Due volte vent'anni

Casta e pura


Mi chiamo Ines. Nome spagnolo che corrisponde ad Agnese e significa "casta e pure". Furono gli spagnoli ad introdurre il nome in Italia durante la loro permanenza durata molti secoli, ma Ines divenne di moda nell'Ottocento quando ebbero un certo successo opere letterarie e teatrali ispaniche. In particolare, la storia tragica di Inés de Castro, una dama castigliana vissuta nel XIV secolo, ha contribuito a rendere il nome molto popolare. lnés de Castro andò in Portogallo come dama di onore della principessa Costanza di Castiglia erede al trono. Divenne però l'amante di Pietro e poi, dopo la morte di Constanza, sua concubina. Il padre di Pietro, il re Alfonso IV, tentò di persuadere il figlio a cessare la relazione illecita, costringendo Inés all'esilio. Pietro preferì raggiungerla; Alfonso allora decise di recarsi al castello di Albuquerque, dove si trovava Inés, e la fece decapitare. Un'altra lnés celebre è la protagonista del Don Giovanni Tenorio di Tirso de Molina, a cui si sono ispirate poi tutte le opere dedicate al celebre libertino. La dolce figura di Donna lnés ha contribuito nei secoli scorsi a diffondere il nome in Spagna, dove è molto frequente, e poi, di conseguenza, in Italia con l'arrivo degli spagnoli. Mi chiamo Ines e in questa camera d'albergo trascorro un paio d'ore, tutti i martedì e tutti i venerdì da sedici mesi a questa parte. Incontro sempre lo stesso uomo che ho rimorchiato l'ultima sera di Carnevale. Allora portavo una maschera e un sontuoso abito veneziano del Seicento. Lui fuori dal locale era mezzo ubriaco e molto infelice. E' scattato qualcosa che abbiamo percepito entrambi. Non ci siamo presentati, io ho tenuto la mia maschera di piume e paillettes, lui in un vicolo buio, stretta contro un muretto, ha voluto che mi masturbassi ed io, senza batter ciglio, ho fatto scivolare una mano sotto l'ampia gonna a balze, ho scostato l'rlo delle mutandine di seta color champagne e ho iniziato a muovere le dita fuori e dentro la vagina che pian piano s'inumidiva: ho giocato con il clitoride, mi sono penetrata a lungo mentre lui mi palpava un seno attraverso il prezioso corpetto del vestito. Non ha voluto conoscere il mio nome, così come io non ho mai chiesto il suo. Mi ha bloccata quando stavo per venire, inchiodandomi al muro e scivolandomi tra le gambe ansimando d'impazienza mentre strusciava il suo membro eretto sul Monte di Venere, appoggiando la punta del pene sull'apertura della vulva, facendomi solamente pregustare il turgore del sesso che spingeva impercettibilmente tra le gambe saldamente ancorate intorno ai suoi fianchi. E' stato il nostro primo ed unico alvergo. La nostra prima stanza. La nostra prima notte. A cosce spalancate sulla sua faccia. mi sono offerta oscena alle scrupolose attenzioni della sua lingua, muovendomi in modo da consentirgli di penetrarmi ogni anfratto aperto e disponibile, e più mi sentivo venire, più lui leccava e succhiava, e più io godevo, più alla lingue e alle labbra aggiungeva un dito, poi due... nell'ano. Il terzo torturava il clitoride intorno al quale si muoveva frenetica la mia mano, accelerando le contrazioni. Ho cominciato a schizzare sulla sua faccia e lui avido beveva i miei umori. Con l'altra mano si masturbava il grosso pene eretto. Chinandomi in avanti, mentre la sua lingua mi esplorava l'ano, l'ho preso in bocca, ingoiandolo fino alla base. Era bagnato e lui gemeva piano, intensificando l'intensità della sua lussuria rivolta ai miei due buchetti ben lubrificati.Appoggiando i denti intorno alla cappella, ho passato più volte la lingua sulla parte più sensibile, ho percorso l'asta in tutta la sua lunghezza e, lentamente, ho cominciato a leccare e suggere i tesiccoli, mentre una mano si muoveva avanti e indietro, masturbandolo vigorosamente.Mi piaceva venire in quel modo. E volevo farlo godere per ricominciare ad eccitarlo. Ho sfregato il pene gonfio e duro contro il seno, facendolo passare