IL CRISPANESE

Ò zeprigniell le quaglie saltellanti e l’Aquila.


Le quaglie saltellanti e difficile colpirle anche con un fucile a canne mozze. Io, le distruggo con la fantasia!Ò zeprigniell, la quaglia punto e virgola e la quaglia di ferro, se la passeggiano.Non parliamo della quaglia Castrato psi…Altre quaglie si preparano a fare il salto, (come delle palline di ping pong) qualche passero, alcuni fringuelli, quagiliezerbini, un paio di canarini e qualche cardill, vanno dove li porta il vento.Su la testa Crispanesi, alzate la testa e guardate l’aquila Crispanese, tutta bianca dal petto arancione. Plana su Crispano plana e aspetta.Svolazzate sotto i muri, quaglie saltellanti e altri pennuti, evitate di andare allo scoperto, l’Aquila può scendere in picchiata artigliandovi con la fantasia.  P.S. 1. Acchiapp tiè, dedicato alle quaglie saltellanti e altri pennuti.      P.S. 2. L’urlo di liberazione,dedicato ai Crispanesi.    P.S. 3. Questo pezzo e tratto dal racconto fantastico "Il Crispanese" di G.Miele (1999) (l’Aquila Crispanese)                                                                                                                                                                                                                                                 Durante il viaggio di ritorno dalla toscana, il Crispanese parlò a lungo con la voce del suo cuore. Comprese, che l’aquila non era altro che la mentalità diversa dei Crispanesi.               Quell’evoluzione umana che, come le lancette del tempo partendo insieme dal sei, dopo avere fatto tutto il giro delle ore si ritrovano di nuovo sul sei, ed e passato il giorno. Pronte a ripartire per un altro giro, quello della notte.                                                                                                                Cosi e successo per la mentalità Crispanese.                                                                                      Diversi anni fa, a Crispano, arrivò come un cavallo bianco, la mentalità diversa, spazzando via quella precedente. In tutti questi anni, il cavallo e stato cavalcato dal Politicante, dal Mericano, dal Parroco, e dal Vasolo, finche e morto. “Loro”, fanno credere ai Crispanesi che e vivo ancora, negando che le lancette del tempo hanno fatto tutto il giro quello del giorno e quello della notte e sono pronte per ripartire. Deve rinascere la nuova alba.   Meno chilometri segnavano i cartelli per Napoli sull’autostrada e più comprendeva il Crispanese. I suoi pensieri cominciavano ad illuminarsi, come una persona che per diverso tempo ha camminato in un tunnel buio e umido e finalmente incomincia a vedere la luce e con essa a sentire un poco di calore. Satiricù, denominò quella voce. Cercò di capire da dove veniva veramente e poi, chi era? Che cosa voleva da lui?Arrivato a Crispano, trovò l’aquila appollaiata sulla casarella rossa, si rifiutava di volare sul paese. Lei, sapeva che nel giardinetto, sotto l’albero cosmico, c’era il cadavere del cavallo morto, la mentalità vecchia, per questo il rifiuto.Il Crispanese non poteva accettare. Lasciò l’aquila appollaiata sulla casarella rossa, ingranò la marcia e penetrò dentro Crispano, suonava il clacson a mo di pronto soccorso e guidando come un pazzo scansando auto e persone arrivò di fronte al giardinetto frenando bruscamente.Rimase immobile per qualche secondo, chiuse gli occhi raccogliendo tutta la forza e il  coraggio che aveva, la voce del suo cuore  gli dice:  “ vai e ora, non c’e tempo da perdere”. Scende dall’auto tirando la leva del cofano e lascia il motore acceso, chiude la portiera e va verso il giardinetto, il cancello e chiuso da una catena e un lucchetto, questo al Crispanese fa venire la frenesia della rottura, afferra le sbarre del cancello, ed incomincia a sbattere avanti e indietro come un forsennato. Alcuni giovani che passavano, si fermarono un attimo a guardare, e come attirati da un magnete vanno a dare una mano al Crispanese, altri passanti restano a guardare.                                                                         All’interno del giardino, i cani del Parroco, del Mericano e del Politicante, di guardia al cavallo morto, abbaiavano e ringhiavano, ma scapparono subito, quando il cancello sbattuto dalla foga dei giovani e del Crispanese, si staccò dal muro e cadde a terra come un ponte levatoio, facendo un fracasso enorme, attirando l’attenzione d'altri Crispanesi che passavano di li.                                    Lui, lo attraversa, tutti gli altri restano fermi a guardare. Va verso l’albero, dove ai piedi giace il cavallo morto, lo guarda per lungo tempo, pensa a lui come ad un mobile, a suo tempo ideato e costruito, e stato usato e conservato al fine rotto e tarlato va bruciato.                                       Intorno, il mormorio delle persone che stanno a guardare, gradualmente diventa silenzio assoluto, quando, il Crispanese prende il cadavere per la coda e incomincia a trascinarlo lentamente.  Va verso la piazzetta antistante il giardino, (piazzetta Falcone e Borsellino) i giovani vogliono dare una mano, ma il cadavere una volta spostato, emana un fetore di vecchio e di sporco come una Rocca tagliata, che solo il Crispanese riesce a sopportarlo. A fatica lo porta al centro della piazzetta, lo lascia e va verso l’auto ancora con il motore acceso, apre la portiera, prende dal cruscotto una bottiglietta di plastica, quelle da mezzo litro, si avvicina al cofano del motore, lo alza, stacca il tubicino dal carburatore e versa la benzina nella bottiglietta fin quando il motore non si spegne. Si avvicina al cavallo e come se stesse facendo un rito sciamano, gliela svuota addosso, (mentre i Crispanesi formano un cerchio tutto intorno) prende un foglietto che aveva in tasca l’accendino e gli da fuoco.Il fumo del rogo, fu come un segnale dei pellirossa per l’aquila, che spiccò il volo su Crispano e tutti i Crispanesi videro per la prima volta la loro nuova e diversa mentalità, l’aquila Crispanese.