Camunia

Bobby Sands un martire della Libertà


Gianni Sartori, da Quaderni Padani, n 34Il cinque maggio del 1981, esattamente vent’anni fa (n.d.w. l'articolo è stato scritto nel 2001), in seguito allo sciopero della fame, all’età di soli ventisette anni moriva Robert (Bobby) Sands, la prima vittima della protesta attuata dai prigionieri politici dell’Ulster nelle carceri di Sua Maestà. Bobby era nato a Rathcoole (nord Belfast) nel 1954 da una famiglia non particolarmente impegnata politicamente (da madre cattolica e padre protestante) e viveva in un quartiere a maggioranza protestante. Durante gli anni dell’adolescenza Bobby conobbe di persona la repressione, gli attacchi lealisti, la perdita continua dell’occupazione (lavorò soprattutto come apprendista meccanico in qualche carrozzeria) che caratterizzano la vita di un gran numero di giovani cattolici. Schedato come “sospetto” già all’età di quattordici anni, a diciotto anni, nell’autunno del 1972, aderì all’Ira Provisional. Appena un mese dopo venne arrestato e condannato a tre anni da scontare a Long Kesh. Erano i giorni dello “Special Category Status” e Bobby seppe impiegarli proficuamente: studiò l’Irlandese con passione e lesse accuratamente le opere di Fanon e Gorge Jackson. I compagni di prigionia lo ricordano come dotato di una grande personalità, che funzionava da catalizzatore nelle discussioni. In libertà nell’aprile del ’76, si sposò ed ebbe un figlio: Gerard. A Twinbrook dove viveva si impegnò a fondo a favore della sua comunità: aprì una sede locale del Sinn Fein e della “Croce Verde” per assistere i prigionieri politici repubblicani. Nell’ottobre 1976 venne coinvolto con Joe McDonnel nell’attentato al Balmoral Forniture Company. Condotto al famigerato Centro per gli interrogatori di Castlereagh, vi subì la tortura e fu condannato a quattordici anni per il possesso di una pistola. Nel settembre 1977 venne trasferito al Blocco H di Long Kesh (prigioniero n. 1066) dove si unì immediatamente alla “protesta della coperta”. Convinto che fosse necessario informare e coinvolgere il più possibile la gente all’esterno sui problemi dei detenuti, cominciò a scrivere lettere e a scrivere articoli al Republican News, il giornale del Sinn Fein. In carcere si prodigò per appianare le divergenze tra militanti dell’IRA e dell’INLA, convinto che per riportare una vittoria nella campagna per lo “status di prigioniero politico” bisognava avere una stessa strategia unitaria. La sera del 27 gennaio 1981, i 96 prigionieri coinvolti nello spostamento d’ala dei blocchi H3 e H5 si ribellarono dopo che la direzione del carcere si era rifiutata di restituire i loro abiti (un modo per costringerli a indossare l’uniforme dei detenuti). Cominciarono a distruggere sistematicamente mobili, suppellettili e finestre delle celle. La risposta fu brutale. Furono rinchiusi nelle celle con i muri ricoperti di escrementi e i pavimenti di acqua, urina e cibo. Furono costretti a restarsene in quelle celle senza coperte e materassi. Prima di dare inizio allo sciopero della fame Bobby si preoccupò di risolvere questa situazione e solo dopo che i prigionieri erano stati trasferiti (il 1°marzo) cominciò a rifiutare il cibo. Contribuì di persona alla stesura della dichiarazione che annunciava l’inizio del nuovo sciopero della fame: “Noi, i Repubblicani Pows (Prigionieri di guerra, ndr), nei blocchi H di Long Kesh e le nostre compagne nella prigione di Armagh, abbiamo il diritto e con la presente chiediamo lo status politico. Rifiuteremo oggi come abbiamo costantemente rifiutato ogni giorno dal 14/9 1976, quando iniziò la protesta della coperta, i tentativi del governo inglese di criminalizzare le nostre lotte”. L’11 marzo 1981 il Comitato Nazionale del Blocco H sollevò il problema dei prigionieri alla Commissione dei Diritti Umani a Ginevra. Il 23 marzo Bobby Sands venne trasferito dall’H3 all’ospedale della prigione per tentare di isolarlo. Venne presentato come candidato nazionalista per Fermanagh South Tyrone al seggio di Westminster, vacante per la morte di Frnak Maguire. Sebbene fosse molto debole dopo un mese di sciopero della fame, si impegnò a fondo durante la campagna elettorale e venne eletto. Ormai completamente cieco, senza riflessi, paralizzato a metà coperto da piaghe da decubito (il suo peso era sceso da 60 a 40 chili) morì dopo due giorni di coma, alle 1 e 15 del mattino del 5 maggio 1981, nell’ospedale della prigione di Long Kesh. I funerali si svolsero nella chiesa di San Luca (Twinbrook – West Belfast) e vi parteciparono circa centomila persone. Tra questi anche sei parlamentari europei. L’IRA gli rese gli onori militari. È sepolto a Milltown.