Due volte vent'anni

Un, deux... trois!


La colpa è da addurre probabilmente al mio aspetto nordico... algido. Se hai una lunga chioma fluente platinata, se non sei oca allora sei frigida. Questo ho capito frequentando molti degli uomini che mi hanno avvicinata. Solo chi mi conosce da vicino ha avuto l'ardire e gli attributi di vivermi sfidando il rischio di rimanere scottato. E qualcuno, qualche volta, si è bruciato sul serio. Mai quanto la sottoscritta però, la sera in cui - per provare qualcosa di diverso - il mio amore despota e vizioso - mi portò a cena a casa di due amici fidatissimi. Usò proprio questo termine nel parlarmene durante il tragitto: fidatissimi. Termine al quale non seppi quale significato associare, disorientata forse dallo strano bagliore che gli attraversò lo sguardo mentre me ne parlava.Quella sera indossai un lungo abito sfrangiato, mi truccai pochissimo, optando per un rossetto perlato e passai, in compenso, il kajal nero intorno agli occhi, tagliando in due le palpebre da una matita dello stesso colore per sottolineare il taglio dell'occhio ed il ceruleo della pupilla. Un luogo un po' fuori mano, ma in compenso la location era splendida proprio perché i pini tutt'intorno a fungere da cornice e, insieme, da cortina invalicabile, rendevano lo scenario ancora più suggestivo, vestendola di una strana atmosfera che si percepiva a pelle. Guardandomi intorno, un po' mi meravigliai dell'assenza di altre figure femminili. Solamente i due amici del mio amante e la sottoscritta a consumare una cena lunghissima e articolata, costituita da diverse portate al termine della quale venne servito in un elegante quanto coreografico bicchiere ghiacciato, un mix di vodka, spremuta di fragole, limone ed anice. Ricordo che mi piacque moltissimo. Il mio uomo si allungò verso di me e, all'altezza della tempia, avvertii il suo respiro insinuarsi tra i capelli."Te ne faccio portare un altro", bisbigliò mentre iniziavo a sorseggiare avida parte del liquido corposo che, fresco a contatto con le papille gustative, scendeva però giù provocando indicibili vampate di calore.Ne bevvero anche gli altri, più moderatamente. Mentre accostavo le labbra al secondo bicchiere, sotto il tavolo lui prese a frugare furtivamente bel oltre l'orlo della mia gonna, continuando a parlare, nel frattempo, con assoluta disinvoltura di frivoli convenevoli con i due uomini seduti di fronte, intrattenendoli amabilmente e ignorando la mia espressione interdetta, inizialmente di disappunto, via via sempre più languida ed arrendevole.Seguì il terzo bicchiere e, per quanto mi sforzassi di rimanere ancorata all'ultimo barlume di lucidità, il movimento abile ed incessante delle sue dita, sempre più intime fra le mie cosce oscenamente allargate, prese il sopravvento su ogni buona intenzione. Quando uno dei due uomini abbandonò il tavolo, aggirandolo con flemma inquietante mentre mi si accostava, intuii la rapidità con cui il tono della conversazione intrattenuta fino a quel momento, mutò d'impatto. Finii il quarto bicchieretrangugiando il contenuto senza prendere respiro. Interrogai il mio uomo lanciandogli una rapida occhiata d'intesa mentre la mano di uno dei suoi amici mi carezzava lievemente il capo.Lo vidi annuire e ritrarre la mano che cercai di trattenere tra le cosce furiosa e frustrata, cos'cché, mentre lo vedevo tintinnare il cristallo del suo bicchiere e mandare giù qualche sorso, vidi l'uomo in vidi accanto a me estrarre dalla patta dei pantaloni un membro in evidente stato di erezione, e la mano che prima mi sfiorava i capelli, adesso premeva alla base della mia nuca, spingendomi verso l'asta svettante che mi offriva senza proferire verbo.Ne avevamo parlato tante volte. Io le mie fantasie, lui e le sue. Pensavo scherzasse quella volta in cui mi chiese se mi sarebbe piaciuto farmi scopare da due sconosciuti, perché lui era eccitato all'idea di godersi la scena. Si allontanò da me, girò intorno al tavolo accendendo una sigaretta e mi indicò con fare imperativo ma pacato, osservando la scena da un altro angolo della sala."Se non sei in grado di fare quello che ti chiedo - esordì in tono solenne - ricomponiti e ti riaccompagno a casa. Poi però trovo una meno frigida e