Amsterdam: DEI ZIROTutto cominciò con un volo andata e ritorno per Amsterdam regalatomi al compleanno (non credo smetterò mai di ringraziarle per questo). Il viaggio era previsto per il ponte del primo maggio. Ovvero 4 giorni ad Amsterdam!Non restava che trovare dei fidi compagni di viaggio.Dopo varie peripezie che non starò qui ad elencare (compagni virtuali che dicono di si virtualmente e altri che si svegliano un po’ troppo tardi – vero Fa’? - :P) alla fine saremo io e la Zimo a partire per le terre olandesi.Prenotato l’albergo (decisione difficile e man mano che si avvicinava il giorno X sempre meno economica) non restava che attendere quel famoso dì di maggio… nel mentre c’era tutto il tempo di trovare una guida decente (grande la Zimo che è riuscita nell’intento), organizzarsi con uno pseudo itinerario per non arrivare li completamente spaesate e fiondarsi nel primo coffee shop come l’italiano medio fa, e soprattutto, fare formichina formichina per campare in olanda durante 4 giorni di follia pura. C’è da aggiungere che, avendo trovato l’albergo, avendo prenotato la stanza senza bagno in camera, fummo colte dal dubbio “asciugamani” e fu cosi che nacque il tormentone “but my towels, where are my towels?”. Il tutto perché dovevamo rispolverare il nostro inglese arrugginito per chiedere agli albergatori se la stanza fosse munita di biancheria o se doveva far parte del nostro bagaglio.Amsterdam: DEI UAN part UANLa Zimo mi aveva annunciato che aveva una paura fottuta dell’aereo. Di certo non credevo a questi livelli. La notte prima della partenza, in pratica, avrà dormito si e no mezz’ora, il tutto dopo essere tornare da un minifesteggiamento a sorpresa per il compleanno di Miriam, e dopo aver fatto la valigia all’1 di notte.Ore 8.30 la sveglia. Rincoglionite fradice prendiamo quella che doveva essere una valigia di massimo 15 kg e accompagnate a Ciampino, la prima sorpresa. L’armadio superava di 3 kg il peso consentito. I primi euro se ne vanno li. In 3 kg di non so cosa, visto che…our towels are not here!Ora, Ciampino non è Fiumicino. Non hai negozi dove poter girare. Ci saranno si e no due bar, una libreria fittizia, ma forse mi sbaglio, e un altro paio di negozi inutili. Decidiamo cosi di impiegare le due ore di attesa tra un panino di gomma, un libro e la fila al gate a sfottere i personaggi che sarebbero saliti sul nostro volo. La Zimo è visibilmente preoccupata, a quanto pare le gocce di calmante non hanno sortito effetto. In fila per entrare, notiamo un essere nanesco davanti a noi, con un altro ragazzo e la sua ragazza (che pena che c’ha fatto quando ha chiesto ai due se, oltre a fumare, avessero poi un po’ di tempo per girare la città…e che pena che c’ha fatto quando, da sola, scartabellava le cartine di Amsterdam…e che pen…no pena un cazzo, se li è scelti lei i compagni di viaggio!).Ore 11.40. Le due ore in volo passano relativamente bene. Mi immergo nel libro cercando di evitare il mal d’orecchi provocato dai soggetti sopraccitati che parevano una scolaresca in campo scuola.Ore 13.50. Coi piedi a terra, con la Zimo ancora sotto shock, dopo aver acquistato, alla modica cifra di 41 neurini, il biglietto andata e ritorno da Eindhoven ad Amsterdam, ci dirigiamo verso il bus. Ad accoglierci una leggera pioggia. Le previsioni forse non erano toppate. Si preannunciava un weekend lungo sotto l’acqua. Prima di salire sul bus il primo livello di delirio mentre si caricavano i bagagli: “My towels! In the baggage there are my towels!”Ci accaparriamo i primi due posti, e accanto a noi, si posizionano due narcolettici dal sonno pesante. Ho provato a riprenderli ma non si sente quanto potessero russare, quindi eviterò. Sappiate però che se in aereo avevo il vociare nell’orecchio, nel bus avevo quel ronf ronf continuo. Inutile aggiungere che messo piede ad Amsterdam avevo la testa che mi scoppiava. Una chicca al nostro arrivo: all’attesa dei bagagli fuori dal bus, mi sono ritrovata il nanerottolo chiassone del volo. C’è la mia valigia pronta per essere scaricata, l’avverto che è pesante e gli chiedo di spostarsi. Ovviamente, da tipico italiano medio ad Amsterdam, non lo fa e se la prende in faccia. “Ao’ cioè, no dico, te prego, m’ ‘a ha data in faccia!” rivolgendosi al suo amico. L’ovvia risposta da parte mia: “te l’avevo detto che te dovevi spostà”.