tra le tette, l'ho poi imprigionato, stringendo la perfezione delle mie due sfere di carne intorno al suo sesso traslucido e pulsante. Gli ho offerto la bocca quando qualche goccia di sperma ha iniziato a schizzarmi addosso, fino ad ingoiarlo completamente un attimo prima che esplodessero, ravvicinati e violenti, i primi tre fiotti, incalzata dalle sue spinte e pressata dalla mano che m'inchiodava alla sua erezione.Le continue sollecitazioni della sua lingua avevano allargato l'ano in modo osceno e con due dita piantate nel mio lago bollente, ripetutamente e vigorosamente penetrata, ho sentito in un attimo il ventre contrarsi e liberare un fiume in piena di sensazioni umorali. Ho gridato mentre lui aveva un orgasmo che l'ha fatto aggrappare alle lenzuola e flettere il bacino perché il suo membro mi raggiungesse la gola nell'attimo in cui raggiungeva l'apice del piacere. E' così che ci siamo conosciuti. E da quando abbiamo iniziato a scoparci e abbiamo scoperto che ci piaceva come non era mai accaduto con altri partner, non siamo più stati in grado di smettere. E' diventata una specie di droga, una dipendenza reciproca. Spesso cominciamo a baciarci e a toccarci sulla porta. Una volta sono inciampata cpn il tacco nella moquette e sono caduta: lui dietro me, riverso sul mio corpo. Abbiamo riso tanto. Poi, d'un tratto, abbiamo iniziato ad ansimare. La sua mano fra le mie cosce aperte. Una spinta soltanto. brusca. Poi, lui immobile dentro di me: un lungo gemito mentre m'inarcavo accogliendolo nel ventre. Siamo rimasti così, vigili e abbandonati alle reciproce contrazioni che, come onde calde, s'infrangevano tra i nostri corpi incastrati. Ci siamo posseduti e penetrati con una flemma esasperante, con le mutandine abbassate appena sotto le cosce, la sua stretta intorno ai fianchi e i suoi affondi sempre più concitati e rapidi. Abbiamo goduto quasi subito. "Voglio fotterti, Ines", gemeva roco muovendo il suo corpo febbrile sul mio, nudo ed esposto, scosso da fremiti e sospiri mentre mi penetrava."Sei bella e le cose belle si ha voglia di fotterle".In questa camera d'albergo, con una gamba sollevata sul bordo del lavandino, poco fa lui mi ha scopata con la furia di un animale in calore. Stavolta mi ha fatto male perché non mi aspettavo d'essere ragginta alle spalle mentre, ancora nuda e gocciolante, cercavo un asciugamano intorno al quale avvolgermi dopo una doccia rigenerante. Aveva una strana febbre addosso, mi ha piegata sul marmo freddo e il suo sesso turgido si è fatto largo tra le mie natiche con un solo colpo, strappandomi un urlo di stupore misto a sofferenza. Ho dovuto inumidire due dita ed immergerle nella vagina, dandomi piacere per lenire il dolore che ogni suo affondo mi procurava. L'ho sentito trasalire sulla mia schiena e stringermi una coscia contro il lavandino mentre mi penetrava con incontrollabile foga. E' venuto gridando il mio nome, colando copioso tra le natiche e inondandomi di rivoli caldi l'interno delle cosce. Su una delle quali mi è rimasto un livido viola. Sdraiati sul letto l'ho pregato di parlarmi."Dimmi qualsiasi cosa, basta che mi parli", gli ho chiesto scivolando lungo il suo corpo, sostando sui capezzoli che ho leccato, succhiato, eccitato con i denti e con la lingua; poi sono scivolata verso l'addome, inumidendo ogni centimetro di pelle che incontravo durante il tragitto che mi ha portata al suo sesso rilassato.Ho soffiato sulla peluria bruna e rivolgendogli uno sguardo, gli ho restituito il sorriso complice. "Che cosa fai?", ha domandato con la voce impastata d'eccitazione. "Dimmi cosa provi se faccio così...", ho sibilito appoggiando le labbra sulla punta che ho bagnato con qualche goccia di saliva."Cristo, Ines...", ha imprecato scosso da una contrazione che ho avvertito attraversargli il pene sensibile e reattivo ad ogni più piccola sollecitazione. "Adesso te lo prendo in bocca", ho sussurrato ricambiando il suo sguardo lussurioso."Dimmi se ti piace".Ho schiuso