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RIFLESSIONI SUI SERT


di Giuseppe Mammana**medico psichiatra, presidente dell’Associazione per la Cura delle Dipendenze Patologiche (Acudipa)Lettera al governo Nella Relazione Annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze a firma del sottosegretario di Stato delegato alla lotta alle droghe, Carlo Giovanardi, propone la necessità di intervenire precocemente su chi inizia a consumare stupefacenti. Il caso drammatico della ragazzina morta nel rave di Venezia conferma questa priorità. Tuttavia, quel che meno ci convince sono invece le affermazioni, contenute nella stessa Relazione, sulla ridotta rilevanza del problema della cronicità dei tossici. Ecco perché.La cronicità grave che caratterizza le dipendenze è un male connaturato, almeno in parte alla malattia “ tossica”, ma è affiancata anche da una cronicizzazione prodotta da cure inappropriate realizzate in servizi omnicomprensivi spesso confusi ed abbandonati a sé stessi e gravemente insufficienti. I Sert sono ormai occupati da una popolazione cronica che invecchia e muore nella malattia e nei comportamenti antisociali e spesso rende il servizio infrequentabile da altri che non abbiano queste caratteristiche. In questi luoghi difficili, che assomigliano a gironi dell’inferno dantesco, l’eroinomane quarantacinquenne può incontrare il minore o la diciottenne consumatrice di cannabis o chi semplicemente fa i controlli tossicologici per la patente per una sbronza e magari può proporgli qualcosa di non esattamente terapeutico. Io, specialista del campo, non porterei lì mia figlia se vedessi in lei, adolescente, un problema di inizio d’abuso. Per gli adolescenti, per i minori, per i giovani che incontrano, consumano, abusano di nuove sostanze e ne dipendono, non esistono luoghi di attenzione e cura specifici, non massificati come richiede la loro età. Sono anche rarissimi i luoghi di attenzione e cura specialistici dedicati ai giovani che si ammalano di droghe e di disturbi mentali, configurando quella grave situazione clinica che gli esperti chiamano doppia diagnosi. Mancano i servizi sanitari specialistici che facciano osservazione, diagnosi e trattamento delle intossicazioni e delle disintossicazioni, in luoghi umani e competenti. Per gli adolescenti ed i giovani manca ogni strategia di prevenzione universale, selettiva e mirata scientificamente fondata secondo i criteri indicati dalla più autorevole letteratura. Non esiste alcuna correlazione tra gli incerti, ma significativi dati epidemiologici noti e le politiche sanitarie e sociali di settore. Manca ogni sostegno ad interventi qualificati delle Società Scientifiche come la nostra e dell’Università nella formazione dei professionisti, nella ricerca, nella documentazione e nella valutazione. Dico cose gravi, ma non temo smentite. La ragazzina di Rovigo, se non fosse così drammaticamente morta, (e lo dico con grande dolore), forse avrebbe cominciato il suo calvario in servizi così fatti. La cronicità e le morti sono anche il prodotto di tutto quello che ho descritto.Io presiedo una associazione che spesso, con voce solitaria, da anni denuncia tutto questo. Noi vogliamo ridurre la cronicità e la cronicizzazione di questa malattia e chiediamo un governo non asettico, ma impegnato autenticamente in questa battaglia. Noi chiediamo al governo che riformi radicalmente i servizi che curano coloro che si avvicinano alle droghe ed i tossicodipendenti, non vogliamo che si continui a sprecare soldi in strutture fatiscenti.Noi sappiamo, senza false modestie, come fare una riforma del genere e lanciamo soltanto due idee sperando di essere chiamati a definirle.1) Occorre liberalizzare le cure e fare servizi piccoli, specialistici non massificati, ma organizzati per singoli problemi (cannabis, cocaina, adolescenti, osservazione e diagnosi). Il privato sociale può gestire bene questi servizi.2) Il pubblico deve finire di essere il vaso di pandora dove si trova di tutto e di più. Occorre attribuire al servizio pubblico (Sert) compiti prevalenti e prioritari di raccolta di dati epidemiologici, di certificazioni medico-legali, di formazione e ricerca, di monitoraggio e governo degli interventi e della spesa lasciando la gestione dei servizi ad un sistema liberalizzato e misto pubblico-privato.Per avviare questa riforma ci vogliono risorse (non molte) ma soprattutto desiderio di rompere incrostazioni e poteri perversi come le droghe e di cambiare decisamente strada.È un’idea bizzarra? Proviamo: il governo, se vuole, ha un’ottima occasione .