FUOCO CHE BRUCIA

QUANDO GLI UOMINI PORTAVANO LE GONNE


Come tutti sanno io, a differenza di tanti ipocriti, amo le diversità e mi piace promuoverle per farle conosceree apprezzare.Così all'inizio dell'anno avevo proprosto ai miei alunni di recuparare un vestito tradizionale tipico della loro terra di origine per una giornata, che abbiamo scelto in quella di oggi, all'insegna della propria storia e delle proprie tradizioni.Così abbiamo visto sfilare quasi tutte le regioni italiane, dai dirndl tirolesi ai  vestiti sardi con tanto di copricapo bellissimo bianco ( per le femmine); poi  kimoni giapponesi, abiti in seta aderenti cinesi, grandi foulard africani, i sari indiani, i turbanti sikh ( quelli li portano sempre), le cuffiette francesi e il tipico kilt maschile scozzese nel suo tessuto tartan.Da qui le domande dei miei alunni: ma sotto il kilt ci vanno le mutande o no?E poi:  ma come mai in Scozia gli uomini portano la sottana? E le donne cosa si mettono?Allora è partita la lezione su come vestivano le persone dall'antichità ad oggi, su cui comunque i ragazzi faranno anche una ricerca.Dai miei studi di archeologia risultano rinvenuti capi di abbigliamento fossilizzati risalenti al Paleolitico ( da 2,5 milioni a 11.0000 anni fa), fatti di pelle e pelliccia, lavorati con rudimentali attrezzi di pietra ed  assemblati per riparare il corpo dal freddo essendo gli uomini svantaggiati rispetto agli animali in quanto sprovvisti di pelliccia.La mummia del Similaun, risalente agli ultimi milleni dell'età della pietra, mostrò al mondo intero la capacità degli "uomini primitivi" di saper lavorare finemente le pelli per farne vestiti, addiritturaquesta mummia aveva con sè una specie di borsa.A quell'epoca pere che addirittura i vestiti fossero diversi tra maschi e femmine: l'uomo portava un copricapo, dei pantaloni ( o meglio coprigambe), un lembo di pelle per coprire le parti intime, dei rudimentali stivali imbottiti. Le donne indossavano un abito ed una sopravveste finemente cucita con tendini di animlae.In alcune civiltà antiche l'abito aveva anche valore simbolico: indossare la pelle di un determinato animale significava indentificarsi con lui, assimilarne la forza e l'intelligenza. Più avanti il vestito assunse anche carattere sociale, di appartenenza ad un determinato popolo, classe sociale o religiosa.Ai tempi dei Romani solamente i senatori potevano vestire di color porpora; in Cina prima della Repubblica, solamente l'imperatore poteva indossare il colore giallo, quello del sole.Dal Neolitico si hanno  i primi rudimentali telai che permettevano di filare la lana.Dal primo millennio a. C. la pelle degli animali fu quasi esclusivamentesostituita con tessuti filati: in Cina si usava la pregiatissima seta, in India la canapa e il cotone, in Egitto il lino.Il popolo Fenicio fu il primo, in Europa, a tingere i tessuti grazie alla scoperta dei pigmenti colorati, primo fra tutti quello colorporpora, ricavato dall'essiccazione del murice. A quei tempi gli uomini europei, romani in primis, vestivano tuniche, toghe e palli. Quindi avevano la gonna!Le donne lunghe tuniche spesso coperte da stole fermate in vita da una cintura,la palla, un mantello, e indossavano una fascia copriseno ed un perizoma sotto le vesti: un rudimentale inizio di biancheria intima.Avanzando nei secoli arriviamo al quattrocento europeo in cui i sarti, i tintori, i tessitori diventano ricchi artigiani e proprietari di botteghe.La tessitura diventa sempre più fine ed elegante: in quest'epoca si trovano broccati, merletti, velluto, calze, berretti e le prime nette distinzioni tra i ceti solciali in base al vestiario: i ricchi indosavano abiti sfarzosi, di tessuti pregiati, colorati e contornati di gioielli e accessori vari.I ceti meno abbienti portavano semplici vesti di cotone o lana, senza ornamenti e orpelli vari.Nel 1790, in piena Rivoluzione Industriale,  Joseph Marie Jaquard inventa il primo telaio, veloce e preciso, che segna l'inizio della meccanicizzazione dell'industria tessileed il boom del mercato del vestiario.Tra le fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento l'industria tessile riesce a soddisfare le esigenza di tutti, dai ricchi alla media e bassa borghesia.Cambiano le mode e gli stili: si indossano vesti più aderenti, e quasi tutti possono indossare la biancheria intima.Nel 1842 John J. Greenough brevetta la macchina per cucire, ancora più veloce e precisa del telaio. Si possono realizzare ricami, cucire bottoni, pietre preziosi, inserti, soprafili....... La produzione dell'abbigliamento diventa così ancora più ampia, la produzione diventa in serie e nascono i primi cenrtri industriali tessili ed i magazzini per la rivendita, pronipoti delle antiche botteghe in cui tutto veniva realizzato a mano dalle sartine a lume di candela.Nel nostro secolo l'abbigliamento si unsce alla tecnologia  e si hanno vestiti anti fuoco, anti freddo; si diffonde l'uso delle fibre sintetiche, tecnofibre e di recupero.Io continuo a sognarmi le vesti che indossavano con fiero orgoglio i miei fratelli Lakota e che tutt'ora indossano in occasioni particolari.Sono indumenti antichi appartenuti ai loro Antenati in un'epoca in cui per mangiare dovevi rischiare la vita ( provateci voi ad inseguire una mandria di bisonti in groppa ad un mustang selvaggio, senza sella, armati di lance e frecce), si rendeva onore e ringraziamento a chi, con la sua morte, permetteva la sopravvivenza della tua famiglia per lungo tempo, garantendo cibo, stoviglie, vestiti, scarpe, una casa.Niente era sprecato.Non come l'orribile realtà di oggi in agli animali veien tolta ogni dignità e libertà di vita, oltre che la possibilità di difendersi.Anch'io ho quelle vesti, cucite a mano per me dai miei fratelli: ma sono rigorosamente in finta pelle ( come anche molte delle loro!)!!!Una scoperta che ha risparmiato la vita a tanti animali e che spero ne risparmierà sempre di più a lungo andare! Molti Popoli Nativi Americani, come gli Apache, indossavano già nel secolo scorso indumenti in tessuto. Ora anche i miei fratelli portano i jeans! Ma hanno ancora lunghissimi capelli.