Figli del panino e del metalloPaninari, metallari, dark, new romantic, punk: esemplari di fauna metropolitanaWild boys! Wild boys! Un vero e proprio inno per chi a metą degli Anni 80 era in piena adolescenza. Un tormentone frutto della seconda "British invasion", capitanata dai Duran Duran . Amati o odiati - impossibile esserne indifferenti - da orde di ragazzini alla ricerca di un modo nuovo di stare insieme, di costituirsi gruppo o, pił semplicemente vista l'etą, di un'identitą. In quel periodo tra dark, new romantic, metallari e punk ecco emergere dalla societą del benessere a tutti i costi il suo pił autorevole rappresentante: il paninaro.All'inizio degli Eighties c'era infatti un vasta scelta di subculture giovanili assai diverse tra loro, che riuscivano a convivere forse proprio evitandosi. Pensiamo a quanto erano diversi i punk, nati nella seconda metą degli Anni 70 in Inghilterra e poi esportati da noi verso la fine dello stesso decennio, rispetto ai paninari.Se il paninaro, pił che un rappresentante di un modo di essere adolescenti, sembrava esserne una caricatura, il punk nasceva da un forte disagio sociale. Essere punk significava contestare totalmente la societą di appartenenza, rifiutarne i valori, annullarsi nel nichilismo e nell'autodistruzione di cui l'abbigliamento era l'espressione. Il punk urlava la sua rabbia con la musica, i suoi abiti strappati, il suo look che sembrava un pugno nello stomaco sferrato a chi, incontrando il giovane, mostrava indifferenza. Punk e paninari, due modi opposti di rapportarsi alla societą: i primi la rifiutavano, i secondi vi aderivano completamente.Sul versante "panozzi", "sfitinzie" e "cucadores" si radunavano ogni weekend nei fast food di Milano dopo aver scelto con meticolosa cura i capi (firmati) da indossare. Accomunati da un linguaggio nuovo che trasformava i genitori in "matusa" e un fatto positivo in una "vera libidine", i figli della borghesia milanese facevano dell'apparire un modo d'essere. Parole d'ordine erano "look" e "must". Era infatti un "must" possedere la seconda casa a Montecarlo , la Jeep, il Tuareg o l'Arizona , il Moncler e le Timberland, il Rolex e la pezza di Naj Oleari sui jeans.Se nel decennio precedente una toppa sul vestito faceva intuire l'appartenenza a un ceto sociale piuttosto basso, se di marca nella "Milano da bere " era diventata una sciccheria. Possedere per valere, apparire per essere. Ecco il ritratto del panozzo doc, il riassunto dello spirito di un decennio edonista, frivolo, spensierato ma pił divertente di questo inizio di millennio piuttosto noioso.
PANINI E METALLO
Figli del panino e del metalloPaninari, metallari, dark, new romantic, punk: esemplari di fauna metropolitanaWild boys! Wild boys! Un vero e proprio inno per chi a metą degli Anni 80 era in piena adolescenza. Un tormentone frutto della seconda "British invasion", capitanata dai Duran Duran . Amati o odiati - impossibile esserne indifferenti - da orde di ragazzini alla ricerca di un modo nuovo di stare insieme, di costituirsi gruppo o, pił semplicemente vista l'etą, di un'identitą. In quel periodo tra dark, new romantic, metallari e punk ecco emergere dalla societą del benessere a tutti i costi il suo pił autorevole rappresentante: il paninaro.All'inizio degli Eighties c'era infatti un vasta scelta di subculture giovanili assai diverse tra loro, che riuscivano a convivere forse proprio evitandosi. Pensiamo a quanto erano diversi i punk, nati nella seconda metą degli Anni 70 in Inghilterra e poi esportati da noi verso la fine dello stesso decennio, rispetto ai paninari.Se il paninaro, pił che un rappresentante di un modo di essere adolescenti, sembrava esserne una caricatura, il punk nasceva da un forte disagio sociale. Essere punk significava contestare totalmente la societą di appartenenza, rifiutarne i valori, annullarsi nel nichilismo e nell'autodistruzione di cui l'abbigliamento era l'espressione. Il punk urlava la sua rabbia con la musica, i suoi abiti strappati, il suo look che sembrava un pugno nello stomaco sferrato a chi, incontrando il giovane, mostrava indifferenza. Punk e paninari, due modi opposti di rapportarsi alla societą: i primi la rifiutavano, i secondi vi aderivano completamente.Sul versante "panozzi", "sfitinzie" e "cucadores" si radunavano ogni weekend nei fast food di Milano dopo aver scelto con meticolosa cura i capi (firmati) da indossare. Accomunati da un linguaggio nuovo che trasformava i genitori in "matusa" e un fatto positivo in una "vera libidine", i figli della borghesia milanese facevano dell'apparire un modo d'essere. Parole d'ordine erano "look" e "must". Era infatti un "must" possedere la seconda casa a Montecarlo , la Jeep, il Tuareg o l'Arizona , il Moncler e le Timberland, il Rolex e la pezza di Naj Oleari sui jeans.Se nel decennio precedente una toppa sul vestito faceva intuire l'appartenenza a un ceto sociale piuttosto basso, se di marca nella "Milano da bere " era diventata una sciccheria. Possedere per valere, apparire per essere. Ecco il ritratto del panozzo doc, il riassunto dello spirito di un decennio edonista, frivolo, spensierato ma pił divertente di questo inizio di millennio piuttosto noioso.