da: volandfarm
il 25/03/2009 alle 08:46
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il 25/03/2009 alle 08:46