C’è ancora luce, non molta, ma ci si vede. Sfoderiamo così il mazzo di carte e scatta la partita in fase digestiva. E così, birretta in una mano, carte nell’altra. Ma si sa, sai quando inizi a giocare a burraco ma non quando finisci. Cala la sera, e cominciamo a non distinguere più le carte.. Fermi tutti! Abbiamo la lampada, abbiamo le pile, usiamola e continuiamo a giocare. Ennesima idea sbagliata! O meglio, ennesima MIA cazzata. Spiego, che è meglio. La mattina prima della partenza io e Morrigan l’abbiamo dedicata alle spese essenziali, tra cui i fantomatici torcioni che sarebbero serviti per la lampada, memori delle volte scorse, che quando cala il buio, al fiume è realmente buio! Le batterie non sono state prese al supermercato poiché ci partiva un occhio della testa, così abbiamo optato per i cinesi, lascio Morrigan a casa sua, e tornando verso il mio ovile mi fermo al negozio cinese in quartiere. Non avevo la lampada con me, mando un sms a mio fratello chiedendogli conferma se la fabbrica di luce portasse torce o torcioni.“4torce”Rapido, conciso, preciso. Cosi credevo. Perché quando, la sera del terzo giorno, con le carte in mano e sul tavolo e senza riuscire a distinguere i quadri dalle picche, con ancora poco alcool in corpo, sfodero la busta con 10 torce, andiamo mestamente a scoprire che la lampada ingurgita torcioni. Ci guardiamo, guardiamo la lampada, guardiamo le pile inutilizzabili, ci riguardiamo, e riguardiamo le pile inutilizzabili mettendole nella busta.Ma non ci scoraggiamo, no no. Armati di accendino, tiriamo fuori dalla busta delle sorprese i moccolotti di citronella. Lanterne. Fiaccole. Falò. Chiamateli come volete. Quei cosi unti, gialli, pieni di cera che odorano di limone che quando vuoi spegnerli ti viene un’ embolia polmonare. Accendiamo il primo moccolotto e lo piazziamo in centro alla tavola. Evitiamo di tenerlo a contatto diretto con essa per evitare di trovare un tavolino squagliato la mattina dopo, cosi lo innalziamo modello torre di Pisa su un cartone capovolto. La gimcana per vedere le carte è stata impressionante.Stiamo per terminare la partita quando si palesa da noi il nuovo vicino di tenda (che andremo poi a scoprire essere tal Fragolino, conoscenza del primo anno di Brintaal). “Aah si gioca a carte qui, è roba seria!” e ci chiede un accendino in prestito per la sua lampada.Click… e luce fu. Noi quattro davanti a quell’esemplare, quello splendido esemplare di lampada a gas appena accesa che ci illuminava a giorno manco fosse stato Dio con la creazione. È ovvio che ora è nella lista delle cose da comprare asssssssolutamente per il prossimo anno.
Valstagna Giorno 3 - La Sera :
C’è ancora luce, non molta, ma ci si vede. Sfoderiamo così il mazzo di carte e scatta la partita in fase digestiva. E così, birretta in una mano, carte nell’altra. Ma si sa, sai quando inizi a giocare a burraco ma non quando finisci. Cala la sera, e cominciamo a non distinguere più le carte.. Fermi tutti! Abbiamo la lampada, abbiamo le pile, usiamola e continuiamo a giocare. Ennesima idea sbagliata! O meglio, ennesima MIA cazzata. Spiego, che è meglio. La mattina prima della partenza io e Morrigan l’abbiamo dedicata alle spese essenziali, tra cui i fantomatici torcioni che sarebbero serviti per la lampada, memori delle volte scorse, che quando cala il buio, al fiume è realmente buio! Le batterie non sono state prese al supermercato poiché ci partiva un occhio della testa, così abbiamo optato per i cinesi, lascio Morrigan a casa sua, e tornando verso il mio ovile mi fermo al negozio cinese in quartiere. Non avevo la lampada con me, mando un sms a mio fratello chiedendogli conferma se la fabbrica di luce portasse torce o torcioni.“4torce”Rapido, conciso, preciso. Cosi credevo. Perché quando, la sera del terzo giorno, con le carte in mano e sul tavolo e senza riuscire a distinguere i quadri dalle picche, con ancora poco alcool in corpo, sfodero la busta con 10 torce, andiamo mestamente a scoprire che la lampada ingurgita torcioni. Ci guardiamo, guardiamo la lampada, guardiamo le pile inutilizzabili, ci riguardiamo, e riguardiamo le pile inutilizzabili mettendole nella busta.Ma non ci scoraggiamo, no no. Armati di accendino, tiriamo fuori dalla busta delle sorprese i moccolotti di citronella. Lanterne. Fiaccole. Falò. Chiamateli come volete. Quei cosi unti, gialli, pieni di cera che odorano di limone che quando vuoi spegnerli ti viene un’ embolia polmonare. Accendiamo il primo moccolotto e lo piazziamo in centro alla tavola. Evitiamo di tenerlo a contatto diretto con essa per evitare di trovare un tavolino squagliato la mattina dopo, cosi lo innalziamo modello torre di Pisa su un cartone capovolto. La gimcana per vedere le carte è stata impressionante.Stiamo per terminare la partita quando si palesa da noi il nuovo vicino di tenda (che andremo poi a scoprire essere tal Fragolino, conoscenza del primo anno di Brintaal). “Aah si gioca a carte qui, è roba seria!” e ci chiede un accendino in prestito per la sua lampada.Click… e luce fu. Noi quattro davanti a quell’esemplare, quello splendido esemplare di lampada a gas appena accesa che ci illuminava a giorno manco fosse stato Dio con la creazione. È ovvio che ora è nella lista delle cose da comprare asssssssolutamente per il prossimo anno.