troppi spiccioli...

Gods of Metal II° giorno


Macchina carica, frigoriferi carichi, siamo pronti. Arriviamo al parco nord, parcheggiamo le auto sull’erba e via. La calura già si sente. L’idea di sentirmi gli stormlord era bella che passata. Anche perché avevano finito da un pezzo. Non siamo ancora arrivati che siamo già accaldati e distrutti. Facciamo la nostra trafila per i bracciali e optiamo il rifugio ristorante per evitare il sole. La temperatura è di fusione del metallo, il tendone di plastica non fa passare l’aria e le luci sul soffitto sono accese 24 ore su 24. na bella pensata! Ma almeno non abbiamo il sole che ci picchia sulla testa. In tutto quel marasma riesco a trovare la mia omonima che si aggiunge al gruppetto di cadaveri.Vista l’impossibilità a far altro, prendiamo in considerazione l’idea di pranzare li. Maschi vs Femmine. Andiamo a turno. Partono prima loro, torneranno con dei vassoi di pietanze “fresche”. Insalata di riso e macedonia. A vedere quei piatti tutto si poteva pensare tranne che un qualcosa di commestibile. Andiamo noi. Pizza e carbonara. Farà caldo. Sarà pure pesante. Ma non è quella roba che hanno preso loro. E il tempo ci darà ragione. Giordano avrà i peperoni che prenderanno l’ascensore fino a notte tarda. Lorenzo avrà fame quasi subito dopo aver finito il suo pasto. Fabio…Fabio non si lamenterà. Per il semplice motivo che riuscirà a dormire anche durante la giornata più rumorosa musicalmente del Gods! Stanno per cominciare gli At the Gates. Dopo aver saltato dignitosamente i Between bury and me e i Dillinger Escare Plan per via un caldo che spezza le gambe, i due dell’ave maria (Fabio e Lorenzo) si dirigeranno nell’area concerto per seguire gli At the Gates. Non prima però di aver fatto rifornimento di ghiaccetti e acqua congelata. Noi resteremo li ad attenderli. Cerchiamo di evitare l’aria calda come con gli appestati. Posizioni assurde sulle panche per rimediare un misero spiffero d’aria. Ma sono quasi le 16, e visto che anche la scaletta della seconda giornata è in anticipo di buoni venti minuti, decidiamo di alzarci, farci forza, perché di li a poco avrebbero iniziato i Testament. Di li a poco? Nemmeno facciamo in tempo ad uscire dal tendone che partono le prime note. E che cazzo! Vabbè che di solito ai concerti si comincia in ritardo, ma porca miseria, se mi dai un programma con tanto di orari, cerca almeno di rispettarli un minimo o mi ritrovo comunque a perdere la metà delle esibizioni! Se poi ci mettiamo pure i paracadutisti che con tutti i posti possibili e immaginabili devono atterrare proprio nell’area concerto…che cazzo centrano me lo sapete dire? Vabbe’ tralasciamo anche il discorso che su 4 uno è atterrato dove doveva e gli altri tre si sono frantumati sulla folla. Arriviamo tra il pubblico che i Testament hanno già iniziato. Non li avevo mai visti dal vivo. Ma fanno paura. Anche se il tecnico del suono, il fonico, o quello li insomma, probabilmente aveva preso un colpo di sole dato che si sentiva una merda, loro fanno impressione. Grandi! Giordano si esalta, la Zimo è ancora in preda a un colpo di caldo, io faccio la doccia in continuazione. I personaggi che riempiono l’arena non sono gli stessi della giornata precedente. I fan dei maiden ci sono, ma non sono quanti il venerdi sera. Tanti nazi e tanti fasci. Ma era praticamente telefonata un’affluenza di un certo tipo visto il bill del sabato. Dopo la strabiliante prestazione dei Testament, anche col fonico di merda, visto il caldo e il polverone che cominciava ad alzarsi, ci dirigiamo verso la collinetta. Non c’è ombra ma almeno ci si siede un po’.