Amsterdam...
Amsterdam: DEI ZIROTutto cominciò con un volo andata e ritorno per Amsterdam regalatomi al compleanno (non credo smetterò mai di ringraziarle per questo). Il viaggio era previsto per il ponte del primo maggio. Ovvero 4 giorni ad Amsterdam!Non restava che trovare dei fidi compagni di viaggio.Dopo varie peripezie che non starò qui ad elencare (compagni virtuali che dicono di si virtualmente e altri che si svegliano un po’ troppo tardi – vero Fa’? - :P) alla fine saremo io e la Zimo a partire per le terre olandesi.Prenotato l’albergo (decisione difficile e man mano che si avvicinava il giorno X sempre meno economica) non restava che attendere quel famoso dì di maggio… nel mentre c’era tutto il tempo di trovare una guida decente (grande la Zimo che è riuscita nell’intento), organizzarsi con uno pseudo itinerario per non arrivare li completamente spaesate e fiondarsi nel primo coffee shop come l’italiano medio fa, e soprattutto, fare formichina formichina per campare in olanda durante 4 giorni di follia pura. C’è da aggiungere che, avendo trovato l’albergo, avendo prenotato la stanza senza bagno in camera, fummo colte dal dubbio “asciugamani” e fu cosi che nacque il tormentone “but my towels, where are my towels?”. Il tutto perché dovevamo rispolverare il nostro inglese arrugginito per chiedere agli albergatori se la stanza fosse munita di biancheria o se doveva far parte del nostro bagaglio.Amsterdam: DEI UAN part UANLa Zimo mi aveva annunciato che aveva una paura fottuta dell’aereo. Di certo non credevo a questi livelli. La notte prima della partenza, in pratica, avrà dormito si e no mezz’ora, il tutto dopo essere tornare da un minifesteggiamento a sorpresa per il compleanno di Miriam, e dopo aver fatto la valigia all’1 di notte.Ore 8.30 la sveglia. Rincoglionite fradice prendiamo quella che doveva essere una valigia di massimo 15 kg e accompagnate a Ciampino, la prima sorpresa. L’armadio superava di 3 kg il peso consentito. I primi euro se ne vanno li. In 3 kg di non so cosa, visto che…our towels are not here!Ora, Ciampino non è Fiumicino. Non hai negozi dove poter girare. Ci saranno si e no due bar, una libreria fittizia, ma forse mi sbaglio, e un altro paio di negozi inutili. Decidiamo cosi di impiegare le due ore di attesa tra un panino di gomma, un libro e la fila al gate a sfottere i personaggi che sarebbero saliti sul nostro volo. La Zimo è visibilmente preoccupata, a quanto pare le gocce di calmante non hanno sortito effetto. In fila per entrare, notiamo un essere nanesco davanti a noi, con un altro ragazzo e la sua ragazza (che pena che c’ha fatto quando ha chiesto ai due se, oltre a fumare, avessero poi un po’ di tempo per girare la città…e che pena che c’ha fatto quando, da sola, scartabellava le cartine di Amsterdam…e che pen…no pena un cazzo, se li è scelti lei i compagni di viaggio!).Ore 11.40. Le due ore in volo passano relativamente bene. Mi immergo nel libro cercando di evitare il mal d’orecchi provocato dai soggetti sopraccitati che parevano una scolaresca in campo scuola.Ore 13.50. Coi piedi a terra, con la Zimo ancora sotto shock, dopo aver acquistato, alla modica cifra di 41 neurini, il biglietto andata e ritorno da Eindhoven ad Amsterdam, ci dirigiamo verso il bus. Ad accoglierci una leggera pioggia. Le previsioni forse non erano toppate. Si preannunciava un weekend lungo sotto l’acqua. Prima di salire sul bus il primo livello di delirio mentre si caricavano i bagagli: “My towels! In the baggage there are my towels!”Ci accaparriamo i primi due posti, e accanto a noi, si posizionano due narcolettici dal sonno pesante. Ho provato a riprenderli ma non si sente quanto potessero russare, quindi eviterò. Sappiate però che se in aereo avevo il vociare nell’orecchio, nel bus avevo quel ronf ronf continuo. Inutile aggiungere che messo piede ad Amsterdam avevo la testa che mi scoppiava. Una chicca al nostro arrivo: all’attesa dei bagagli fuori dal bus, mi sono ritrovata il nanerottolo chiassone del volo. C’è la mia valigia pronta per essere scaricata, l’avverto che è pesante e gli chiedo di spostarsi. Ovviamente, da tipico italiano medio ad Amsterdam, non lo fa e se la prende in faccia. “Ao’ cioè, no dico, te prego, m’ ‘a ha data in faccia!” rivolgendosi al suo amico. L’ovvia risposta da parte mia: “te l’avevo detto che te dovevi spostà”.