MESSAGGI INDECIFRATI

NARCISO E BOCCADORO


Anch’egli, è vero, era stato spesso in mezzo a loros’era sentito contento fra i suoi similiaveva fatto la corte alle ragazzeaveva mangiato, ridendo senza orrore, i pesci arrostitiMa poi sempre, talora tutto a un tratto come per incanto,la gioia e la tranquillità l’avevano abbandonatoe quell’illusione grassa e corpacciuta era caduta dal suo spiritoquella soddisfazione di sé, quell’importanzaquella calma stagnante dell’animae s’era sentito trascinare via nella solitudinenella fantasticheria tormentataspinto alla vita vagabonda, alla contemplazione del dolore,dell’incertezza di ogni attività, costretto a fissar gli occhi nell’abisso.
Talvolta allorada quel suo disperato abbandono alla visione dell’assurdo e del paurosogli era sbocciata una gioia improvvisa, un innamoramento appassionatola voglia di cantare una bella canzone o di disegnareoppure, odorando un fiore, giocando con un gattogli era tornato l’accordo ingenuo con la vita.Hermann Hesse, Narciso e Boccadoro