Partono i Meshuggah. Non so se è stata la stanchezza, se il suono, se il caldo. Ma non mi hanno detto poi cosi tanto. Si bravi, ma niente di che. Pensavo meglio (comunque fonico, datte foco!). E così, tra un brano e l’altro dei Meshuggah passiamo il tempo tra chiacchiere e foto di gente strana (a dire il vero ce n’era di più l’anno scorso).
Cominciamo a notare gente dormiente, chi con tanto di ombrellone e costumino era spalle al palco a leggersi il corriere della sera (che cazzo ce sei venuto a fa’?).
c’è chi guarda le magliette degli altri concerti con invidia (me medesima) chi guarda le chiappe di qualche metallara svestita (Giordano), chi ha fame (Lorenzo), chi se ne sta buona buona in balia del suo autan (Zimo) e chi dorme (Fabio). Il tutto mentre lo striscione che glorificava Vasco imperava sulla collina. Il tutto mentre cominciano i Carcass.
Impressionanti. Con tanto di fonico di merda, fanno scintille sul palco. Belli, ignoranti, trucidi, metallari che più metallari di così non si può. E Fabio continua a dormire. Ok che il suono non era il massimo, ma comunque qualcosa si sentiva. Ma cosa ci si può aspettare da uno che ha dormito più di me ai Korpiklaani (io ho la scusante che li avevo gia visti! tiè). Il caldo appiccicoso e soleggiato comincia a darci tregua, anche se durante la giornata non si sono visti idranti e la fila al bagno diventava sempre più lunga. La luce del giorno inizia a spegnersi, è l’ora degli Slayer. Non amo alla follia il gruppo. C’è però da dire che sono dei maestri del genere. Spaccano. E di brutto. Sta di fatto però che c’era un’incombenza. Se siamo tutti qui a sentire Araya, chi accende la brace? E fu cosi che con la Zimo (che non va a pane e Slayer) ci dirigiamo verso l’uscita. Avevo detto che era il calamita day giusto? Ed ecco la prima calamita. Il venerdi non c’erano problemi di entrata e uscita. Ma sabato, non si sa perché ne per come, l’uscita era dalle 13 alle 19. erano quasi le 22 ed ecco il primo soggetto. Una maglietta arancione dello staff. Finge di non farci uscire. Ci tiene li quei due tre minuti abbondanti da farci quasi girare i coglioni. Riusciamo ad uscire ed ecco la calamita due. L’hobbit della birra. Questo buffo omuncolo si mette tra me e la Zimo ed esordisce cosi: “ragazze. Io vendo birra. E… ho un’offertona per voi meridionali”Ora, che non si offendessero i meridionali, non ho niente contro di loro, ma volevo levarmelo dalle palle, cosi gli ho risposto: ”meridionale ce sarai te, noi siamo del centro” Non l’avessi m’hai fatto, il nano mi da della massiccia, della donna che sa rispondere. E continua il suo discorso. Che aveva un’offerta eccezionale, che doveva vendere birra, che era ubriaco…cosi che la Zimo: “senti ma se te la vendiamo noi la birra che abbiamo in macchina?” Due secondi di silenzio. E l’hobbit riparte con la storia della sua vita. Sul fatto che gli avevano levato la patente, che doveva vendere birre per campare e bla bla bla. Sta di fatto che il signorino si è fatto tutto il viale dall’ingresso del Gods al parcheggio della nostra auto. Quasi giunte a destinazione tira fuori la perla. “io dovrei tornare o le birre finiscono senza che incasso…ma come faccio?- e noi con lo sguardo incredulo – come faccio ad andarmene via? Ma voi di Roma siete tutte cosi? Io mi sono innamorato”. Eccola là. E te pare che tra tutti i metallari, i capelloni, proprio l’hobbit della birra ci si doveva appioppare co sta storia. Avesse avuto un metro in più e qualche capello di più magari ci si poteva fare un pensierino (manco con l’autoconvinzione riesco a prendermi seriamente). Beh, salutiamo l’ottavo nano Luppolo e ci dirigiamo all’auto.
