“Ripara, o amico nella solitudine! Io ti veggo stordito dallo strepitio degli uomini grandi e punto dagli aculei dei piccoli. Il bosco e il monte sapranno degnamente tacere con te. Sii simile all’albero che tu ami, all’albero dai rami diffusi; egli pende sul mare, silenzioso, in ascolto. Dove finisce la solitudine, ivi incomincia il mercato; e dove incomincia il mercato, ivi incomincia lo strepitio dei grandi commedianti e il ronzio delle mosche velenose. Affollato di pagliacci romorosi e il mercato – e il popolo si pregia dei grandi uomini che possiede! Giacchè per lui costoro sono i padroni del momento. Non essere geloso d questi intransigenti e impazienti, o amico della verità! Mai la verità si attaccò al braccio d’un intransigente. I pozzi profondi acquistano lentamente il loro pregio e la loro conoscenza; devono attendere a lungo prima di sapere che cosa sia caduto in essi. Ripara, amico mio, nella tua solitudine: io ti veggo tutto punzecchiato da mosche velenose. Fuggi la dove soffia il vento rude e impetuoso! Fuggi in solitudine! Troppo sei vissuto vicino ai piccoli e ai miserabili: salvati dalla loro invisibile vendetta! Contro di te essi tutti anelano vendetta. Non alzare più il braccio contro di loro! Essi sono innumerevoli, e tu non devi avere per sorte l’ufficio d’un caccia-mosche. Ti veggo sofferente per le molte mosche velenose, punto a sangue in cento parti: la tua altezza sdegna la collera.Sangue vorrebbero da te, fingendosi ingenue, sangue bramano le loro anime esangui- e perciò punzecchiano senza posa. Ma tu, o profondo, tu soffri troppo crudelmente anche per le piccole ferite; e prima che tu risani, lo stesso verme velenoso riprende a strisciarti sulla mano. Tu sei troppo altero, per uccidere questi avidi vampiretti. Guardati però di non essere costretto poi a sopportare le lor velenose punture! Pur molte volte ti sembreranno amabili. Ma l’amabilità è la prudenza dei vili. Si, i vili sono prudenti! Perché sei mite e giusto, tu dirai:”Essi sono incolpevoli della lor vita meschina”. Invece la loro piccola anima pensa: “ E una colpa ogni grande vita”. La lor miseria arde contro di te nel desiderio di una vendetta invisibile.Si, amico mio, per i tuoi vicini tu rappresenti la cattiva coscienza: poi che essi sono indegni di te. Perciò ti odiano e vogliono succhiare il tuo sangue. Essi saran sempre mosche velenose; ciò che in te e grande non fa che renderli più desiderosi di nuocere. Ripara, amico mio, alla solitudine: là dove spira un vento rude e impetuoso. La sorte tua non è di essere un caccia-mosche”.Così parlò Zarathustra. F. Nietzsche
"Delle mosche del mercato"
“Ripara, o amico nella solitudine! Io ti veggo stordito dallo strepitio degli uomini grandi e punto dagli aculei dei piccoli. Il bosco e il monte sapranno degnamente tacere con te. Sii simile all’albero che tu ami, all’albero dai rami diffusi; egli pende sul mare, silenzioso, in ascolto. Dove finisce la solitudine, ivi incomincia il mercato; e dove incomincia il mercato, ivi incomincia lo strepitio dei grandi commedianti e il ronzio delle mosche velenose. Affollato di pagliacci romorosi e il mercato – e il popolo si pregia dei grandi uomini che possiede! Giacchè per lui costoro sono i padroni del momento. Non essere geloso d questi intransigenti e impazienti, o amico della verità! Mai la verità si attaccò al braccio d’un intransigente. I pozzi profondi acquistano lentamente il loro pregio e la loro conoscenza; devono attendere a lungo prima di sapere che cosa sia caduto in essi. Ripara, amico mio, nella tua solitudine: io ti veggo tutto punzecchiato da mosche velenose. Fuggi la dove soffia il vento rude e impetuoso! Fuggi in solitudine! Troppo sei vissuto vicino ai piccoli e ai miserabili: salvati dalla loro invisibile vendetta! Contro di te essi tutti anelano vendetta. Non alzare più il braccio contro di loro! Essi sono innumerevoli, e tu non devi avere per sorte l’ufficio d’un caccia-mosche. Ti veggo sofferente per le molte mosche velenose, punto a sangue in cento parti: la tua altezza sdegna la collera.Sangue vorrebbero da te, fingendosi ingenue, sangue bramano le loro anime esangui- e perciò punzecchiano senza posa. Ma tu, o profondo, tu soffri troppo crudelmente anche per le piccole ferite; e prima che tu risani, lo stesso verme velenoso riprende a strisciarti sulla mano. Tu sei troppo altero, per uccidere questi avidi vampiretti. Guardati però di non essere costretto poi a sopportare le lor velenose punture! Pur molte volte ti sembreranno amabili. Ma l’amabilità è la prudenza dei vili. Si, i vili sono prudenti! Perché sei mite e giusto, tu dirai:”Essi sono incolpevoli della lor vita meschina”. Invece la loro piccola anima pensa: “ E una colpa ogni grande vita”. La lor miseria arde contro di te nel desiderio di una vendetta invisibile.Si, amico mio, per i tuoi vicini tu rappresenti la cattiva coscienza: poi che essi sono indegni di te. Perciò ti odiano e vogliono succhiare il tuo sangue. Essi saran sempre mosche velenose; ciò che in te e grande non fa che renderli più desiderosi di nuocere. Ripara, amico mio, alla solitudine: là dove spira un vento rude e impetuoso. La sorte tua non è di essere un caccia-mosche”.Così parlò Zarathustra. F. Nietzsche