le labbra testandone la consistenza, l'ho bagnato ancora con la lingua e la testa ha preso ad andare avanti e indietro, ma piano, per non perdere nessuno degli spasmi, nessun dettaglio della tensione che lo faceva crescere e spingere smanioso nella mia bocca.Lui, roco, si lamentava, mi pregava, gemeva di piacere, illanguidito nel suo stato di erezione mentre lo cospargevo di saliva e muovevo la mano lungo l'asta turgida, imprimendogli un ritmi sostenuto, alternato alle mucose della bocca, alla lingua, alle dita... Lo eccitava più di quello che gli facevo, forse vedere come mi adoperavo per eccitarlo ."Vienimi sopra", mi ha intimato in un rantolo eccitato."Ho voglia di venire... Fammi venire".Mi ha stretto le mani intorno ai fianchi mentre allargavo le cosce, sistemandomi sul suo grembo."Lo sai che mi fai bagnare?", mi sono lasciata sfuggire in un gemito voluttuoso, sfregando il membro caldo sulla vagina."Lasciami giocare un po'...".Ho iniziato ad accarezzarmi un seno, passando più volte il pollice sul capezzolo turgido, abbassandomi impercettibilmente sul sesso di lui ed estraendolo quando il piacere s'intensificava. Lo sentivo ansimare e ansimavo con lui, agognando l'attimo in cui l'avrei avuto dentro. Ma l'attesa era più dolce... era snervante, perché io  amo la tensione che pervade i nostri corpi quando sanno che da lì a breve si penetreranno fino a fondersi l'un l'altro. Ho lubrificato l'apertura dell'ano con due dita e ho guidato il pene gonfio e durissimo tra le natiche, scendendo a prenderlo fin nelle viscere. I nostri gemiti all'unisono, sempre più concitati e sostenuti, il suo respiro affannoso e la mia schiena che si fletteva all'indietro mentre con una mano mi masturbavo la vagina. Sono venuta così, portandolo all'orgasmo con la semplice visione del mio corpo che risaliva e scendeva sul suo sesso, offrendosi a lunghe penetrazioni, ondeggiando i fianchi, tenendolo dentro mentre sentivo le sue contrazioni pulsare tra le mie pareti fradice di umori. L'ho sentito gridare il mio nome, emettere un suono gutturale d'appagamento intenso mentre il suo sperma mi allagava le viscere, colando inarrestabile ed insinuandosi a fiotti tra le natiche, mentre lo facevo uscire guidandolo fra le cosce che ho serrato intorno alla sua virilità attraversata da spasmi e contrazioni sempre più violente. Ha continuato a venirmi dentro mentre avvertivo il sopraggiungere di un altro orgasmo, fragoroso, sullo scemare del primo. L'ho cavalcato selvaggiamente, offrendo i seni alla sua bocca avida, spingendo i fianchi contro i suoi mentre incollavo le labbra alle sue, facendomi penetrare da un bacio languido e lussurioso. Siamo esplosi insieme, sopraffatti da un orgasmo potente, violento. bellissimo. al culmine di un amplesso estenuante. Il mio nome è Ines. Ho una rosa bellissima che si sfoglia petalo dopo petalo fra le cosce. Casta e pura, lei. Ho un uomo innamorato della mia rosa. E' sempre bagnata. In questa stanza d'albergo c'incontriamo tutti i martedì e i venerdi da sedici mesi a questa parte. L'ho già detto, lo so. Da sedici mesi, durante il tragitto in macchina, aspetto che scatti il rosso di un semaforo per frugarmi sotto le mutandine, eccitata e vogliosa. Mi procuto orgasmi violenti. Quando il piacere si fa implacabile, accosto in qualche stradina secondaria e mi masturbo sul cambio. Lo muovo avanti, dietro... vengo.Mi piace penetrarmi, mi piace sentire un corpo estraneo che mi entra dentro, che mi attraversa la carne fino a farmi grondare di piacere. Voglio che lui trovi la mia rosa già bagnata quando deciderà di immergervi le dita e io le leccherò. Non resisto all'idea di lui che non resiste dalla voglia di mettermelo dentro. Il suo stelo dentro la mia rosa.Quale immagine più poetica di due corpi che si scopano? Nell'ardore ci si scambia i vestiti, ci si spoglia dell'anima che ci si alterna, indossandola nell'atto supremo, il più intimo ed estatico. Mentre ci si fotte a vicenda.L'anima. Anche quella.