La spostiamo vicino la recinzione del prato e cominciamo a sbaraccare. Apriamo il grill, ci sporchiamo le mani con la carbonella…e intanto vediamo uno strano movimento. Il concerto non è ancora finito ma ci sono delle navette che portano gente. Non sono metallari. Non sono nazi. Cazzo so travelli! C’è qualcosa che non mi torna. Come mai tutti i gay si stanno riversando a parco nord? Il gay pride con carri e via non era per il centro di Bologna? A quanto pare il comune di Bologna, oltre ad organizzare gay pride nello stesso giorno della giornata tendenzialmente nazi del Gods of metal, ha ben pensato di allestire la festa gaya del dopo carri proprio nel bel mezzo dell’accampamento metallaro. Cominciamo a commentare l’abbigliamento tigrato di un ragazzo che passava di li quando il resto della ciurma ci raggiunge. Il concerto è finito, i metallari sono stati liberati. Ora inizia lo scontro diretto. Intanto la brace è pronta, il fumo si vede da miglia di distanza, ma non annulla i vaghi rumori discotecari che imperversano sulla tendopoli. Alzo lo stereo dell’auto e buttiamo la carne sulla griglia. Le salsicce infilzate (così ho imparato a infilzarle e cosi le ho cotte), le costine e via…un vago sapore di diavolina ma la fame chiama. A quanto pare però anche l’odore chiama. I primi ad affacciarsi sono una coppia denominata poi Giuseppe e Maria con tanto di futuro Gesù. “ooohh io e te dobbiamo fare la foto” urla Giuseppe da dietro la recinzione rivolto a Fabio. Tutto questo perché Giuseppe e Maria portavano la stessa maglia di Fabio (master of puppets dei metallica per intenderci). Gli diciamo di venirsela a fare, ma lui cercava una birra. “ce l’abbiamo noi la birra”. Parole sante. Stava per lasciare Maria in dolce attesa e scavalcare tanto di filo spinato se Giordano non gli avesse fatto notare che eravamo a due passi dall’ingresso.
Detto fatto. Foto fatta. E cominciano le disquisizioni sul nome. “shilon” o qualcosa di simile. E comincia il totonome su come chiamare quella futura frugoletta metallara che ancora non riusciamo a credere abbia retto 3 giorni di metal e caldo senza voler uscir fuori. E cosi passano i minuti, in un dialetto misto ad alcool e fumo (lei fuma e beve? Ma in gravidanza una volta non era vietato?). la serata però non era ancora finita. Mi godo la birra dal mio corno quando mi sento dire dall’altra parte della rete “tu sei una vichinga! Io a te t’ho già visto! Eri al bang your heads” e d’istinto gli rispondo un “Se! Magari!” la prossima volta farà la gnorri. Il gruppo di Genova si accorge della griglia, della carne ancora sul fuoco e uno di loro tenta di scavalcare. Aridaje. Ma che so tutti cosi? E cosi che, mentre gruppi di travelli e femminucci entravano per la festa del gay pride, uno dei genovesi, dopo averglielo fatto notare, ci raggiunge davanti alla braciolata.
Seguiranno un paio d’ore di discorsi incomprensibili da Giuseppe da Nazareth e il Genovese dove uno parlerà di una cosa e l’altro gli risponderà con tutt’altro argomento. Il tutto mentre il Genovese farà da cavia con le bistecche (erano fuori dal frigo da due giorni). La serata terminerà con dei soggetti che aperto il bagagliaio dell’auto tireranno fuori dei tappetini e dormiranno a terra.
Con la visione di una tenda camminare da sola spinta da bestemmie (i tipi se la sono caricata montata, bestemmiando per la disco del gay pride -  che poi dico, al Gods hanno fatto problemi per i decibel e sti qua avevano la disco a palla fino alle 5 del mattino...ma si può? - ). E con la Zimo che alle 3 di notte si lustrerà le scarpe nuove al lustra scarpe ustionandosi i piedi (la legge dell’attrito). Doccia e nanna. Solo la mattina dopo scopriremo quanto lerciume avevamo addosso (basta vedere il bordo della doccia pieno di terra)…
PS: se volete un resoconto serio dei gruppi vi conviene leggere il blog di Paolo, che oltre a recensioni sere ha pure un bel po' di foto serie