Il volo dell'anima

Giorni lontani


Quella volta credevo proprio che ce l'avrei fatta.Giorni di attesa, giorni interminabili di sogni, lusinghe, timori, notti frantumate dall'insonnia.Poi la sveglia in un'alba luminosa, la più chiara di tutto l'anno.Il pensiero va a coccolare ogni minimo particolare con l'amorevole cura di un pittore verso la sua opera: pennella parole mute, gesti sguardi.Tutto è perfetto.Sono tranquilla, mentre ingoio chilometri su chilometri.Anche il tempo è dalla mia parte a intenerire l'attesa.Posso permettermi perfino di rallentare i battiti.Ripenso a tutte le volte che ci sono volute per arrivare a perdersi nell'inconscio sopito.Forse sono troppe per riuscire ad immaginare la conclusione.O forse troppo poche.Forse per disgregare il mio recinto non è sufficiente neppure la mia volontà. Vedremo. Sarà la rovina o la vittoria. Ma di che cosa? E su chi? Arrivo in un paese che sembra fatto di muri di cartapesta puntellati da travi nascoste, colorito da saracinesche chiuse e finte finestre aperte.Sono sola in un sogno vuoto.Forse se adesso gridassi il mio nome, udrei appena un rèfolo di vento stropicciare una foglia.Vado avanti, come attirata da un destino silenzioso e cocciuto, poi l'incanto si rompe sullo scoglio della mèta raggiunta.Scendo a condividere il fardello d'umanità, ma la mia esistenza qui oggi appare beffardamente leggera e ne confesso una vergogna colpevole. Eppure hanno pietà di me e nessuno mi giudica. Li sfioro con un sorriso di gratitudine.La serenità ritrovata dura poco: mi fissano due occhi di tempesta.Vorrei scappare.Porgo il mio saluto diffidente e privo di emozioni.Non me ne stupisco. All'inizio è sempre così: un incontro fra sconosciuti, arroccati nella ritrosia di chi è estraneo perfino a sé stesso, pubblicamente gelidi fratelli.E così deve essere. Solo dopo esserci graffiati nel vivo, incapaci di sostenere le proprie bugie troppo a lungo, abbassiamo il ponte levatoio.E' allora che ricominciamo ad essere caldi di vita.Gli occhi si popolano di sorrisi segreti e le labbra di dialoghi fantasma.Intorno, tutto dilegua nella più muta discrezione e restano solo le nostre anime, i nostri desideri ormai spogliati da ogni orgoglio.Ci uniamo in silenziosa libertà, con danze voluttuose, interpreti di un rito arcaico che in noi sembra godere di nuova linfa.I nostri respiri avidi s'intrecciano e si fanno sempre più convulsi come in un sogno febbrile che stia per morire di risveglio.E' tutto così innocentemente bello.Quando la realtà riprende colore attorno a noi, il tempo non ha più molto da raccontare e nessuno ha notato la nostra fuga.Ma noi ancora una volta ci chiediamo il perché di una cornice tarlata per una tela intessuta d'oro.Forse con un po' di coraggio troverò la risposta.Ma non oggi e chissà quando...-No, scusa, non ce la faccio- E mi odio per questo...Centinaia di migliaia di strisce bianche, uguali e rigide come imposizioni mi accompagnano verso casa.Per ognuna di esse risuona un "no" e alla fine un popolo furente soppianta la mia acerba volontà.Quella mattina in un'alba pulita come una lama di ghiaccio, qualcuno ripeteva, il mare a testimone, le promesse del battesimo.Quasi senza volerlo mi sono ritrovata lì, nel loro spirito.E forse, qualcuno, mi ha carezzato di luce.(1/7/96)