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la felicità è una malattia


NON OSAVAMO dirlo. Ma li avevamo individuati, da tempo. Non ci piacevano per niente. Ma non era una questione di meschina invidia. No, qualcosa di piu', che non sapevamo definire. Loro erano i “felici”. Quelli con un sorriso stampato in volto, la pelle rilassata, gli occhi sempre leggermente oltre la testa di chi gli sta di fronte. Camminano e si muovono come fossero in un “mondo caramellato”. Roba da rabbrividire. Gente fuori posto. Ora a confermarci questa idiosincrasia,  ci arrivano poderose ricerche dall’Inghilterra , dove  hanno scoperto che la felicità e' una malattia, frutto del funzionamento anomalo del sistema nervoso centrale. Il felice-sempre e' uno che ha un rapporto distorto con sè, con gli altri, con il mondo. E', ecco ciò che non riuscivamo a definire, un essere pericoloso. Qualcuno che apertamente cerca di farci credere che abitiamo il migliore dei “mondi possibili”, dove non esiste fame, guerra, ingiustizia, in felicità. E' uno in preda alla PRONOIA (il contrario della paranoia) alla mania di credere che tutti lo amino. La sua e' una percezione fallita, senza scampo. Il “felice- sempre”, si aggira, un po' FORREST GUMP, fra le macerie dei sentimenti e del mondo, come passeggiasse su un tappeto persiano, un giardino delle Mille e una notte, sentendo i piedi accarezzati, ascoltando usignoli e zampillii di fontane. Gli scienziatii inglesi  ci assicurano  che la sua mania lo porterà alla schizofrenia. Non ci fa piacere. Ma ci irrita, prima che la raggiunga, questo suo “sentimento” a senso unico, incapace di sofferenza. Di infelicità. Per lui tutto è a posto. Tutto è ok. Non sentire l'infelicità  è come non avere il cuore, non avere la testa. Non avere il metro per misurare noi stessi e il mondo. Non avere per le mani quella scala da salire con fatica verso quel traguardo che vogliamo lontano, irraggiungibile. La  felicità appunto. Qualcosa che non è mai esistita, non esisterà mai, da nessuna parte. ARABA FENICE, UNICORNO, PARADISO, BACIO DI CYRANO. E' solo nell'errare verso la  felicità  che non c'è, verso l'isola che non c'è, che si può cogliere il senso della felicità. Un errare che è anche il modo per continuare a vedere, a misurarsi con il mondo che bello non e'. E che si prova a migliorare con  una Cappella Sistina, un Palazzo,  una Gioconda, una torre di Pisa…  Fatti da persone che felici non erano. (di psicologiaforense).