dicevamo? Ah si cosa avrei fatto da sola in un buco di casa pieno di impiccetti vari, dove appena ti giri si rompe qualcosa.una cosa utile l’avrei potuta fare. Dormire.e invece no! Quindi, dopo aver fuso il gioco al pc, dopo aver consumato il telecomando facendo zapping, dopo aver ingerito sciroppo per la tosse e medicine varie, mi sono portata avanti il lavoro del 31 in cucina credo sia per tutti questi motivi che sono collassata sul letto alle 10 e mezza di sera.ora sarebbe arrivato il momento di raccontare per filo e per segno cosa sia potuto accadere quel fatidico ultimo giorno del 2007.ma, dato che mi si dice che scrivo troppo, dato che non ho il dono della sintesi ma di scrivere ora come ora non mi va, dato che di cose ne sono capitate, ma potrebbero risultare incomprensibili a chi non c’era…vi eviterò lo strazio delle mille muillioni di parole e mi impegnerò a narrare qualche evento particolare cercando di restringerlo il più possibile (parola di scout, quello digerito poco fa).Morrigan e la Zimo sono arrivate in perfetto orario, alle 17 si era già dentro casa, con i 25 gradi dentro (le Hawaii ce fanno na pippa) e -1 fuori, e per ingannare il tempo ed evitare di sbranare lo sbranabile si è preso in mano le carte francesi.metti tre donne, matte fraciche, la fame, il freddo fuori, l’attesa degli altri due commensali, una penna, un foglio di carta e due mazzi da 52 carte. Avrai in men che non si dica un mini torneo di burraco degno della peggior bisca clandestina, condito con commenti poco aulici per i minori di anni 18.il problema che sussiste è questo: in due mazzi di carte da 52 pezzi ciascuna, con dentro ben 4 coppie di 3 dei relativi quattro semi, il 3 di picche di scarto si moltiplicherà a tal punto da diventare unica carta regnante sul tavolo. Ciò comporta che ogniqualvolta questo venga scartato la frase di accompagno sia “tiè guarda che te scarto”. Suddetta frase porta con se una risposta, che può variare da momento a momento, a seconda dell’intimità che si acquista giocando, ovvero: “puoi infilartelo dove sai”(possibilista) o “infilatelo dove non batte il sole” (imperativo dolce) o anche “infilatelo nel culo” (imperativo categorico).a fine partita i giocatori si ritroveranno immancabilmente con un tappo particolare, tanto per prepararsi al cenone. (nb. Nel caso non fosse di picche, ma di quadri, munitevi di creme idratanti)le ore di attesa stavano svanendo, e, acceso il fuoco, lascio le due mangiatrici di olive a preparare le bruschette, le scamorze e le patate alla brace, mi infilo lo scarpone tattico antineve antighiaccio anticulata per terra, metto in moto la fantomatica c3 della Zimo e vado dritta dritta a Celano (che non è il paese dei 3 di picche) per raccogliere gli ultimi due profughi, ovvero Simona e Daniele, che sarebbero arrivati col treno delle 21. in quei dieci km di curve e tornanti ho potuto costatare che anche la c3 della Zimo è munita di calamita attiraebeti. comunque, ho promesso di non dilungarmi, quindi… dopo aver scalato i quattro piani, dopo aver svolto i convenevoli di rito, saluti baci e abbracci cappotti e sciarpe, un’occhiata al fuoco e tutti a tavola.come per la cena di natale, si ripresenta la stessa situazione. Cibo per un esercito, bocche fagocitanti e affamate che arrivano al primo e scoppiano.diciamocela tutta, l’abbuffarsi di bruschette è deleterio per la lasagna, se poi c’è in forno l’arrosto, il polpettone e le patate arrosto.
delirio pt.2 31 dicembre 2007
dicevamo? Ah si cosa avrei fatto da sola in un buco di casa pieno di impiccetti vari, dove appena ti giri si rompe qualcosa.una cosa utile l’avrei potuta fare. Dormire.e invece no! Quindi, dopo aver fuso il gioco al pc, dopo aver consumato il telecomando facendo zapping, dopo aver ingerito sciroppo per la tosse e medicine varie, mi sono portata avanti il lavoro del 31 in cucina credo sia per tutti questi motivi che sono collassata sul letto alle 10 e mezza di sera.ora sarebbe arrivato il momento di raccontare per filo e per segno cosa sia potuto accadere quel fatidico ultimo giorno del 2007.ma, dato che mi si dice che scrivo troppo, dato che non ho il dono della sintesi ma di scrivere ora come ora non mi va, dato che di cose ne sono capitate, ma potrebbero risultare incomprensibili a chi non c’era…vi eviterò lo strazio delle mille muillioni di parole e mi impegnerò a narrare qualche evento particolare cercando di restringerlo il più possibile (parola di scout, quello digerito poco fa).Morrigan e la Zimo sono arrivate in perfetto orario, alle 17 si era già dentro casa, con i 25 gradi dentro (le Hawaii ce fanno na pippa) e -1 fuori, e per ingannare il tempo ed evitare di sbranare lo sbranabile si è preso in mano le carte francesi.metti tre donne, matte fraciche, la fame, il freddo fuori, l’attesa degli altri due commensali, una penna, un foglio di carta e due mazzi da 52 carte. Avrai in men che non si dica un mini torneo di burraco degno della peggior bisca clandestina, condito con commenti poco aulici per i minori di anni 18.il problema che sussiste è questo: in due mazzi di carte da 52 pezzi ciascuna, con dentro ben 4 coppie di 3 dei relativi quattro semi, il 3 di picche di scarto si moltiplicherà a tal punto da diventare unica carta regnante sul tavolo. Ciò comporta che ogniqualvolta questo venga scartato la frase di accompagno sia “tiè guarda che te scarto”. Suddetta frase porta con se una risposta, che può variare da momento a momento, a seconda dell’intimità che si acquista giocando, ovvero: “puoi infilartelo dove sai”(possibilista) o “infilatelo dove non batte il sole” (imperativo dolce) o anche “infilatelo nel culo” (imperativo categorico).a fine partita i giocatori si ritroveranno immancabilmente con un tappo particolare, tanto per prepararsi al cenone. (nb. Nel caso non fosse di picche, ma di quadri, munitevi di creme idratanti)le ore di attesa stavano svanendo, e, acceso il fuoco, lascio le due mangiatrici di olive a preparare le bruschette, le scamorze e le patate alla brace, mi infilo lo scarpone tattico antineve antighiaccio anticulata per terra, metto in moto la fantomatica c3 della Zimo e vado dritta dritta a Celano (che non è il paese dei 3 di picche) per raccogliere gli ultimi due profughi, ovvero Simona e Daniele, che sarebbero arrivati col treno delle 21. in quei dieci km di curve e tornanti ho potuto costatare che anche la c3 della Zimo è munita di calamita attiraebeti. comunque, ho promesso di non dilungarmi, quindi… dopo aver scalato i quattro piani, dopo aver svolto i convenevoli di rito, saluti baci e abbracci cappotti e sciarpe, un’occhiata al fuoco e tutti a tavola.come per la cena di natale, si ripresenta la stessa situazione. Cibo per un esercito, bocche fagocitanti e affamate che arrivano al primo e scoppiano.diciamocela tutta, l’abbuffarsi di bruschette è deleterio per la lasagna, se poi c’è in forno l’arrosto, il polpettone e le patate arrosto.