troia quanto basta per potersi permettere di stare con me". Una vampata mi colorò le guance, facendomi trasalire al suono di quelle parole. L'algida puttanella innamorata, continuava a ripetere la mia vocina interna. Inchiodata al bivio della propria coscienza mentre, quasi meccanicamente, lasciava che il sesso di un estraneo le violasse la bocca e il secondo uomo mi piegava sul tavolo, sollevandomi il vestito fino ai fianchi, insinuando un dito appena sotto il tessuto sottile del perizoma e spingendo contro lo sfintere mentre con due dita mi penetrava la vagina.Lo sguardo incollato a quello del mio uomo, presi a suggere avidamente, pompando ingorda con lunghe pennellate, laddove la mia lingue produceva su quel grosso membro tozzo delle contrazioni più forti, aumentandone il volume mentre si spingeva nella mia gola fino a quasi soffocarmi. Non riuscii neppure ad urlare quando l'uomo alle mie spalle, le mani incollate ai miei fianchi, prese a forzare la mia apertura, lacerandomi la carne pur di entrare. E spinse con forza, emettendo un suono simile al grugnito di un animale mentre sentivo la tensione nervosa allentarsi, le cosce bagnarsi e la mia bocca ingoiare ripetutamente il grosso pezzo di carne ormai sul punto di esplodere. "Ingoia", m'intimò il mio uomo, con voce ferma ma incrinata dall'eccitazione che tentava di mascherare dietro lente boccate di nicotina.Tenni l'orlo del vestito ben sollevato all'altezza dei fianchi mentre riuscivo finalmente a gridare per l'intrusione continua degli affondi concitati che mi dilaniavano le viscere. Un sollievo breve e di scarsa consolazione. La sofferenza fisica si acuì quando una mano sulla testa mi impedì qualsiasi altro movimento frattanto che, inchiodata contro il tavolo, senza riuscire a venire, rivoli di umori che non riuscivo a distinguere, mi solcavano l'interno delle cosce. L'uomo alle mie spalle fece scivolare il corpetto del vestito al di sotto dei seni, spingendo il tessuto lungo le spalle, e scoprì i capezzoli turgidi, estraendoli dalle coppe e tintinnandoli più volte, poi stringensoli e strizzandoli tra le dita. Fu allora che mi sentii venire, mentre il suo sesso si spingeva con forza tra le mie natiche e fiotti di sperma m'investivano il volto, le labbra, il seno, i capelli... Ingoiai così come lui mi aveva chiesto. Mentre seguivo con lo sguardo il mio amante, sul divano a pochi metri da noi, abbandonarsi pigramente tra i cuscini. Ma leggevo nei suoi occhi una luce che prima non c'era. Malferma sui tacchi, lo raggiungi percorrendo a piccoli passi il breve tragitto che ci separava, sistemandomi sul suo grembo e guardandolo reclinare il capo e chiudere gli occhi quando le mie dita indugiarano lievemente sulla patta dei suoi pantaloni. Insinuai una mano strusciandomi contro il suo corpo, sentendolo spingere tra le mie dita e percorrendo il glande con una carezza lieve. Lo stimolai a lungo, tanto più il suo pene premeva turgido ed impaziente. Spinsi il bacino contro il suo lasciando che mi penetrasse. Mi sentii attraversare da una scrica elettrica mentre gettavo la testa indietro e guidavo le sue mani sui fianchi, ondeggiando sinuosamente. Sollevandomi e abbassandomi ritmicamente, raggiunta da un orgasmo violento quando due dita e poi tre s'intrufolarono tra le natiche, spingendo con forza.Lui irruppe nel mio ventre coon una contrazione deflagrante, trasformando i gemiti di piacere in un grido soffocato che gli morì in gola prima che, inarcata fra le sue mani, il mio urlo liberatorio si unisse al suo. Continuai a cavalcarlo mentre eiaculava rumorosamente, muovendomi frenetica e febbrile, perché mi piace tutto ciò che fa parte di un uomo che si riversa dentro di me. E mi piace che il seme caldo del MIO uomo mi colmi fino a farmi straripare; mi piace il suono che ogni fiotto produce travasando dalla vagina. Mi piace sentire il suo liquido caldo che riga la mia pelle, come un cane marca il suo territorio, così il suo sperma deve scrivermi sulla carne, ché nessun altro uomo prima né dopo lui potrà  raccontare in quanti modi gode e sa farti godere una valchiria glaciale quando il sentimento le si annida fra le cosce facendo di una Femmina su cui niente mai avresti scommesso, una lasciva cagna in calore.