Callyphora

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Quale s~profondo sei convinto di palpare? Didentro quale rigo confidi di trovare la scarica nei polsi e lo choc del cervello, l'elettrodo confitto nella carne attraverso la lingua che pressa? E dove auspichi di trovare il respiro? Tra ogni lemma d'inchiostro dove la nuca tu possa deporre per un balenoe dove tu possa rovistare dentro ogni verso chenon ammorbi la bocca e torca lo sguardo affidandolo alla febbrile viva forza di un dentro sprovvisto di fine e fondodentro quel cosmo messo in affitto in qualche dimora taciturnao in qualche linea oblunga ove si spezza l'orizzonte, come la sommità di una lancia tra chi verga e chi leggetra chi vivifica e corrobora o chi vi affoga dentro l'orifizio di un verbo, o la grafite di una lapis, ignaro che la vita è forza e all'apicale della mano c'è quel qualcheduno che in ombra, dalla parte non celermente raggiungibilescrive in corvino anche un'acquaforte di benevolenza, e brucia l'atomo che attorno al collo ruota tra un vaso sanguifero cavo e l'arteria di un qualchiddio involato, o alla caviglia mentre in fretta avanzi involgendomi nella notte che viene, viene ancora per smarrirti o per predarti, e sperdere il baillame, gli olezzi. Mi sono fracassata le ginocchia e l'occhio l'ho divaricato, lacerato, esploso, giustiziato per poter restare lungo i tuoi confini e, giustappunto sull'attimo che avverti la soglia per uscire, tergiversando ancora un poco, reiterando l'ultima curva, trovi che c'è, accomodato in terra e tra gli assi del soffitto, c'è un amore che influisce e pesa come i grammi di eroina che mi inoculi senza deviazioni dentro il cuore, e lo hai dentro quel mondo di fobieaffisso nei pensieri, tra l'era di ieri e il divario di domani, mentre divergo le gambe al feto di oggi, sgravato sempre prematuro, ma già cresciuto e per questo propinquo a freddarsi, lui per te, un tu disuguale, per essere la chiave di altre luculente plaghe, di~te, inferno partorito dentro un paradiso senza scampo.